Pov jimin
Erano circa le quattro del mattino di sabato quando mio padre entro nella mia camera gridando il mio nome facendomi prendere un infarto.
Non stavo capendo nulla di tutta questa situazione solo che in quel momento avevo messo i primi vestiti che mi erano capiti sotto mano e due minuti dopo eravamo tutti in macchina.
Eravamo divisi in macchine separate, mamma e papà nella macchina del secondo che stava guidando fin troppo veloce rispetto al limite consentito dalla legge.
Tutti noi ci dividemmo nella macchina di mio fratello io e rosé, mentre i miei zii con i cugini nella loro, tutte e due le macchine stavano inseguendo la prima.
Che era successo? Non è difficile da capire, mamma stava per partorire e papà si è fatto prendere dal panico.
<anche quando stavi per nascere tu ha fatto così> rise il maggiore alla guida e io risi immaginandomi la scena esattamente come questa.
<mi ricordo benissimo che guidava come un pazzo mentre mamma gli diceva di calmarsi, io invece nei sedili posteriori che mi tenevo nonostante la cintura di sicurezza>
Stava ripensando a quel momento e rise seguito da me e dalla ragazza di fianco a lui.
<papà si fa prendere dal panico.. Non pensavo fosse così> riflettei ad alta voce.
Presi il telefono e mandai un messaggio a Tae, era passato un mese da quando aveva iniziato a lavorare e con la scuola e il lavoro era decisamente stanco ma riusciva, anche con la stanchezza, ad essere presente come al solito.
Ieri avevano fatto tardi per pulire la pista da skateboard, le lezioni le avevano anticipate ma c'era stato un evento che ha costresso a Tae e gli altri a rimanere fino a tardi per pulire.
Oggi non sarebbe andato a scuola dato il weekend e avevo deciso non non svegliarlo.
Se gli avessi telefonato sarebbe venuto in ospedale di corsa ma volevo si riposasse perciò con il messaggio era più discreto.
Arrivammo in ospedale ed entrammo mentre mamma e papà erano già in sala parto, ero emozionato, nervoso, agitato non sapevo nemmeno io sinceramente che emozione stavo provando.
Ci ritrovammo tutti seduti nella sala d'attesa del reparto insieme a poche altre persone. In fondo erano le quattro del mattino, o avevi un'emergenza oppure non stavi li.
Vedevo mio fratello sorridere alla finanziata e stringerle la mano, era ansioso anche lui, ero sicurissimo di ciò.
Qualche volta uscivano delle chiacchiere sconnesse ma eravamo tutti impazienti di vedere finalmente i gemellini.
Dopo poco più di mezz'ora, circa quaranta minuti vedemmo papà uscire con un sorriso a trentadue denti.
<tutti e due sanissimi!> esclamò felice e mentre gli zii si andavano a congratulare con papà non potendolo fare in questo momento con mamma io li osservavo, volevo vedere i miei piccoli fratellini.
Abbracciai papà per ultimo e inisieme al maggiore venimmo trascinati da nostro padre dentro il reparto.
<li hanno messi in incubatrice e rimarranno lì per questo giorno ma potete vederli> disse, diciamo aveva letto nel pensiero ero veramente curioso di vederli.
Nella stanza dei gemellini c'era mamma ancora stesa nel letto mezza dormiente e facemmo il meno rumore possibile per non dargli fastidio.
Lessi sulla scheda il nome dei miei genitori e sotto quello dei bambini.
Park jihye e park jihoon.
Vederli così piccoli mi fece stringere il cuore, volevo già fossero fuori dall'ospedale per poterci stare insieme, giocare, e vederli crescere.
Mi girai verso mamma dopo che con un sussurro ci chiamò a tutti e tre e la abbracciai, papà gli lasciò delle carezze sul capo sistemandogli qualche capello fuori posto e io e mio fratello decidemmo di uscire per farla riposare bene.
Non saremmo andati a casa al momento, saremmo rimasti per supporto.
Ormai la stanchezza si era trasformata in gioia e felicità e un paio d'ore le passammo così.
Felici e già impazienti di poter coccolare i due nuovi arrivati.
Scoccate le sei di mattina finalmente decidemmo di andare tutti a casa, i neo genitori ormai per la terza volta sarebbero rimasti almeno per quel giorno in quello stesso reparto per poi tornare a casa insieme ai bambini.
Quando tornammo a casa mandai un'altro messaggio a Tae per avvisarlo, se non gli avessi detto nulla si sarebbe presentato in ospedale non trovando nessuno della mia famiglia in sala d'attesa, sarebbe stata comica come scena ma preferivo non farlo preoccupare.
Mi svegliai intorno alle otto di mattina sentendo il mio telefono squillare, lessi il nome di Tae sullo schermo e risposi ancora un pò assonnato.
<quindi come sta somin? E i tuoi fratellini? Devo venire a casa?> domandò senza nemmeno salutarmi.
Risi ma risposi.
<mamma sta bene, i gemellini stanno benissimo e a casa stanno tutti riposando dato che ci siamo svegliati nel cuore della notte> parlai tranquillo per poi sgridarlo per non avermi nemmeno detto buongiorno.
<scusa piccolo> sussurrò.
<domani dovrebbero già tornare a casa ma non so, spero non ci siano complicanze> sperai, non vedevo l'ora di stare insieme ai miei due fratellini.
<adesso mi vado a fare una doccia e dopo vengo a casa va bene? Ti faccio un pò di compagnia se non do troppo fastidio ai tuoi parenti> disse ed io accettai. Non dava mai fastidio.
Chiudemmo la chiamata e anche io decisi di andarmi a fare una doccia poco dopo.
Mi misi l'accappatoio subito dopo aver finito e strofinai un asciugamano in testa per asciugare un minimo i capelli quando il telefono squillò ancora.
Era Tae che per evitare di svegliare tutti in casa mi chiamò invece di suonare al citofono di casa.
Scesi le scale e andai ad aprire la porta, lo vidi passare un paio di volte gli occhi su di me ed arrossii, non mi abituerò mai a quel suo sguardo.
<prendi freddo così!> disse per poi baciarmi le labbra entrando in casa.
<dovevo vestirmi ma sei arrivato prima> risposi imbarazzato ma lo presi per mano portandolo in camera mia.
Una volta nella stanza presi dei primi vestiti di tuta che trovavo per stare comodo e mi vestii sotto lo sguardo attento del maggiore.
<non guardarmi così> dissi andando poi vicino a lui. Sorrise passandomi le mani tra i capelli ancora umidi.
<e come dovrei guardarti sennò?> chiese subito dopo ed alzai le spalle.
Mi piaceva mi guardasse in quel modo in realtà solo che diventavo timido.
Tae rimase a casa fino al pomeriggio tardi dove dovette andare via per andare a lavoro, odiavo non stessimo più insieme la sera ma per ora andava bene, stava lavorando molto e si stava impegnando per poter far vivere una vita migliore a Seojun e a lui stesso.
Avevo chiesto più volte se volesse una mano e i miei genitori avevano anche insistito parecchio per rigalargli qualche soldo ma lui rifiutava sempre, aveva detto più volte di voler farcela da solo e ci stava riuscendo.
Speravo solo che i suoi sforzi venissero ripagati.
Ciaooooo sono qui con un'altro capitolooo
Vi voglio annunciare che questa storia sta volgendo ma non disperatevi ho mooolti progetti!!
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GLI OPPOSTI SI ATTRAGGONO ¦vmin¦
FanficPark jimin, ballerino di danza classica in una prestigiosa e ricca accademia. Kim taehyung, skaters a capo di una delle bande più conosciute per la loro attitudine alla violenza. questa storia contiene: •linguaggio scurile •violenza verbale e fisic...