[18] Prima o poi la verità verrà fuori

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Lunedì mattina andai a scuola come sempre insieme a Justin, c'eravamo un po' riappacificati dopo il weekend e avevamo bisogno di stare insieme, Justin mi teneva la mano come sempre.

"Sai che ho preso una A giovedì nella verifica grazie a te?" mi disse e sorrisi.

"Sono veramente contenta, lo sai" dissi dandogli un veloce bacio, sapevo quanto Justin tenesse a me, quanto io tenessi a lui.

"Ehi, Justin! Grande partita venerdì sera" rimasi un tantino sconvolta.

Clay Jensen stava parlando con Justin e gli aveva dato una botta sulla spalla come se fossero amici, cosa gli stava prendendo? Cosa aveva fatto? Che stava facendo?.

"Ciao Charlotte, tutto bene?".

"Si? Ciao Clay" dissi confusa e mi voltai mentre lui continuava a camminare, mi raggiunse Jessica con Andreas.

"Che cazzo sta succedendo?" chiese Andreas.

"Chi lo capisce?" chiese Jessica sospirando.

"Justin, non drogare i ragazzini" commentai beccandomi una spinta scherzosa da lui e li feci ridere tutti e quattro.

"Avete fatto pace" mi disse Jessica mentre camminavamo tutti e quattro.

"Si, fare pentire Justin funziona" commentai dandogli un bacino sulla guancia, lui diventò rosso dando il cinque ad Andreas.

"Che casini abbiamo fatto amico, due migliori amiche per due migliori amici... Ma loro due alleate mi mettono paura" commentò Andreas vedendo me e Jessica parlare fra di noi guardando il telefono, si chiamava gossip.

"Si chiama gossip, voi non potete farlo bene" dissi abbracciando Jessica che mi diede il cinque.

"Ah si? Di cosa parlate? Della macchina di Zach?" chiese Andreas.

Dopo la partita, Zach vide la sua macchina graffiata da una chiave e sopra inciso su una portiera "Why me?", ovvero "Perché a me?", quello che Hannah diceva nella sua cassetta.

L'aveva ovviamente fatto Clay, a Zach venne subito in mente, ma non voleva fare nulla, ma sua madre lo portò sabato mattina dai Jensen che gli diedero i soldi per il danno.

Sapevo che Zach si vergognasse di ciò, sembrava molto il "cocco di mamma", e un po' lo era, ma mia madre e mio padre erano come sua madre e come era suo padre, prima di morire, eravamo liberi tutti, ma se qualcuno ci faceva un torto, scattavano subito contro di lui.

"No, quello lo sappiamo..." dissi, era un grosso casino, ma potevamo forse contenerlo prima che scoppiasse, anche se era difficile.

Quando arrivò l'ora di comunicazione andai in classe, dovevo soprattutto controllare Clay, non si sa mai cosa avrebbe combinato in quel momento, mi ritenevo fortunata a non avere ricevuto nessun danno alla mia immagine o alle mie cose, come accadde a Tyler o Zach, ad esempio.

La professoressa mi passò dei fogli e li diedi ai ragazzi seduti con me in quei banchi a quattro, doveva essere un test, anche se lei aveva detto che non lo fosse.

"Aveva detto che non era un test, però lo sembra" disse Pratters.

"Ma non lo é, Pratters, te l'assicuro. É solo un questionario sulla personalità per evidenziare punti di forza e debolezze" disse la professoressa e lessi alcune domande.

Erano tipo "Quanto é importante per te aiutare gli altri" e le alternative "Importante, anche gli estranei" e "Non importante se non ha un effetto su di me", ovviamente sempre riferito ad Hannah, non era un test, quel corso era semplice da passare.

"Scusi, professoressa" disse Clay, alzai lo sguardo, avevo seriamente paura.

"Si, Clay?".

"Era importante, per lei, aiutare Hannah Baker?" mi gelai sentendo quelle parole, stavamo andando a rischiare tantissimo, se avesse detto qualcosa?.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora