[97] La tua merda, é la mia merda

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Charlotte's pov

Ero con Justin dalla polizia per capire di Clay e Jessica mi disse che Tyler voleva denunciare Monty e stavano arrivando tutti, ma prima dovevo parlare con Justin.

La notizia sulla violenza mi aveva lasciato senza parole, poi ci avevo pensato bene in quelle ore, sapevo che Seth gli faceva male fisico picchiandolo, ma Seth viveva da loro da quando Justin era alle superiori.

Suo padre, non sapeva neanche chi fosse, infatti aveva il cognome Foley che era di sua madre semplicemente, ed aveva vissuto con vari compagni della madre che sicuramente erano come Seth, drogati o spacciatori oppure entrambi, e in quell'ambito i pedofili sono moltissimi.

"É ancora dentro, forse lo trasferiranno in carcere" mi disse Justin, era la quinta volta che chiedeva informazioni su Clay alla polizia, si sedette nella sedia vicino alla mia.

"Mio Dio..." dissi sospirando, quando vidi che non stava per niente bene.

"Ti senti bene?" gli chiesi e lui non capì.

"Cioè, se stai male, me lo dici? Perché io devo saperlo e forse non lo capisco sempre se soffri, e voglio saperlo sempre" gli dissi e lui mi guardò, gli veniva da piangere e non riusciva a parlare.

"Justin, amore" mi guardò negli occhi.

"Non sei obbligato a dirmi nulla, solo se vuoi".

"Voglio" mi disse e sospirai con lui

"Quando avevo cinque anni..." iniziò, come inizio non mi piaceva per niente.

"Mia mamma stava con un tizio. Uno stronzo sballato che si faceva con lei" era dura da sentire se si immagina un bambino di cinque anni che fa ancora la scuola materna o magari neanche ci va, crescere con una madre ed un patrigno drogato.

"E quando... Lei perdeva conoscenza... Lui..." Justin non completava le frasi ed era difficile per lui parlare, lo vedevo.

"Si infilava nel mio letto" rimasi di pietra e le lacrime mi bruciavano agli angoli degli occhi, come cazzo fai a trattare così un bambino? Sei un mostro.

"Ehm... All'inizio si limitava... A mettermi le mani addosso" mi disse senza specificare se per picchiarlo e per toccarlo sessualmente, credevo entrambe ed era orrendo, un bambino.

"Poi ha iniziato... A farmi prendere in mano il suo... Sai" deglutii a fatica, aveva solo cinque anni e a quell'età dovresti fare ben altro.

"Lui era eccitato" mi confessò prima di continuare a balbettare.

"E... Mi... Mi..." sospirò quasi tremando, io lo guardai, l'avevo visto spaventato ma mai così.

"Mi infilava un indice in bocca e poi veniva" disse di colpo, sospirai, aveva la voce spezzata e capii moltissime cose, durante i preliminari spesso mi aveva messo un dito in bocca, ma poi me lo toglieva di colpo dicendo che non volesse, come se fosse spaventato.

"É vissuto da noi solo per un paio di anni, fuori e dentro" era comunque tanto due anni di quelle torture.

"Quando vivevo per strada, e mi servivano soldi, facevo delle cose agli uomini" la prima lacrima mi scese, un anno prima praticamente, era in strada ed anche per causa mia.

"E certe volte loro le facevano a me, senza chiedermelo" mi disse e mi si spezzò il cuore, come puoi fare del male così? Ad una ragazzino o a qualsiasi persona?.

"Cose che non avrei voluto, mi sentivo come se avessi ancora cinque anni" era crollato e stava piangendo anche lui.

"E fosse colpa mia" disse e pianse, davvero tanto, gli presi le mani.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora