[50] Sai, vero, a cosa potresti andare incontro?

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Il mattino seguente mi alzai, Charlotte mi scrisse che sarebbe venuta il prima possibile per venire con noi in tribunale, sapevo che ci tenesse da morire.

"Charlotte quando arriva?" mi chiese Clay.

"Prima deve vestirsi lei e portare i suoi fratelli a scuola, quindi prima di un'ora e passa non sarà qui. Scendiamo a colazione e vediamo cosa fare" gli dissi, tra l'altro nella notte avevo sentito trambusto sta notte, il padre di Clay si era portato qualcuna a casa.

Non avevo capito se con la moglie avessero divorziato, ma portarsi qualcuna a casa era un po' eccessivo dopo pochi giorni.

"Buongiorno" arrivai a colazione come sempre, mi facevano un po' male le botte del giorno prima, ma ero sconvolto dalla madre di Clay che fosse tornata.

Ecco chi aveva salito le scale la sera prima parlando con lui, la mamma di Clay, erano tornati insieme quindi? Lo speravo per Clay.

"Ciao" disse Clay.

"Buongiorno signora Jensen e signor Jensen" dissi, ero ancora un po' imbarazzato, soprattutto dopo la mattina con Charlotte.

"Ma che cosa vi è successo?" chiese lei, non avremmo detto della rissa.

"Un litigio".

"Una partita" disse Clay, bene, ci avrebbero scoperto.

"Il mio é stato un litigio e per Clay una partita" dissi, ma notavo nei loro sguardi che non ci credessero.

"L'ho detto ieri a papà, é successo ieri a ginnastica" disse Clay, sapeva mentire.

"Se qualcuno vi fa del male, é chiaro che dobbiamo saperlo" disse sua madre mentre ci sedemmo per colazione, non dovevano preoccuparsi per me, non erano i miei genitori.

"Tu che ci fai qui?" chiese Clay a sua madre.

"Allora... Sostanzialmente mi voglio scusare del fatto che una discussione che era in gran parte tra tuo padre e me, abbia scombussolato tutta la famiglia e Justin" disse guardandomi, non doveva scusarsi, era colpa mia la discussione.

"É stato ingiusto".

"Io ho l'impressione di avervi scombussolato, venendo qui" dissi, era la verità.

"No".

"No, Justin".

"Non è così".

"Assolutamente no" mi dissero loro due, sapevo che ormai il padre di Clay mi volesse almeno un minimo di bene, ma non me lo meritavo da una famiglia normale come la loro.

"Tranquillo" mi disse Clay.

"Quindi, tu sei tornata?" chiese Clay a sua mamma.

"Direi di sì. Poi vorrei parlare con Justin in privato, dopo la colazione" mi disse, avevo paura.

"Ieri ho saputo che oggi comparirai come testimone. Per quanto Dennis Vasquez sia un collega stimabile, non é lì per rappresentare i tuoi interessi. Voglio verificare che tu sia ben consapevole di quello che c'è in gioco per te" lo sapevo, ero complice di uno stupro, rischiavo il carcere, ma non sarebbe stato per molto e lo dovevo per Charlotte.

"Cosa rischia?" chiese Clay, si stava spaventando per me?.

"Clay, non voglio nasconderti niente, ma se io dò una mano a Justin, la cosa deve restare tra lui e me. Se poi lui vorrà informarti del nostro discorso, lo potrà fare" gli disse sua madre e poi iniziammo a mangiare.

"Ne vuoi ancora?" mi chiese il padre di Clay.

"No, va bene così, grazie" commentai.

"Se hai finito, vieni con me, Justin" Clay mi guardò, dopo gli avrei detto tutto.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora