Justin's pov
La madre di Clay ci venne a prendere in polizia e credevo di non vederla così arrabbiata da quando l'anno prima venne a scoprire di me che mi drogassi e di Clay che avesse reso pubbliche le cassette.
Non dissi nulla nel tragitto caserma di polizia-casa e parlai solamente quando entrai in casa e ci mettemmo seduti tutti a tavola in cucina, ma anche lì notai molta tensione e preferivo stare zitto, stessa cosa che sembrava provare il padre di Clay.
"Perché non ci hai chiamato immediatamente?" chiese lei a Clay, era stata una nostra idea non farli preoccupare.
"Non volevo preoccuparti".
"É successo comunque" disse lei ed io pregai dentro di me che tutto quello finisse presto, ma loro erano una famiglia normale: si preoccupavano per il figlio, ma io non c'ero abituato.
"Clay, é vero, che ti avevano già interrogato?" chiese suo padre.
"Quello é stato casuale, hanno parlato con molti ragazzi" era la sera del ballo di primavera, era la verità.
"E perché hai accettato di parlarci di nuovo senza avvocato quando pensano che tu sia coinvolto?" chiese sua madre cercando di non urlare, ma metteva paura anche a me.
"Perché io non ho fatto proprio niente" disse Clay, ed era la verità.
"Troveremo un avvocato" disse sua madre, decisi di intervenire.
"Clay non ha fatto nulla" dissi io.
"Aspetta, riflettiamo un momento" disse suo padre, ci aveva colti di sorpresa tutti con l'avvocato.
"Lui aveva in mano una pistola, Matt" fantastico, aveva visto il video per intero anche lei.
"Quello non significa niente" disse Clay, non era proprio la frase giusta da utilizzare.
"Niente? Avevi una pistola. Dove l'hai presa? E dov'é adesso?" chiese sua madre arrabbiata, ed era normale che lo fosse.
"Clay come cazzo ti é venuto in mente?".
"Ora non importa, ok? Ero arrabbiato. Ho preso la pistola da un amico e poi gliela ho ridata" disse lui, si stava complicando il tutto.
"Quale amico? Justin tu lo sai?" mi chiese e non sapevo cosa dire, ma intervenne Clay.
"Lascialo stare!" disse Clay e mi sorprese, mi stava davvero difendendo?.
"Clay, non capisci cosa può succedere?".
"Io non ho fatto niente" non era quello fatto o non, era la polizia cosa pensasse.
"La polizia pensa di sì, invece".
"Si, ma non ho fatto niente".
"Sai bene che il sistema giuridico non é perfetto e che l'innocenza non é una perfetta difesa".
"Tu non vuoi credermi" disse di colpo a sua madre, quella era pesante come accusa.
Li conoscevo abbastanza bene ormai, non era che la madre di Clay non gli credesse o non gli volesse bene, era suo figlio e lo amava da impazzire... Era che Clay non era stato proprio un santo nell'ultimo anno, mai come me, ma comunque non perfetto... Era quello forse a farle un po' paura a sua mamma, ed era un normale pensiero da madre.
"Pensi che io abbia fatto qualcosa. Che cazzo é assurdo!" disse Clay alzandosi.
"Ok, calmiamoci un attimo" disse suo padre.
"Papà, tu mi credi?" gli chiese, era diventata personale la questione.
"Ma si, certo che ti credo".
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NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin Foley
Fiksi PenggemarCharlotte Martin era arrivata a Crestmont all'inizio del secondo anno di superiori, con aspettative troppo basse dopo quello passato nella vecchia città. Non sapeva, che, invece, avrebbe trovato nuovi amici, un nuovo possibile fidanzato, avrebbe vis...