Ero un'ingenua a pensare che i miei problemi sarebbero finiti, che finalmente mi sarei goduta la merita pace e relazione che tanto avevo desiderato.
Almeno quella parte della mia vita andava bene, ma il resto era il vero casino.
"Justin, ti ho chiamato cinquanta volte sta notte, merda, sono al belvedere sopra la città, vieni cazzo!" urlai al telefono buttando giù la segreteria.
Cosa cazzo avevo fatto? Come avrei fatto a convivere con quell'ansia addosso? Con la paura di essermi rovinata la mia vita per sempre, di aver deluso mia mamma e mio papà.
Erano passate circa dodici ore dalla partita, erano le otto di sabato mattina, ed io ero sveglia da più di 24 ore... Come avrei potuto dormire dopo la partita? Come?.
Justin arrivò in bicicletta nel giro di un'ora, corse da me abbracciandomi, giurai che fosse ancora in pigiama.
"50 chiamate, cazzo...".
"Scusa, scusa... Serata di merda, che succede?".
"Justin... Ho fatto una cazzata, una grossa cazzata!".
Da venerdì, avevo dormito pochissimo, ero riuscita a farmi sei ore di sonno, ma era un miracolo... Ero segnata da venerdì e non era semplice, ma dovevo fare come deciso con Justin: mai dire la verità su quella notte.
"Sei decisamente stanca" mi disse mio padre.
"Direi di sì..." commentai bevendo un po' di caffè, mentre i miei fratelli parlavano fra di loro, erano cresciuti.
Daniel faceva la terza media e Theo con Tiffany la seconda, a quattordici e quasi tredici anni, erano ormai quasi adolescenti pieni ed era divertente, almeno quello.
"Hai sentito piangere?" chiese mia mamma.
"Solo papà non sente piangere e dorme con voi, James fa di quegli urli" dissi sorridendo vedendo il mio fratellino attaccato a mia mamma a bere il biberon.
James Martin, l'ultimo, speravo, della stirpe dei sette figli dei Martin, nato a inizio Luglio 2018, aveva ormai da poco quattro mesi... Ed era stata un po' anche lui una mia piccola salvezza.
"Tuo padre non sente neanche le bombe atomiche" disse mia mamma, pensavo che la gravidanza la stancasse, ma lei funzionava molto al contrario.
"Ho firmato il richiamo per quello successo venerdì" disse mio padre, sapevo che ne avremmo parlato.
"Sei arrabbiato?" chiesi.
"No, sono fiero di te, moltissimo" disse e sorrisi, speravo che la pensassero così.
"É successo un casino, ha detto May che si sono presi a pugni! Voi ragazzi siete proprio stronzi" disse Tiffany sconvolgendo un po' tutti.
"Signorina, le parole che qui siamo ancora piccoli" disse mia madre osservandola.
"Noi maschi non siamo stupidì! Anche io avrei fatto a botte".
"Nessuno picchia nessuno, Theo... Oh cazzo, io non sono pronto a tre adolescenti insieme, ancora" disse mio padre e sorrisi.
"Hai il bebé tutto per te, tieni" disse mia madre passandoglielo e andò di sopra con i miei fratelli, guardavo mio padre dargli il latte, era bellissimo.
"Che c'è?" mi chiese.
"Se non me l'avessi chiesto, avrei detto che é una bella immagine, ma me l'hai chiesto... Sai fare sono maschi, non ti funziona" commentai.
"Signorina, sono tuo padre... Vedremo Foley".
"Sei mio padre, non questi discorsi, vado a scuola" dissi prendendo lo zaino prima di avvicinarmi a mio fratello e lui sorrise.
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NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin Foley
FanfictionCharlotte Martin era arrivata a Crestmont all'inizio del secondo anno di superiori, con aspettative troppo basse dopo quello passato nella vecchia città. Non sapeva, che, invece, avrebbe trovato nuovi amici, un nuovo possibile fidanzato, avrebbe vis...