[20] Ha lo sguardo, quello che io avevo con la mamma

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I genitori di Hannah ed i miei genitori avevano sempre avuto idee diverse in varie cose, erano diversi, ma in qualche modo erano migliori amici e si volevano un grandissimo bene.

L'anno prima al lavoro avevano avuto dei problemi di soldi, noi abbiamo sempre avuto moltissimi soldi, entrambi i miei genitori erano figli unici di genitori anziani e ricchi, ecco perché forse eravamo in sei e ci avevano avuto relativamente presto.

I miei genitori risolvevano i momenti no tra loro, soprattutto quelli di lavoro, ne parlavano in camera e mai li avevo visti litigare davanti a me, per quanto litigassero, erano più bisticci, mio padre mai aveva alzato la voce con mia madre.

"Mamma posso aiutarvi" dissi entrando in camera dei miei genitori, erano nel letto a guardarsi un film, ma stavano parlando.

"Ehi, Charlotte, in cosa, tesoro?" domandò mia madre.

"Non sono stupida, in negozio".

"Non ti riguarda Char, fai già tantissimo tenendo spesso i tuoi fratelli" mi disse mio padre, ma io restavo nella mia posizione.

"Ma sapete come la penso" commentai, loro due si guardarono e mi guardarono sorridendo.

"Vieni qui" mi disse.

"Nel lettone con voi due? Non ho due anni".

"Ci stai, vieni che parliamo" disse mio padre sorridendo, io sorrisi.

Spesso da bambina mi infilavo nel lettone, soprattutto quando nacque Daniel ed ero un po' gelosa di lui, classica gelosia.

"La nostra bimba grande" disse mio padre.

"Ha sedici anni, tesoro" disse mia madre.

"Sempre rimane la mia bambina" disse lui e sorrisi.

"Io posso aiutarvi, sul serio".

"Ascolta, stiamo risolvendo tutti insieme, va bene? Stiamo nelle spese e tutto, ok? Sai bene che non ti devi preoccupare" disse mia madre mettendomi una mano sulla spalla.

"La scuola sta finendo, posso lavorare...".

"No, poi dovrai fare la scuola estiva per matematica" mi disse mio padre e sospirai.

"Perché la professoressa é una troia" commentai e mio padre mi diede una cuscinata in faccia.

"Charlotte, queste brutte parole da chi le hai imparate? Non si dicono le parolacce, cazzo" mi disse facendomi ridere.

"Ho fatto sei figli e sono uscite sei copie tue, ma sono stata io incinta per ben 45 mesi, cioè tre anni e tre quarti" commentò mia madre e la guardai.

"La matematica l'ho presa da papà, chiaro" dissi beccandomi un altro cuscino in faccia.

"Ma questo dimostra che non puoi aiutare, devi studiare" disse mia madre.

"Vado bene in tutte le materie, é colpa della professoressa" dissi.

"Ha ragione, é un po' troia" disse mio padre e risi, non tutti avevano conversazioni simili coi genitori, in quei momenti mi sentivo fortunata.

"Phil!" disse mia madre e risi.

"Come se voi due al liceo foste stati dei santi" dissi facendoli ridere, ribadiva il mio pensiero.

"Tua nonna impazziva con me... Se fosse qui te lo racconterebbe, ero una testa di cazzo".

"Lo sei ancora" disse mia madre e lui le tirò un cuscino, io sorrisi, si amavano ancora.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora