-99-

3.5K 196 15
                                    

Cris POV
Part II

-" Signor Smith."- la voce di Concita, la donna che solitamente si occupa del mio appartamento con Javier, richiama la mia attenzione mentre sono nel bel mezzo di una telefonata di lavoro.
-" Che c'è?"- ruggisco, fulminandola con lo sguardo.
-" John Wild è qui. Chiede se è possibile vederla."-
"Il padre di Jennifer?"
Aggrotto la fronte, non capendo che cosa potrà mai volere da me.
-"Va bene, fallo accomodare e offrigli qualcosa da bere."-
-" Come desidera, signore."-
Mi lancia un'occhiata imbarazzata, poi si gira e se ne va.
"John Wild. Dannazione, perché fra tutti i giorni in cui potevo incontrarlo, è dovuto venire qui proprio oggi? Come se la mia giornata non fosse stata già abbastanza stressante."
Provando ad ignorare un certo senso di irrequietezza, mi appresto a concludere la mia telefonata e a raggiungerlo nel soggiorno.
Lo trovo seduto sul divano che domina l'intera stanza, con un bicchiere di bourbon in una mano e lo sguardo perso nel vuoto.
È elegante come sempre, ma questa volta a differenza delle altre, sembra esserci qualcosa che lo preoccupata particolarmente.
-" John."- esordisco, andandogli incontro con un sorriso di cortesia.
-" È un onore averti nella mia umile dimora."-
Si alza, stringendomi la mano con una stretta poderosa.
-" Ciao Ian, ti ringrazio. Spero di non averti disturbato con la mia visita improvvisa."-
Mi stringo nelle spalle.
Evidentemente si sarà accorto del mio leggero malumore, così decido di correre ai ripari.
-" Ammetto che in un primo momento ho temuto si trattasse di mio padre, in quel caso non mi avrebbe fatto un granché piacere. Ma dato che si trattava di te, ho fatto subito un sospiro di sollievo. Tu qui sei sempre il benvenuto, lo sai."-
Mi sorride, gioviale.
-" Ti ringrazio figliolo."-
John Wild. Suppongo di non avervi raccontato proprio tutto su di lui, ma se avete mai sfogliato riviste che pubblicano articoli sulla gente ricca, di certo ne avete sentito parlare.
Io purtroppo la prima volta che lo incontrai su un campo da golf, non avevo mai avuto il minimo interesse per la finanza, tantomeno avevo mai letto quel genere di riviste.
Quello informato di tutto, ovviamente era il mio vecchio.
Come potete ben immaginare, ero un adolescente che era stato letteralmente costretto a fare il caddie. A parte il portare l'enorme borsa di mio padre e passargli le mazze giuste, non mi interessava altro.
Osservavo questo uomo imponente, con una voce profonda e delle braccia che avrebbero potuto raddrizzare una spranga di ferro a mani nude e pensavo che sarebbe stato davvero fico avere un padre come lui.
Era gentile e in più aveva lavorato sodo per tutta la sua vita per fare soldi e pagare ogni suo debito.
Insomma, un vero uomo capace di rimboccarsi le maniche in prima persona se necessario e trattare affari, come solo un gentiluomo sapeva fare.
Un tipo degno di tutta mia stima e la mia amministrazione.
Ha sempre amato alla follia sua moglie e a differenza di mio padre con Caren, la mia matrigna, non si è mai tirato indietro quando si trattava di gratificarla ed esaltarla agli occhi mondo.
In poche parole: un uomo tutto d'un pezzo.
Quello che sia io che mio padre, non saremo mai.
-" Allora."- esclamo, invitandolo nuovamente ad accomodarsi.
-" A che cosa devo la tua visita?"-
I suoi occhi azzurri di solito gentili, mi scrutano con attenzione.
-" Beh nulla in particolare. Questo pomeriggio Odette stava annaffiando le sue ortensie, sai quanto ci tiene a curare i suoi fiori. Così mentre ero a casa e mi annoiavo a morte, ho pensato di venirti a trovare.
Richard ormai poco a poco sta prendendo le redini dell'azienda, ed io credo che arrivato a questo punto della mia carriera, sia giusto fare un passo indietro e lasciargli un po' di margine d'azione."- si ferma, lasciandosi andare ad un sonoro respiro.
-" Abbiamo fatto un patto qualche tempo fa, sai? Lui mi aiuta a riparare la mia Austin Healey del '62, ed io in cambio per due giorni a settimana, rimango a casa con la mia dolce metà, lasciando a lui le questioni aziendali."-
Le sue parole mi strappano un sorriso.
-" Scambio interessante. Anche se non credo che Richard sia molto ferrato in materia di auto."-
Riflettendo sulla mia risposta, noto le sue labbra, piegarsi in una linea divertita.
-" Cribbio, lo sai che non ci avevo pensato?"-
John si massaggia il mento perfettamente rasato, con aria dubbiosa.
-" Poco male, vorrà dire che mi inventerò qualcos'altro."-
Ride di gusto, sorseggiando il liquido ambrato nel suo bicchiere, poi torna ad osservarmi.
-" Tutto bene, ragazzo?"-
Impallodisco, mentre l'idea che in qualche modo sia venuto a scoprire tutta la verità, comincia lentamente a farsi strada nella mia mente.
-" S-sì certo. Perché?"-
La sua risata energica, si riverbera nell'intera stanza.
-" Santo cielo Ian, rilassati. Sembri un gatto in tangenziale nell'ora di punta."-
Abbasso lo sguardo.
-" Mi dispiace John. Il fatto è che oggi ho avuto una giornata difficile."-
Aggrotta le folte sopracciglia, guardandomi dubbioso.
-" Si tratta di tuo padre?
Proprio non ce la fa a darti un po' di tregua, eh?
Dannazione, quando ci incontriamo sul capo da golf non fa che ripetermi che stai bene e che non c'è niente di cui io debba preoccuparmi, ma a quanto pare non è così. Gestire un'azienda è un impresa difficile se non si ha nessuno su cui fare affidamento e lui lo sa bene, dovrebbe aiutarti un po' di più."-
Mi irrigidisco.
-" Ti ringrazio John, ma ti assicuro che per me va bene così. Mio padre è stato al timone della Smith's Company per tanti anni e adesso tocca a me, prendere il suo posto."-
Alza gli occhi al cielo.
-" Oh andiamo, come se non lo conoscessi."- la voce profonda di John, sembra essere contrariata.
-"Il vecchio George non rinuncerebbe al suo ruolo di amministratore delegato, neanche per tutto l'oro del mondo. Figurati se lo farebbe per suo figlio. Tu devi smetterla di accontentarlo in ogni suo capriccio e cominciare a pensare in po' anche a te. Dovresti avere degli hobby e concederti qualche vacanza ogni tanto. Ti assicuro che non ti farebbe per niente male."-
Mi incupisco.
"Oh John, se solo fosse così facile..."
Fisso i suoi penetranti occhi azzurri, provando ad abbozzare un sorriso.
-" Ci penserò."-
-" Bravo ragazzo."-
Notando il suo bicchiere ormai vuoto, decido di andarlo a riempire con altro bourbon.
-" Allora."- mi dice, seguendo con attenzione ogni mio movimento.
-" Fra qualche giorno sarai un uomo sposato, eh?"-
Sento il mio cuore sussultare.
-" Già."- dico, tornando verso di lui.
-" E come ti senti a riguardo?"-
Gli porgo il suo bicchiere e lui lo accetta con piacere.
-" Bene."-
-" Dici davvero?"-
Mi stringo nelle spalle.
-" Ma certo. Perché non dovrei? Jennifer è una ragazza fantastica ed io sono un uomo terribilmente fortunato."-
-" Io più che fortunato, direi incosciente."-
Le sue parole mi lasciano completamente pietrificato.
Deglutisco nervosamente.
-" Perché?"-
Lo sguardo di John, si addolcisce.
-" Beh Ian non è di certo un segreto che mia figlia abbia un carattere davvero insopportabile. E poi un matrimonio è un impegno che dura una vita intera, ed essere nervosi a pochi giorni dal grande sì, è assolutamente comprensibile."-
Aggrotto la fronte.
-" Sai John, temo di non riuscire a seguirti."-
Sorride.
-" E va bene, vorrà dire che sarò più franco. Vedi Ian, io ti conosco da anni e ho avuto modo di osservarti a lungo durante tutto questo tempo.
Ti ho sempre reputato un ragazzo sveglio e tenace, qualcuno che in qualche modo sarebbe sempre riuscito a tenere testa ad una persona come tuo padre.
George Smith non è mai stato un uomo semplice, ma tu avevi qualcosa nello sguardo che ti rendeva diverso dagli altri ragazzi della tua età e che mi faceva credere, che lui non sarebbe mai riuscito a a spezzarti.
Eri autentico e cosa ancora più importante, eri fedele a te stesso e ai tuoi principi morali che trascendevano, da quello che tuo padre si ostinava ad importi.
Poi però nella tua vita è arrivata Jennifer e tu sei cambiato.
Hai smesso di sorridere, di mangiare, di fare quello che ti appassionava davvero. Ed io non so se mia figlia c'entra qualcosa in tutto questo, ma a me non sta bene.
Magari c'è qualcosa che ti tormenta, o magari non ti senti sicuro di volerla sposare."-
Mi guarda con aria preoccupata, posando una mano sulla mia spalla.
-"Dimmi Ian si tratta di questo? Perché se è così e tu volessi annullare ogni cosa, io non ti giudicherei.
Ti voglio bene ragazzo mio e voglio solo che tu sia felice."-
Sento il mio senso di colpa, trafiggermi come una lama incandescente.
Ho sempre ammirato John, più di chiunque altro e vederlo così preoccupato per me, mi distrugge.
-" Io..."- mi fermo, provando a trovare le parole giuste.
-" John, mi dispiace per averti fatto preoccupare fino a questo punto."- un crescente senso di angoscia, mi stringe la gola.
-" Il fatto è che io vorrei tanto essere all'altezza delle tue aspettative, ma non posso. Non ci riesco. Tu sei un uomo incredibile mentre io..."- faccio una breve pausa.
-" Io non sono niente."-
Mi lascio andare ad un sospiro strozzato, mentre sento l'incombere di una nuova crisi di panico.
-" Oh Ian."-
I suoi occhi si rabbuiano.
-"Come puoi pensare una cosa tanto orribile di te stesso?"-
Provo a replicare, ma un certo scompiglio nei pressi dell'ingresso, attira l'attenzione di entrambi.
-" Le ho già detto, che non posso farla entrare senza ricevere l'autorizzazione del signor Smith."- la voce affannata di Concita, mi mette subito in allarme.
"Ma che diavolo..."
-" Oh la prego, la smetta con tutte queste formalità e mi dica dov'è Cris! Sta male? Ha bisogno di andare in ospedale?"-
Un vortice di capelli castani, fianchi formosi e labbra rosso fuoco, fa il suo glorioso ingresso nella stanza, senza troppi complimenti.
" Oh mio dio."
-" Grace!"-
-" Cris!"-
Mi getta le braccia al collo e in un attimo, mi sembra di tornare a respirare.
-" Ero così preoccupata..."-
Lo dice tutto d'un fiato, come se avesse avuto questa frase in testa per tutto il giorno.
-" Mi dispiace, non credevo che non venire in ufficio ti avrebbe angosciata così tanto. Ti ho anche scritto una mail..."-
Mi lascia andare.
-" Sì lo so, ma devi capire che in certi casi, quattro parole in croce non bastano a tranquillizzare una persona. Non dico di passare in ufficio, ma almeno potevi chiamarmi!"-
I suoi occhi grandi e luminosi, mi guardano con aria di rimprovero, mentre abbasso lo sguardo colpevole.
-" Scusa."-
-" Non fa niente, l'importante è che stai bene. Perché tu stai bene, non è vero?"-
Serro la mascella, non trovando il coraggio di guardarla negli occhi.
-" Ma sì, certo."-
Non sembra essere convinta.
-" Sicuro?"-
-" Ma si certo."-
Lei aggrotta le sopracciglia.
-" Beh suppongo di dovermi accontentare di questa risposta. D'altro canto, dopo una giornata come quella di oggi, è già un miracolo che tu sia ancora in piedi, quindi..."-
Mi sorride nel suo modo speciale, catturando all'istante la mia curiosità.
-" Ho portato qualcosa che sicuramente ti risolleverà il morale."-
La guardo divertito, facendomi contagiare dal suo buonumore.
-" Di cosa stai parlando?"- le chiedo, notando che nasconde qualcosa dietro la schiena.
-" Non te lo dico. Prova ad indovinare. È freddo, buono e piace a grandi e piccini."-
Il luccichio malizioso che vedo nei suoi occhi, finisce col farmi sentire un bambino di cinque anni.
Eccitato, curioso, ma soprattutto felice.
-" Non sarà mica il gelato?"- chiedo speranzoso.
-" Wow Smith, non sapevo fossi così bravo con gli indovinelli!"-
Da una busta che teneva ben nascosta infatti, tira fuori ben due barattoli di gelato. Vaniglia e cioccolato, i miei preferiti.
E poi ancora biscotti, granelle di nocciole e piccole meringhe per guarnire il tutto.
La guardo a bocca aperta, non riuscendo a contenere la mia sorpresa.
-" Oh mio dio, Grace. Grazie! Hai pensato davvero a tutto."-
-" Già."- mi sorride, atteggiandosi a gran diva.
-" Per gli autografi e le foto però, passa più tardi."-
Rido di gusto, guardandola letteralmente estasiato.
" Come diavolo fai a farmi stare così bene con poco, giuro che per me è ancora un mistero. Insomma, un momento fa ero sull'orlo di una crisi di panico, mentre conversavo con John e adesso..."
Spalanco gli occhi, irrigidendomi.
"Cristo, John! Mi ero dimenticato di lui!"
Abbastanza imbarazzato, sento alle mie spalle, la presenza di due penetranti occhi azzurri che mi fissano con interesse.
" Non oso immaginare, a cosa starà pensando in questo momento."
Mi schiarisco la voce.
-" Emh Grace, tu conosci già John Wild, non è vero?"-
Faccio appena in tempo a finire la frase che lo alzarsi, lasciandomi un'occhiata divertita.
-" Ah grazie al cielo, credevo ti fossi dimenticato di me. Tu sei Grace Miller, non è vero?"- la voce di John, la fa arrossire.
-" Mi-mi dispiace signore, non l'avevo notata. Ad ogni modo sì, sono io."- sorride imbarazzata, porgendogli una mano.
-" Oh cara, non preoccuparti. Sono stato anch'io giovane come voi e so come vanno queste cose."-
Le sue parole, mi lasciano perplesso.
"Che cosa avrà voluto dire?"
Lo vedo afferrare con delicatezza la mano di Grace, baciandone il dorso, da vero gentiluomo.
-" È un piacere rivederti miss Miller. L'ultima volta, se non sbaglio, è stato all'inaugurazione della mia azienda qui a Los Angeles, qualche anno fa."-
Gli occhi di John si fissano in quelli di Grace, che dal canto suo, non sembra fare una piega.
-" Beh diciamo di sì."- mormora, lasciandomi un'occhiata di rimprovero.
"So a cosa sta pensando. È arrabbiata perché non le ho fatto notare prima, la presenza di John."
-" Perché non ti accomodi con noi e non mi racconti qualcosa di te? Sono sicuro che a Ian, non dispiacerà affatto."- la voce del signor Wild, al contrario delle mie aspettative, non sembra affatto infastidita.
-" Oh mi dispiace, ma non posso. Mi piacerebbe tanto restare, ma ero passata solo per assicurarmi che Cris stesse bene e che fosse tutto in ordine. La mia migliore amica è di sotto e mi aspetta in macchina. La prossima volta però, se ne avremo l'occasione..."-
John sorride.
-" Ma sì, certo."-
"Fantastico, adesso però smettete immediatamente di parlare! Santo cielo è troppo stano."
Provando a smorzare il mio imbarazzo sempre più crescente, decido di accompagnare io stesso Grace alla porta.
-" Beh allora ciao."- mi dice prima di sparire dietro l'ascensore.
-" Ciao e grazie per essere passata."-
Sorride.
-" Figurati."-
Tornato nel soggiorno, vedo due grandi occhi azzurri, che mi guardarno comprensivi.
-" Quella ragazza è un angelo."- dice John, mentre mi accomodo poco distante da lui.
La sua esclamazione non mi stupisce, dato che solo un cielo non se ne renderebbe conto.
-" Lo penso anch'io."- mormoro.
-" È venuta fin qui, semplicemente per assicurarsi che tu stessi bene e mangiassi qualcosa. Non tutte lo avrebbero fatto, al suo posto."-
-" Lo so."-
Fa una breve pausa, quasi stesse riflettendo su qualcosa di importante.
-" Lei se non sbaglio, è anche la ragazza che tempo fa, ti aveva fatto perdere la testa."-
Annuisco.
-" Mi avevi chiesto di portarla al ballo, perché volevi conquistarla, ricordi?"-
Abbasso lo sguardo, in preda ai sensi di colpa.
-" Già ma adesso per me, lei è solo un'amica d'infanzia."-
John inarca le sopracciglia, non riuscendo a contenere il suo stupore.
-" Solo?"- sorride.
-" Oh Ian, io credo che lei rappresenti molto di più per te.
Ti sei mai reso conto del modo in cui la guardi? Non guardi nessun'altra come guardi lei."-
Le sue parole sono come sale sulle mie ferite.
-"Mio caro ragazzo, io vorrei che tu comprendessi che si ama solo una volta nella vita e ti assicuro che non si guarisce mai davvero.
Io nella mia, ho amato solo una donna e per mia fortuna, è la stessa accanto alla quale mi sveglio ogni mattina.
Ce ne sono state tante prima di Odette, ma lei è stata l'unica a rubarmi il cuore."-
Mi sento attraversare da un brivido, perché gli credo e so qual'è il vero significato delle sue parole.
-"Non è ancora troppo tardi per fare la scelta giusta."-

Perché Sei Tu [Vol.2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora