81. Guarda un po' chi si rivede.

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Erano passati tre giorni da quando il più piccolo aveva - finalmente - detto la verità a suo padre e le cose a casa sua stavano andando incredibilmente bene. Andrea, nonostante avesse promesso il contrario al minore e a sua moglie, non aveva fatto nulla per impedire al biondo di stare con Benjamin o anche solo per infastidirlo; l'uomo, in realtà, non aveva fatto nulla in generale.
Andrea e Federico non si erano mai visti in quei giorni, l'uomo usciva di casa all'alba e tornava a sera inoltrata, preferendo poi cenare nel suo ufficio lontano dal minore, si concedeva di girare per casa soltanto quando il figlio stava già dormendo o era fuori casa.
Federico e Vanessa erano a dir poco sorpresi del comportamento - o meglio del non comportamento - che stava assumendo Andrea ma nessuno dei due aveva intenzione, per il momento, di lamentarsi.
Al più piccolo andava bene che suo padre lo ignorasse, non era mai stato molto presente nella sua vita negli ultimi anni quindi per lui non era una novità, ed era felice che non avesse fatto nulla per vendicarsi di lui e della sua relazione con Benjamin, ma il più grande continuava a ripetergli di non abbassare la guardia e stare sempre ben attento perché di Andrea, il moro, non si fidava.
-"Non mi importa di quello che farà, adesso voglio pensare soltanto a noi due." Continuava a ripetere il più piccolo, per poi mettere da parte il discorso che vedeva protagonista suo padre per dedicarsi soltanto su loro due.

In quel soleggiato, ma decisamente freddo, sabato di inizio febbraio Federico si alzò con un radioso sorriso sulle labbra e carico di energie e buoni propositi per la giornata che stava per cominciare e, soprattutto, per quella serata. In quei giorni il più piccolo aveva tenuto fede alla sua promessa di rimediare alla sua assenza il giorno del compleanno del moro, aveva organizzato per quella sera - con la complicità di Marco che, nonostante un po' di riluttanza iniziale, era felice fossero tornati insieme - una festa a sorpresa per Benjamin in uno dei locali più rinomati di Roma con tutti i loro amici, nonostante il moro gli avesse più volte ripetuto che non serviva fare una cosa del genere.

-"Piccolo mi dici dove dobbiamo andare?" Gli chiese, per quella che doveva essere la trentesima volta, il maggiore mentre osservava il fidanzato rovistare nel suo armadio alla ricerca di qualcosa da indossare di adatto per la serata. "E perché devo cambiarmi?"
-"È una sorpresa, te l'ho già detto più volte." Rispose Federico e pescò una camicia floreale, per poi gettarla alle sue spalle con una smorfia disgustata. "Ma da quando hai così tanti vestiti orribili?" Chiese e gettò dietro di lui un paio di maglie dai colori decisamente troppo vivace, colpendo in pieno viso il maggiore che borbottò qualcosa.
-"Da quando stai controllando nella parte dell'armadio in cui ci sono le cose che non indosso più." Replicò il moro. "Se mi dici che cosa cerchi ti aiuto e magari capisco qualcosa."
Il più piccolo sbuffò, si alzò, chiuse l'anta dell'armadio ed aprì l'altra.
-"Tu non devi capire nulla." Controbatté il ragazzo. "Adesso devi soltanto andare a farti una doccia, intanto io ti troverò qualcosa da indossare."
Benjamin sospirò sconfitto.
-"Non mi dirai niente, non è vero?"
-"Assolutamente niente."

Il cielo era illuminato da tante stelle quella sera, la luna era in parte coperta da qualche nuvola e il vento era gelido ma, tutto sommato, era una bella serata.
-"Perché non possiamo prendere la mia auto?" Gli chiese il ventitreenne e si strinse nel suo cappotto nero, non appena uscirono dal cancello di casa sua.
-"Perché è una bella serata e voglio fare una passeggiata." Rispose Federico. "Per di più non è molto distante, quindi non sarà stancante." Aggiunse, felice che il locale non distasse molto da casa del maggiore.
Il moro arricciò le labbra e scosse la testa.
-"Io non credo sia per questo." Replicò il moro e si incamminò seguendo il minore. "A te non piace usare l'auto." Aggiunse. "Ogni volta che puoi la eviti volentieri."
-"In effetti." Scrollò le spalle il più piccolo. "Preferisco fare una passeggiata o usare i mezzi pubblici." Aggiunse. "Le auto saranno anche belle, ma hanno più svantaggi che vantaggi. Preferisco evitarle." Concluse e si strinse nelle spalle.
Benjamin sospirò e gli circondò le spalle con un braccio.
-"Faremo come vuoi."

I due giovani giunsero nel locale scelto dal minore, già gremito di persone ed erano presenti tutti gli invitati alla festa, la musica era alta e una nuvola di fumo copriva l'intero parcheggio mentre un gruppo di persone parlottava seduto su un muretto pieno di graffiti.
-"Perché mi hai portato qui?" Gli domandò Benjamin e aggrottò la fronte, mentre camminavano sul lungo tappeto nero sistemato all'ingresso. "E perché così tanto mistero? Ti vergognavi a dirmi di voler andare in discoteca?" Continuò con tono divertito.
-"Non sarà una semplice serata in discoteca." Ghignò Federico.
-"Ah no?"
Non appena i due ragazzi entrarono nel locale gremito, illuminato da delle luci colorate, la musica si abbassò e nella grande stanza si diffuse un grido che fece sobbalzare il maggiore.
-"Sorpresa!"
Il più grande dovette reggersi al braccio del minore, che stava ridacchiando, per evitare di cadere e si portò una mano sul petto mentre sgranava gli occhi
-"Non ci credo..." Sussurrò, incredulo, il ragazzo mentre osservava il volto sorridente di tutti i suoi amici.
-"Buon compleanno, anche se in ritardo, Ben." Sorrise Federico e gli baciò la guancia. "Spero ti piaccia la serata."
-"Hai davvero organizzato tutto questo per me?"
-"E io gli ho dato una mano!" Esclamò Marco, che indossava una camicia rosa chiaro e un jeans nero, e si avvicinò ai due. "Sono stato io a scegliere il colore dei palloncini e dei piatti." Aggiunse e ridacchiò.
Il moro scosse la testa e diede una pacca sulla spalla all'amico.
-"Ecco perché in questi giorni eri così tanto occupato." Rispose. "Iniziavo a pensare fossi arrabbiato con me."
-"Potrei arrabbiarmi se questa sera non mi offrirai almeno un drink." Replicò Marco.
-"Tutti i drink che vuoi, li meriti." Sorrise il più grande.
-"Perfetto, adesso vi lascio da soli per un po', fate i bravi." Disse il riccio, ammiccò alla giovane coppia e si allontanò.
-"Marco è stato davvero fondamentale per organizzare tutto." Disse Federico e allacciò le braccia al collo del fidanzato.
-"Ha scelto anche il colore dei tovaglioli?" Scherzò il moro e gli strinse i fianchi tra le mani. "Grazie per quello che avete fatto." Aggiunse. "Ma davvero, non serviva."
-"Puoi, almeno per questa sera, non lamentarti e goderti la serata?" Replicò il più piccolo. "È la tua festa, devi divertirti."
Benjamin sospirò con aria teatrale e massaggiò, lentamente, i fianchi del ragazzo.
-"E va bene, farò questo sacrificio." Rispose. "Mi godrò la serata e anche il mio splendido fidanzato." Aggiunse e poggiò la fronte contro quella del minore. "Grazie." Sussurrò per poi baciarlo.
-"Ma guarda un po' chi si rivede!"

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora