[86] Ho avuto quattro lunghi mesi per pensare a tutti i soldi che mi devi

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Justin's pov

Avevo fatto bene a lasciare Charlotte, perché lei non si meritava uno come me, uno che mentiva, uno che era un tossico dipendente, uno che mandava a puttane tutto...

Avevo vissuto quella esperienza sulla mia stessa pelle, avevo avuto una madre tossica e dei suoi compagni uguali e violenti, se un giorno mi fossi sposato con Charlotte ed avessimo avuto figli? Se avessi continuato a farmi? Oppure a vendere? Se avessi fatto del male a lei o ai nostri bambini? No, non potevo permettermelo.

Lei si meritava qualcuno che potesse amarla e darle quello che meritava, non me.

Ani e Clay volevano parlarmi e così andai con loro, ma non avrei detto di Charlotte e sapevo che lei non avrebbe mai detto di noi due ad Ani, magari a Jessica.

"L'ossicodone che hai rubato dalla camera di Bryce, dov'era esattamente?" fantastico, Clay aveva raccontato tutto alla sua fidanzata o quello che era.

"Era... Nell'armadietto dei medicinali, nel bagno" dissi inventandomi tutto.

"É più difficile ricordare le bugie della verità" lo sapevo bene, cavolo, avevo appena mollato Charlotte, non avevo testa.

"Ho pulito quel bagno con le mie stesse mani, non puoi aver trovato niente" benissimo, non sapevo più cosa dire e Clay mi stava per uccidere con lo sguardo.

"Lo vendeva? E ti chiedeva dei soldi?" mi chiese, assolutamente no, mi aveva mezzo salvato.

"Bryce mi ha salvato la vita, perché avrei dovuto ucciderlo?" dissi, me lo ricordavo bene come aveva fatto.

Lavoravo come sempre, quando alle mie spalle sentii "Un caffé bollente" e non riconobbi la voce, grosso errore.

"Certo!" dissi voltandomi, Seth.

"A me piace quando scotta" mi disse guardandomi, ci mancava solo lui con l'inizio dell'estate.

"Che cazzo ci fai qui?" chiesi guardandolo.

"Sono appena uscito di galera. E ho avuto quattro lunghi mesi per pensare a tutti i soldi che mi devi" sospirai, non l'avevo messo in conto, credevo fosse ancora dentro.

"Non ti devo un cazzo" dissi volendomi liberare di lui, così continuai a lavorare come se nulla fosse.

"O mi paghi, o lavori per me" disse venendo vicino a me quasi dietro il bancone e prendendomi il braccio, mi faceva paura.

Potevo dire di no, ma Seth mi aveva spesso fatto molto male e quindi avevo paura di lui, era normale.

"Non ci penso nemmeno" dissi cercando di restare calmo.

"Beh allora pagami" disse alzandosi la canottiera e mostrandomi la pistola, non potevo mettere a rischio tutto il locale e che qualcuno ci vedesse.

"Non qui dentro" dissi, sapevo gestirle quelle cose, da quando ero bambino mi trovavo in quelle situazioni.

"Vieni sul retro, fra cinque minuti" disse lui ed io sospirai.

Feci il caffé mettendoci dentro una pasticca, doppio bicchiere e ricevetti i soldi dentro un tovagliolo.

Iniziai a lavorare così per Seth, solamente che qualche droga me la tenevo io e me la fumavo, nella pausa che non c'era Charlotte e per una settimana buona andò bene.

Mi faceva rilassare, nessuno lo sapeva, lo facevo lontano da casa Jensen e da tutti nel vicolo dietro Monet, ma un giorno sentii la pistola sulla mia fronte: Seth.

NOI DUE NON SAREMO NIENTE; Justin FoleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora