[91] Non voglio che vai nei guai!

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Ero dovuta restare dai Jensen, i genitori di Clay me lo chiesero per spiegarci meglio tutti e tre il mattino dopo, perché eravamo agitati quando arrivarono.

Il mattino seguente, mio padre mi chiamò presto, lo avevo avvisato.

"Pronto papà".

"Charlotte, ciao... Tesoro, la polizia ha chiamato per chiedermi, ancora, dove fossi la sera della partita" mi disse e sospirai senza farmi sentire, stavo rischiando.

"Hai detto?".

"Da Jessica, che hai dormito lì perché venne a prendervi il papà di Jessica dopo la protesta, lui ha confermato questa storia. L'ho sentito prima... Tesoro, sei stata solo da Jessica, vero?" mi chiese, era più preoccupato che arrabbiato.

"Si, papà. Eravamo stanche ed era successo di tutto, abbiamo dormito dopo aver parlato... Il padre di Jessica se ci sentisse sveglie, ci avrebbe ucciso" dissi, era decisamente molto ma molto più severo del mio.

"Va bene, tesoro. Lo so che tu sei innocente, hai un animo buono e non ne saresti mai capace, so che figlia ho cresciuto" sorrisi cercando di non piangere, ma era vero: io c'entravo con l'omicidio, ma non l'avevo fatto io.

"Grazie papà, ti amo".

"Anche io ti amo, tesoro. Stai quanto vuoi da Justin, so che Clay non ha ucciso nessuno, hanno bisogno anche di te, va bene? Ti lascio andare, ciao" lo salutai, avrei voluto dirgli la verità, ma come potevo dirla a mio papà?.

Justin's pov

Quando la polizia andò via, chiamai subito i genitori di Clay che corsero da noi, Clay non aveva più il telefono e dovevano essere subito informati di quello successo.

Ci dissero di parlarne il mattino dopo, così eravamo tutti a colazione, compresa Charlotte perché aveva visto quello successo e i Jensen le chiesero di rimanere, almeno per una volta non l'avevo invitata io.

"Hanno preso i nostri portatili, lo zaino di Clay..." dissi continuando a spiegare della sera prima.

"Sono entrati e hanno guardato ovunque, in ogni stanza e nella casetta. Ma hanno preso solo queste cose" disse Charlotte muovendo la gamba mentre beveva il latte, io gliela fermai, la capivo, ma dovevamo stare calmi.

"E il mio telefono" disse Clay, anche quello si erano presi.

"Cosa rischiamo che trovino sul tuo telefono?" chiese sua madre sedendosi a tavola, erano stranamente fin troppo tranquilli i suoi genitori.

"Un messaggio mandato a Bryce" disse Clay, non si metteva bene.

"Che dice?" chiese la madre di Clay.

"Che dice... Che voglio ammazzarlo" calò il silenzio, era fantastico, era fregato ed io sapevo che fosse innocente, dovevo trovare un piano con Charlotte alla svelta.

"Era dopo la partita, la rissa... Sono venuto a casa ed ero molto arrabbiato, erano soltanto parole. Infatti, le ho cancellate..." disse Clay, era veramente nella merda in quel momento, io e Charlotte non sapevamo neanche cosa dirci o dirgli, come i suoi genitori.

"Andrò a parlare con Dennis più tardi e ci vedremo dopo la scuola, non parlare con nessuno del SMS o di qualunque altra cosa. Vale per tutti e due, e tre, anche tu Charlotte per favore" disse sua madre e Charlotte annuì.

"Certo, ma troveranno un altro colpevole, lui non ha fatto nulla e se la prendono con lui solo perché è facile da accusare. Odiare una persona non vuol dire volerla morta, c'è differenza e Clay non ne sarebbe capace" disse Charlotte, tirando fuori tutto, sapevo che gli volesse davvero bene, come amico, e lo conosceva come lo conoscevamo noi.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora