[7] Solitamente della mamma drogata ne parlo al quarto appuntamento

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"Ti sta bene il costume" commentai mentre stavamo pagando i costumi presi, Justin li metteva nel sacchetto e poi andammo verso la mia macchina.

"La trovo un po' così come cosa" disse Justin.

"Dai, so che é da bambini, ma almeno ci divertiamo un po'" commentai vedendo Justin continuare a spingere il carrello.

"Quindi é domani?" mi chiese.

"Si, ma se non ti presenti, non vinciamo" commentai.

"Ci sarò".

"Con te non si sa mai" commentai osservandolo, lui sorrise, aveva una faccia da culo allucinante, ma non sapevo dirgli di no.

"Promesso".

"Le tue promosse non valgono mai" commentai aprendo il bagagliaio.

"A casa mia c'è una situazione di merda, é tornato Seth. É più semplice starmene da Bryce" disse lui passandomi i sacchetti, sapevo la sua situazione e mi dispiaceva, Justin non era cattivo, semplicemente amava, ma non sapeva bene come dimostrarlo a volte.

"Boo!" urlò mettendosi in faccia una maschera che aveva voluto comprare, io feci un salto per poi ridere.

"Idiota! Fammi prendere dei colpi eh" dissi sorridendo.

"Non ti faccio paura?" chiese.

"Così si... Ma... Dovrei avere paura per tutto?" domandai, la situazione non era facile per le cassette e il pensiero di Jessica forse violentata mi faceva stare male.

"No, perché ci sono io per te" mi disse abbracciandomi, io lo strinsi godendomi l'abbraccio, adoravo quando lui mi stringesse.

"Me lo dai un bacino?" mi chiese sottovoce, sorrisi e lo baciai velocemente a stampo, sentendo ancora la sua mano sul collo, Justin era magia pura.

"Justin!" ci staccammo, il coach Patrick, il suo coach del basket.

"Salve, coach" disse lui ed io andai a posare il carrello per farli parlare un po' da soli, odiavo quando ci vedessero baciarci.

Ai professori non doveva interessare, ma erano i primi a fare gossip su tutto e quindi mi infastidiva come cosa, da morire.

Tornai da lui che diceva di essersi ammalato.

"Si, l'ho accompagnato a prendere le medicine" dissi, era un falso e il coach sapeva bene che se volevo andare in farmacia, mai sarei andata da Walplex, ma sarei andata dai miei.

"Tutto apposto a casa?" domandò.

"Si, signore, sono stato malato" disse.

"Domani ci sarò" disse prendendomi la mano per stare calmo, lo sentivo tremare.

"Non voglio ancora deluderla" disse al coach, Justin aveva l'autostima sotto i piedi a causa di sua madre e di quel mostro del compagno, a me faceva solo pena spesso e volevo tirarlo via da lì.

"Questo non mi preoccupa ragazzo. I college guardano cose come la frequenza, le partite, i voti" disse lui, Justin o prendeva la borsa di studio o non poteva andarci, a differenza mia.

"Si, signore".

"Curati, Charlotte stagli dietro" mi disse ed annuii, quando poi fermò Justin.

"Mettiti anche del collirio su" disse il coach e Justin salì in macchina, beh, si vedeva che si fosse drogato.

"Non dire nulla".

"Justin, neanche ho parlato. Aspetta" presi la borsa e trovai il collirio, gli dissi di stare fermo, non faceva miracoli, ma era meglio che nulla.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora