Cris POV-" Arrivederci Smith."-
Vedo l'idiota di Johnson porsi fra me e Grace, portandola via in un batter d'occhio.
"Ma che diavolo di problemi ha?"
Provo a fare finta che non mi importi, ma la verità è che ancora non riesco a realizzare.
" Per la miseria! Se qualcuno, qualche settimana fa, mi avesse detto che io sarei riuscito a parlare con Grace senza spargimenti di sangue, giuro che gli avrei dato del folle."
Mi guardo intorno stordito dal suo profumo che ancora aleggia nella stanza e le sue parole, acute e taglienti come lame.
" Cavolo quella donna mi farà impazzire, me lo sento!
Insomma, l'avete vista?
Il modo in cui era vestita, il modo in cui si muoveva e mi guardava, qualsiasi uomo non riuscirebbe a reggere il confronto."
Mi appoggio alla mia scrivania, ripercorrendo nella mia mente l'intero incontro e non passa molto, prima che io mi ritrovi a sorridere come un perfetto idiota.
-" Da non crederci, mi ha detto che sono un pallone gonfiato con manie di grandezze, ed io l'ho lasciata fare. Ma che diavolo mi prende?"-
Resto a fissare il vuoto davanti a me, arrivando poi ad una conclusione.
"Non importa quanto ostile o minaccioso io possa sembrare, lei troverà sempre le parole giuste per farmi sentire un completo imbecille."
Due ore più tardi, in preda ad una forte emicrania e a un disperato istinto omicida, riesco finalmente a porre fine ad una conference call con dei clienti stranieri
" Una noia mortale."
-" Signor Smith."-
Sento la voce acuta e incerta della mia assistente, fare capolino dalla porta del mio ufficio.
-" Che diavolo vuoi?"- resto con gli occhi chiusi a massaggiarmi le tempie, mentre la sento avvicinarsi con passo malfermo.
-" Il suo pranzo dell'una con Roger è diventato un incontro alle quattro, così come era previsto all'inizio."- dice, mentre mi allunga una pila di messaggi.
" Porca miseria."
Roger Travel è una grossa catena turistica. Sono mesi che cerco di convincerli ad affidare a noi, l'allestimento delle loro strutture e il CEO, Wolter Scott, è sempre più ricettivo a pancia piena.
-" Perché?"-
Abbassa lo sguardo imbarazzata.
-" Suo padre desidera parlarle di alcune questioni private, quindi ha fissato un pranzo nella sala conferenze."-
Avete presente quelle spine nel fianco con cui sei costretto a convivere perché rimuoverle comporterebbe un dolore troppo grande da sopportare?
Questo è mio padre.
Adora darmi il tormento e per lui, non ha alcuna importanza se io abbia già preso un impegno o meno.
Ci sono giorni, come oggi, in cui avrei un disperato bisogno di corteggiare un cliente, in cui le sue stupide imposizioni, possono essere una grandissima rottura. Ma non c'è modo di scampare. Quello che dice George Smith, è legge.
Il resto della mia mattina scorre veloce e prima che io possa rendermene conto, è già l'una e sono costretto a dirigermi nella sala conferenze.
Appena entrato, lo vedo osservare il panorama davanti a sé, dall'enorme portafinestra che occupa l'intera parete.
-" Volevi vedermi?"- dico, osservando il suo sguardo glaciale posarsi su di me.
-" Siediti Ian."-
"Per la miseria, perché ho la sensazione che da questo incontro non verrà fuori niente di buono?"
-" Suppongo che tu sappia già, di cosa desidero parlarti."- mi dice poi, accomodandosi a capo dall'enorme tavolo davanti a me, imbandito di cibo.
-" Se ti stai riferendo, all'incontro con il grafico pubblicitario che hai avuto la brillante idea di assumere, allora lascia che ti fermi fin da subito. Mi hai incaricato di seguire la faccenda da vicino ed è quello che sto facendo, ma non voglio che tu ti intrometta ancora. Tu non ci sei quasi mai in azienda, quindi ti prego di fare un passo indietro. Mr Johnson ci ha assicurato uno spot, un nuovo sito internet e la giusta visibilità sulle migliori riviste presenti sul mercato.
Entro due mesi, dovrebbe essere tutto pronto, fine della storia."-
Sorride beffardo.
-" A me non importa un fico secco di questa faccenda della campagna pubblicitaria e tu lo sai bene, così come sai il vero motivo che si nasconde dietro tutta questa storia.
L'unica cosa che mi preme è la tua felicità."-
Assapora un boccone della sua costata di Angus, per poi bere un po' di vino e appoggiarsi allo schienale della sedia, guardandomi imperiosamente.
Indossa un elegante abito gessato con gemelli in oro e una camicia bianca.
-" La mia felicità? Io direi piuttosto la tua. Sei sempre stato un uomo egoista con un ego smisurato. A te non è mai importato niente di me."-
-" E va bene, diciamo allora che tengo alla felicità di entrambi. Andiamo Ian, proprio non ci arrivi? Fa tutto parte di un ciclo. Se io sarò felice, allora anche tu sarai felice."-
"Sporco doppiogiochista."
Guardo il ricco banchetto davanti ai miei occhi e mi viene la nausea.
Stufato di uova d'anatra su un letto di salame, enormi costate di manzo, patate al forno, panna acida, pancetta, formaggio e per finire in bellezza, crème brulé.
"Il vecchio oggi a quanto pare, ha deciso di andarci giù pesante."
-" Qualcosa che non va figliolo? Magari il pranzo non è di tuo gradimento?"-
-" Come se ti importasse qualcosa."-
Sorride sornione, finendo alla svelta la sua bistecca.
-" Tu sei mio figlio, sei sangue del mio sangue, è ovvio che provo dell'interesse nei tuoi confronti."-
Stringo le labbra, lanciandogli un'occhiata scettica.
-" Arriva al dunque papà. Perché sono qui? Tutti questi giochini mentali non mi piacciono per niente."-
-" Non hai ancora toccato cibo figliolo."-
" Oh cristo."
-" Non ho fame, ok?"-
-" Beh si dà il caso che io odi lo spreco di cibo, quindi adesso tu mangi tutto quello che ho ordinato."-
Lo guardo, sentendo la rabbia montare dentro di me.
-" Tu non puoi darmi ordini. Non so se lo hai notato, ma non sono più il ragazzino succube che sotto stava alle tue regole."-
-" Dici davvero? Eppure ti guardo e non riesco a vedere altro. Tu hai sempre odiato ubbidirmi, eppure adesso sei alla mia mercé e non c'è niente che tu possa fare per cambiare cose.
Te lo dirò un'ultima volta: mangia!"-
Mi fulmina con lo sguardo, mentre le sue labbra si stringono in una linea dura.
-" E va bene, mangerò. Non prima però, di aver saputo il vero motivo di questo incontro. Tu non sei il padre perfetto che tutti credono. A te non è mai fregato un bel niente del nostro rapporto, figuriamoci se organizzi un pranzo nella sala conferenze della tua azienda, per il semplice desiderio di vedermi. Tu vuoi qualcosa da me, quindi parla. Che cosa stai aspettando?"-
Lo guardo negli occhi e noto le sue labbra incurvarsi, quasi stesse cercando di reprimere un sorriso.
-" Molto bene."- finisce il suo pranzo con tutta calma, per poi tornare a porre l'attenzione su di me e annuire soddisfatto.
-" Io ci ho provato Ian, lo giuro. Io ci ho provato ad avere una sana conversazione padre-figlio con te, ma dato che tu insisti, temo di dover arrivare subito al dunque."-
Dalla tasca interna della giacca, tira fuori una piccola scatolina di velluto rosso, ponendola davanti a me.
-" Aprila."-
"Non l'avessi mai fatto."
Un pavé di diamanti che si intreccia ad un zaffiro centrale su una struttura in platino e oro.
"Porca miseria, mi manca l'aria!"
Aggrotto la fronte.
-" Che diavolo è questo?"-
Piega la testa di lato, soppesandomi con lo sguardo.
È divertito, ma soprattutto soddisfatto.
-" Mi deludi figliolo, credevo che tu sapessi riconoscere un anello di fidanzamento. È per la dolce Jennifer, sei contento? Suppongo che tu non abbia ancora avuto il tempo di procurartene uno, così ho deciso di pensarci io. Solo il meglio del meglio per la futura signora Smith, ovviamente.
Ora devi solo chiederglielo, ma non temere, perché ho pensato anche a questo.
Ho prenotato un tavolo nel miglior ristorante della città, questa sera, alle otto."-
"Non ci posso credere."
-" Papà ma tu non puoi farmi questo!
Cristo non mi sono ancora abituato all'idea di dover chiedere a Jennifer di sposarmi, che tu già prenoti in un ristorante e compri un fottuto anello!"-
-" Organizzare un matrimonio richiede tempo figliolo. Dovresti ringraziarmi. Sapere che passerai il resto dei tuoi giorni accanto ad una donna come Jennifer Wild mi rende felice Ian e ricorda, che ciò che rende felice me, rende felice entrambi."-
Guardo la scatola davanti ai miei occhi, incapace di dire altro.
" Ve l'ho già detto, no? Mio padre è una di quelle spine nel fianco, che sei costretto a sopportare perché rimuoverle comporterebbe un dolore troppo grande.
Il guaio però è imparare a conviverci.
Sono ventisette anni che ci provo e ho sempre fallito.
Provate voi ad immaginare il perché."
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Perché Sei Tu [Vol.2]
ChickLitDopo aver lasciato Los Angeles ed aver rinunciato a tutto ciò che amava per ritrovare se stessa, Grace sembra davvero essere una persona nuova: sempre solare e divertente, sembra essersi lasciata ormai alle spalle tutto il dolore del passato. Niente...