72. Benjamin.

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La vista del più grande era offuscata per via delle tante lacrime che, già da diversi minuti, avevano iniziato a bagnargli il volto pallido. L'aria gelida di fine gennaio sembrava penetrare fin dentro le ossa del ragazzo, che era uscito dal locale senza neppure prendere la sua giacca, che stava tremando come se fosse una foglia pronta a cadere dal ramo da un momento all'altro.
Le mani del moro erano instabili, continuavano a tremare e forse non solo per il freddo, ma si muovevano velocemente sullo schermo del suo cellulare - quasi del tutto scarico - per digitare ciò che nella mente del ragazzo era chiaro da tempo. Il moro non avrebbe saputo dire che cosa lo avesse spinto, dopo più di due settimane, ad inviare un messaggio al più piccolo e confessargli ciò che a voce non era riuscito a dirgli. Benjamin voleva confessare a Federico di amarlo come non pensava di essere in grado di fare, di essere disposto a tutto per lui e che se solo glielo avesse chiesto avrebbe dimenticato tutto pur di non perderlo.
«Hai presente quando credi di aver visto il meglio del mondo però poi scopri che non è così?
Hai presente quando credi di sapere che cosa sia l'amore ma poi scopri di saperne meno di un bambino?
Io credevo in queste cose, credevo di aver visto il meglio di questo mondo, di avere il meglio, e di sapere che cosa fosse l'amore, poi però ho conosciuto te e ho capito di essere ancora in balia delle onde.
Ti ho amato, Federico. Ti ho amato dal primo momento senza saperlo, ti ho amato quando mi guardavi e mi sentivo unico, ti ho amato quando mi sorridevi, ti ho amato quando mi hai protetto dal mondo, lo stesso mondo che credevo di conoscere bene, ti ho amato anche mentre andavi via da me, mentre fingevi di non avermi mai conosciuto.
Ti ho sempre amato, Federico, e continuo a farlo come un pazzo alla deriva. Sei la mia salvezza e la mia dannazione, il mio per sempre in un tempo finito, sei me quando neanche io so chi sono.
Nei tuoi occhi ho visto l'alba e il tramonto e tu mi sei rimasto accanto per mille e una notte, giurandomi di restare ancora.
Non so che cosa siamo, forse amici, forse amanti o forse niente ma so che non esisto senza te, proprio come tu non esisti senza me.
Siamo due facce della stessa moneta, Federico, non si vedono mai ma sanno che l'altra c'è, io so che tu ci sarai per me comunque vada.
Se cadessi nel vuoto so che mi aiuteresti a risalire e se non ci riuscissi finiresti per lanciarti con me.
Ti ho amato Federico, ti ho amato dal primo momento senza saperlo, forse sono folle o forse sono solo follemente innamorato.
Vorrei averti accanto ogni momento, anche adesso, sotto queste stelle che parlano di me, parlano di te, parlano di noi, vorrei averti accanto e dirti che tu splendi più di loro, vorrei averti accanto e baciarti ancora.
Forse è folle ma non posso farne a meno.
Hai presente quando il tuo cuore batte all'impazzata e temi possa uscirti dal petto?
A me succede con te, Federico, e non voglio rinunciarci. Non voglio rinunciare a te, a noi.
Mi hai detto che non ti ami, a me va bene così, non posso forzarti a farlo ma non chiedermi di lasciarti andare perché non sono in grado di farlo. Siamo pieni di problemi, non posso negarlo, ma so che insieme possiamo affrontare tutto.
Non arrenderti. Non farlo ti prego, lotta per me e lotta per noi. Non sarai solo, io resterò al tuo fianco.
Ti amo, piccolo, per favore torna.
-Sempre tuo, Benjamin.»
-"Benjamin!" Strillò Marco, che lo aveva cercato nel parcheggio e all'interno del locale, non appena lo intravide seduto in quella strada buia. "Mi hai fatto spaventare!" Esclamò e si fermò, respirando a fatica, davanti a lui per poi piegarsi sulle ginocchia per regolarizzare il respiro.
Il moro non rispose, si limitò ad asciugarsi gli occhi con il dorso della mano e bloccare lo schermo del suo cellulare ancora sulla chat con il minore.
-"Benjamin." Sospirò il riccio e si sedette accanto a lui, nonostante la strada fosse sporchissima. "Mi dispiace. Mi dispiace tanto." Sussurrò e gli accarezzò la testa. "Capisco che tu stia male ma p-"
-"Non passerà un cazzo, Marco." Ringhiò il più grande e scosse vigorosamente la testa. "Io non rinuncio a lui."
Lo sguardo di Marco cadde sul cellulare dell'amico e sospirò rumorosamente.
-"Che cosa hai fatto?"
-"Gli ho inviato un messaggio." Rispose Benjamin. "Gli ho detto che lo amo."
Marco non se la sentì di rimproverare il suo amico per quanto aveva fatto, non poteva rimproverarlo soltanto perché era innamorato di una persona che non ricambiava i suoi sentimenti.
-"Credi sia la cosa migliore?" Gli chiese e gli circondò le spalle con un braccio. "Dirglielo tramite messaggio intendo."
-"Di persona non riuscirei a dirglielo." Sussurrò il più grande e poggiò il mento sulle ginocchia. "Preferisco lo sappia così." Aggiunse. "Così potrà anche pensarci prima di rispondere, di persona si sentirebbe costretto ad affrontarmi."
Il riccio annuì incerto.
-"In effetti, vista così sembra la cosa migliore." Ammise. "Ti va di tornare a casa?" Propose.
-"Ho bisogno di bere." Disse Benjamin e, a fatica, si alzò. "Adesso ho bisogno di dimenticare, ci penserò domani."

Il giorno seguente il più grande si svegliò con un mal di testa lancinante, che lo costrinse a tenere gli occhi chiusi per qualche momento quando, però, li riaprì noto di non essere nella sua stanza. Le pareti che lo circondavano erano azzurre, decorate con qualche quadro e un paio di fotografie che il maggiore non riuscì a mettere a fuoco, i mobili erano color legno e c'erano decisamente troppi vasi bianchi con delle piante per essere nella sua stanza.
"Ma dove sono?" Si chiese il più grande e abbassò lo sguardo su di lui.
-"Oddio!" Gridò il ragazzo e sgranò gli occhi, rendendosi conto soltanto in quel momento di essere nudo.
-"Buongiorno bella addormentata." Quella voce fece rabbrividire il maggiore. "Finalmente ti sei svegliato, iniziavo a pensare fossi morto." Ridacchiò e, poco dopo, entrò nella visuale del moro - che sembrava paralizzato - Marco, che reggeva un vassoio con il necessario per fare colazione, a petto nudo e uno strano segno rosso sul collo.
-"M- Marco..."
-"È il mio nome." Sorrise l'amico. "Sono felice di sapere che ancora lo ricordi." Rise e si sedette sul letto, per poi aggrottate la fronte. "Che succede? Perché hai quella faccia?"
Il volto di Benjamin si tinse di un'intensa sfumatura di rosso e fu costretto ad abbassare lo sguardo, incapace di reggere quello dell'amico.
-"I- io sono n- nudo..." Sussurrò. "E t- tu... n- noi abbiamo f- fatt-"
-"No!" Esclamò Marco, interrompendo l'amico. "Assolutamente no." Aggiunse e rise fragorosamente. "Come puoi pensare una cosa del genere?"
Il moro strabuzzò gli occhi.
-"Io sono n- nudo e tu hai quella c- cosa sul collo."
Marco si toccò il collo e rise.
-"Mi hai morso." Spiegò. "E devo ammettere che mi hai fatto anche male." Aggiunse e sorrise. "E sei nudo perché non volevi dormire con i vestiti ma i miei pigiami ti stavano piccoli e continuavi a lamentarti." Gli raccontò divertito. "Se ti può consolare, io ho dormito nell'altra stanza perché non ne potevo più di sentirti parlare di cose assurde." Concluse e sorrise.
Benjamin tirò un sospiro di sollievo.
-"Scusami." Disse e abbozzò un sorriso. "Perché mi hai portato a casa tua?"
-"Non ricordavi dove avessi messo le chiavi di casa, erano quasi le quattro e non volevo disturbare tuo padre ma l'ho avvisato, tranquillo." Rispose Marco e gli sorrise. "Come stai?" Gli domandò.
Il moro scrollò le spalle.
-"Mi scoppia la testa." Replicò e appoggiò la schiena contro il muro. "Non avrei dovuto bere così tanto."
-"Ne avevi bisogno." Controbatté il riccio. "Avevi bisogno di smettere di pensare."
-"E ne avrei bisogno anche adesso." Sospirò il più grande e si massaggiò le tempie. "Hai per caso controllato il mio cellulare?" Chiese al riccio. "Federico ha risposto?"
Il volto di Marco si fece improvvisamente serio, il ragazzo drizzò la schiena e si schiarì la voce.
-"Mi dispiace." Sussurrò Marco.
-"Non ha risposto, dovevo immaginarlo." Borbottò Benjamin e incrociò le braccia al petto.
-"Non è solo questo."
-"Cosa?"
-"Federico ti ha bloccato."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora