-"Lui non è il mostro che credi, in realtà a lui non cambierebbe niente sapere che sei omosessuale ma ha paura di quello che la gente potrebbe pensare." Disse Vanessa. "Ha paura che per la gente cambi qualcosa, non per lui." Aggiunse. "Lui ha cambiato il suo modo di essere per entrare in questo mondo fatto di lusso e apparenze e ne è rimasto intrappolato, non riesce più ad uscire ma questo potrebbe essere usato a tuo favore."
-"Non riesco a capire ciò che intendi." Rispose il più piccolo, non riuscendo a capire il discorso della madre.
-"Se anche tu glielo dicessi lui non ti caccerebbe mai di casa, perché dovrebbe dare troppe spiegazioni a troppe persone." Disse Vanessa. "In casa potrebbe non parlarti o dirtene di tutti i colori ma avresti me, mentre fuori casa sarai libero di essere chi vuoi e senza più preoccupazioni." Aggiunse. "Pensaci Federico, non sarebbe poi così male, non ti pare?"
Le parole di Vanessa avevano confortato il figlio meno di quanto la donna sperasse, non gli aveva dato la calma di cui il ragazzo necessitava.
Il minore non era convinto che dire tutto a suo padre fosse la scelta migliore, ma allo stesso tempo pensava che fosse anche la sua unica scelta.
-"I- io non lo s- so..." Sussurrò il minore. "Non c- credo sia la c- cosa migliore." Disse. "E se non f- fosse come dici t- tu?" Le domandò.
Vanessa scosse la testa e gli accarezzò la spalla.
-"Andrà tutto bene." Rispose la donna e gli sorrise, nella speranza di incoraggiarlo. "Sono sicura che tuo padre non farà le scenate che ti aspetti." Aggiunse. "O almeno non fuori casa."
-"Ma in casa potrebbe rendermi la vita un inferno." Controbatte il più piccolo. "E potrebbe anche impedirmi di uscire."
-"Sei iscritto all'università, non può farlo." Scosse la testa la donna. "E se anche lo facesse, per quanto tempo? Un mese? Due?" Continuò. "Non di più, altrimenti dovrebbe dare delle spiegazioni." Aggiunse. "La gente inizierebbe a parlare e sai che lui non vuole."
Il più piccolo sospirò e chiuse gli occhi per qualche momento.
-"Non sei convinto, non è così?"
-"Ho paura." Ammise il più piccolo. "Ho paura della sua reazione." Aggiunse. "E se ti sbagliassi? Se non fosse come credi?" Continuò. "Papà è imprevedibile, non posso essere sicuro di come reagirà e non puoi esserlo nemmeno tu."
-"Conosco tuo padre meglio di quanto pensi." Replicò la donna. "È meno imprevedibile di quanto pensi." Aggiunse. "Fidati di me."
Il biondo arricciò le labbra e sospirò.
-"Quindi credi che dovrei parlargli?" Le domandò ancora una volta.
-"Assolutamente sì." Annuì Vanessa. "È l'unica possibilità che hai." Aggiunse.
-"Quando dovrei farlo?"
-"Il prima possibile." Rispose la donna. "Anche questa sera stessa."
-"Q- questa sera?" Ripeté balbettando Federico. "N- non è troppo p- presto?"
-"Sono anni che rimandi, Federico." Disse Vanessa. "Adesso basta, è l'ora di parlare."Il più piccolo passò l'intero pomeriggio chiuso nella sua stanza, nel suo piccolo mondo, con il cuore che gli batteva all'impazzata e l'ansia che non lo lasciava tranquillo neppure per un momento; il ragazzo dai capelli biondi tinti aveva fatto di tutto per non pensare a quello che lo attendeva quella sera, ma non era riuscito a fare altrimenti.
"Come reagirà?" Continuava a domandarsi Federico, ipotizzando ogni singola reazione ed escludendo quelle in cui Andrea lo avrebbe accettato.
Con il passare delle ore il più piccolo si rese conto di non essere preoccupato per se stesso, sapeva già che cosa lo attendeva ed era preparato da anni, ma temeva che suo padre potesse prendersela con Benjamin. La sola idea che suo padre potesse prendersela con il moro lo terrorizzava, gli toglieva il respiro e gli faceva diventare gli occhi lucidi.
Federico avrebbe potuto accettare di tutto ma non che fosse Benjamin a pagare per colpa sua.
-"Federico la cena è pronta." Gli annunciò sua madre, alle otto e mezzo in punto come al solito, dopo essere entrata nella sua stanza. "Sei pronto?" Gli domandò, riferendosi a ben altro che la cena.
Il più piccolo sospirò e scrollò le spalle.
-"Non lo sono." Rispose il ragazzo. "Ma farò finta di esserlo." Aggiunse. "Devo esserlo."
Vanessa abbozzò un sorriso e gli accarezzò la spalla.
-"Io sono con te in ogni caso." Disse. "Ricordalo sempre."La terribile sensazione provata dal minore si intensificò man mano che questo scendeva i vari gradini che lo separavano dalla sua paura: da suo padre. Quando Federico, affiancato dalla madre, giunse nella sala da pranzo sospirò rumorosamente attirando l'attenzione di suo padre.
-"Ciao." Borbottò l'uomo, intento a digitare qualcosa sul suo cellulare. "Ceniamo?" Domandò ai due.
Vanessa sorrise al figlio e raggiunse il suo posto a tavola.
Il più piccolo prese un respiro profondo e, con passi lenti, si avvicinò alla sua sedia.
-"Devo parlarti." Disse Federico e si sedette al suo posto.
Andrea aggrottò la fronte ma annuì subito dopo.
-"Dimmi pure." Rispose il padre e bloccò lo schermo del suo cellulare, per poi poggiarlo sul tavolo. "Riguarda l'università?"
Il minore scosse la testa.
-"Riguarda Benjamin." Annunciò il minore e vide suo padre irrigidirsi. "E la nostra vacanza a Courmayeur."
-"Non nominare mai più quella persona in casa mia." Ringhiò Andrea. "Non voglio mai più sentir parlare di lui."
-"Invece dovrai ascoltarmi." Ribatté il più piccolo, cercando di sembrare più sicuro possibile. "Benjamin non è la persona che credi."
-"Ti ha contattato?" Replicò l'uomo. "Ti ha detto lui di parlarmi?"
-"No, Benjamin non mi ha detto proprio un bel niente." Scosse la testa il minore. "Non si è più avvicinato a me, come gli hai detto."
-"E allora che bisogno c'è di parlare ancora di lui?!" Rispose Andrea, visibilmente irritato. "Questa storia è finita."
-"Questa storia, come hai detto tu, non è come credi." Disse Federico e strinse i pugni nel vano tentativo di darsi coraggio. "Io ti ho mentito."
"Per ora non stai andando male, continua così." Si disse il minore, soddisfatto del suo comportamento.
Andrea inarcò un sopracciglio e chiuse le labbra in una linea dura.
-"Che cosa intendi dire?"
-"Non è stato Benjamin a baciarmi." Rispose il più piccolo. "O meglio sì, ma non contro la mia volontà."
Il volto di Andrea passò dall'essere bianco come un lenzuolo all'essere rosso dalla rabbia, l'uomo strinse i pugni e si alzò dalla sedia.
-"Non osare dire quello che stai per dire!" Gridò e si avvicinò pericolosamente al figlio.
-"Io volevo quel bacio, papà." Disse Federico e deglutì a vuoto.
Andrea, in un impeto di rabbia, strinse il colletto della maglia del figlio e lo costrinse ad alzarsi.
-"Non devi nemmeno pensarlo!" Gridò contro il figlio. "Tu non sei così!"
Il minore, nonostante fosse spaventato, scosse la testa.
-"Ti sbagli."
-"È stato quello lì non è vero?!" Continuò a gridare Andrea. "È stato lui a metterti in testa queste sciocchezze, ne sono sicuro!"
-"Non è stato Benj-"
Andrea lo lasciò andare e strinse i pugni.
-"Ma adesso me la pagherà." Ringhiò l'uomo. "Quando avrò finito pregherà affinché tu gli stia lontano, te lo giuro."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...