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Cris POV
Part III

Lo guardo di traverso, morendo dalla voglia di prenderlo a pugni.
"Credo ormai di essere al limite.
-"George Smith, ti auguro di bruciare fra le fiamme dell'inferno."-
Lui sorride, anche se infastidito dalle mie parole.
-" Quanto odio, ragazzo mio. Ricorda che sono pur sempre tuo padre."-
-" Va al diavolo!"- le parole mi escono di bocca, prima che io riesca a fermarle.
La tensione fra noi, è ormai palpabile.
-" Figliolo, ti ho mai raccontato del modo in cui ho conosciuto tua madre?"-
Resto in silenzio, rivolgendogli un'occhiata glaciale.
"Di cosa diavolo parla?"
-"Ovviamente mi riferisco alla tua vera madre. Quella fallita senza un minimo di personalità, dalla quale sembri aver preso l'attitudine a remarmi contro, in tutti i modi possibili ed immaginabili."-
Il mio cuore ormai stremato, manca un battito.
"Cosa? Mia madre? Non mi ha mai voluto parlare di lei. Perché adesso tutto d'un tratto, ha deciso di tirare fuori l'argomento? "
Rivolgendomi un sorrisetto maligno, si alza dirigendosi verso un piccolo minibar ben fornito, situato in un angolo della stanza.
Scuoto la testa, provando a schiarirmi le idee.
"Sta bleffando, lo conosco. Ho bisogno di restare concentrato e sistemare i dispositivi, che mi ha dato Jackson."
-" Lei era la sguattera che si occupava delle faccende domestiche a casa dei tuoi nonni. Stavo già con Caren durante quel periodo, ma tua madre aveva due tette e un sedere da favola, così decisi che me la sarei portata a letto."- esordisce.
Provando ad ignorare le sue parole velenose, poso nuovamente lo sguardo sugli scaffali alla mia sinistra, affettando il piccolo registratore nella mia tasca.
"Ora, o mai più."
-"Nessuna donna mi ha mai opposto resistenza, in tutta la mia vita. Sarà il mio fascino, saranno i miei soldi, fatto sta che mi sono sempre fottuto le donne più belle. Credevo che anche con quella pezzente di tua madre sarebbe stata la stessa cosa, ma lei cominciò ad opporre resistenza, arrivando addirittura a fare presente la cosa ai tuoi nonni."-
Si versa da bere dandomi le spalle, mentre io lentamente posiziono la piccola scatola nera fra le mie mani, tra alcuni libri da tempo in disuso.
-" Tu non hai idea di quanto la cosa mi fece infuriare."-
Sistemo alla svelta anche l'orologio. Giusto in tempo, prima che si volti a guardarmi.
-" Ero stato rifiutato da una sguattera."-
Lo guardo con espressione severa, tirando un sospiro di sollievo.
"Sembra non essersi accorto di nulla."
-"Sai papà arrivati a questo punto, temo di non essere molto d'accordo con te quando la definisci, una donna senza personalità. Ha avuto il coraggio di rifiutarti, nonostante appartenesse ad una classe sociale inferiore alla tua. Io credo invece, fosse una donna molto sveglia. Aveva capito che la cosa migliore da fare, era starti alla larga."-
Mi sorride apparentemente sereno.
"Oh no... Direi che questo non è un buon segno."
-" Whisky?"- mi chiede, indicando il bicchiere che stringe fra le mani.
"Cos'è? Cambia argomento adesso?"
Scuoto la testa.
-" No, grazie. Sto cercando di smettere."-
La sua risata, si riverbera prepotentemente nell'intera stanza.
-" Cristo santo, cosa mi tocca sentire! Chi è stato a convincerti, di una simile idiozia? Grace Miller? Porca miseria quella santarellina, ti ha fatto il lavaggio del cervello eh? Scommetto che adesso, hai smesso anche di fumare e portarti a letto, mezza Los Angeles."-
Sento un senso di nausea misto a repulsione, salirmi su per la gola, aumentando la sgradevole sensazione di fastidio, che provo al centro dello stomaco.
Lo fulmino con lo sguardo.
"George Smith, un'altra parola sulla mia Grace e giuro che ti ammazzo."
Conto fino a dieci, provando a placare la mia rabbia.
"Se Grace potesse vedermi in questo momento, sono sicuro che sarebbe orgogliosa di me. È passata più di mezz'ora da quando sono entrato in questa stanza e nonostante i mille motivi per i quali potrei uccidere mio padre, forse per la prima volta in vita mia, sto provando a mettere da parte il mio istinto, agendo in modo razionale. Dio solo sa però, quanto è difficile. La razionalità fa schifo."
Inspiro a fondo.
-" Non provare a cambiare argomento paparino. Se non sbaglio, mi stavi raccontando di come mia madre, a tempo debito, ti ha mandato al diavolo, rifiutandosi di venire a letto con te."-
Le mie parole lo infastidiscono e non poco.
-"Giusto."- sussurra a denti stretti. -"Sicuro però, di voler sentire il resto della storia?"-
-" Assolutamente."-
-" Molto bene, allora."-
Torna alla sua scrivania, mentre mi siedo a mia volta.
Lui mi guarda e ha l'aria soddisfatta, mentre io credo di riuscire a stento a tenermi incollato su questa sedia.
"Qualcosa mi dice che dovrei prepararmi al peggio."
-" Era la vigilia di Natale la prima volta che violentai quella cagna di tua madre."- lo dice d'un fiato,  come se avesse sempre nutrito la voglia morbosa, di liberarsi da questo segreto.
Il mio mondo si ferma.
-" No, non è possibile. Che cosa stai dicendo?"- sussurro, provando disperatamente a capire, a trovare un qualche motivo che può averlo spinto ad un gesto tanto ignobile e vile.
-"Dopo quella sera mi disse che mi avrebbe denunciato alla polizia, ma ovviamente non lo fece, così la cosa si ripeté anche nei giorni successivi. Più lei provava a ribellarsi e più mi sentivo bene. In quei momenti non mi importava di Caren o dei tuoi nonni, ma solo di me stesso e di quanto piacere provassi, nel possedere quella donna così ribelle e ostinata."- le sue parole mi distruggono. Letteralmente.
-"Credevo davvero che l'avrei fatta franca, ma per mia sfortuna tua madre aveva la capacità di rendermi un uomo davvero stupido, così non usai nessun metodo contraccettivo e lei rimase incinta di te."-
Chiudo gli occhi, accusando il colpo.
"No, no, no. Tutto questo, non può essere vero."
-" Non dimenticherò mai, il caos che ne seguì poi. I tuoi nonni erano furiosi, volevano costringermi a spostare quella pezzente e Caren... Beh lei voleva interrompere la nostra relazione. Avrei dovuto rinunciare per sempre al succulento patrimonio della sua famiglia e a me questo, non stava bene.
Così pensai che dovevo necessariamente trovare una soluzione e anche alla svelta."-
Beve un sorso del liquido ambrato nel suo bicchiere, mentre continuo a fissarlo sgomento.
"Un abuso. Se io sono qui in questo momento, è solo a causa di un abuso."
-" Naturalmente non avrei mai sposato tua madre rinunciando ad un'intera vita di lusso e agiatezza, così le chiesi di sbarazzarsi di te, ma lei si rifiutò."-
Mi guarda, provando ad intuire il mio stato d'animo.
-" Diceva che ormai eri parte di lei e che non mi avrebbe mai permesso di farti del male."-
Aggrotto la fronte.
"Parte di lei? Quindi al contrario di quello che ho sempre pensato, lei mi voleva bene."
Provo a schiarirmi la voce mettendo da parte, anche se solo per un momento, le mie emozioni.
-"È stato allora che hai deciso che l'avresti pagata, pur di farla sparire dalla mia vita?"- gli chiedo, con leggero timore.
-" Cosa?"- la sua risata inopportuna, mi mette i brividi.
-"Chi diavolo ti ha raccontato una schiocchezza simile?"-
Aggrotto la fronte.
-"Tua moglie, Caren. Perché?"-
Alza gli occhi al cielo.
-"Ah ora capisco. Vedi figliolo, quella è la versione ufficiale della storia, ma suppongo che tu voglia sapere la verità."-
Sbatto le palpebre, sempre più confuso.
"La versione ufficiale?"
-"Che cosa significa?"-
-"Beh diciamo che le cose sono andate diversamente."-
Respiro a fatica.
"Ho paura. E se io non fossi ancora pronto, a sentire il resto di questa storia?"
Chiudo gli occhi, inspirando a fondo.
"Al diavolo, io ho bisogno di sapere!"
-" Vá avanti."- sussurro, mentre noto gli occhi di mio padre, incupirsi sempre più.
-" Molto bene, allora."- piega le labbra in un sorriso maligno, prima della stoccata finale.
-" Come avrai già capito, diventare padre era l'ultima cosa che volevo, ma i tuoi nonni non volevano sapere ragioni: una volta nato il bambino, avrei dovuto sposare tua madre. Così dovetti farmi carico di tutte le spese sanitarie di quella donna e nel frattempo, architettare un buon piano per liberarmi di lei e farlo sembrare un incidente."-
Rabbrividisco.
"Un incidente?"
-" Aspettai pazientemente per nove mesi. Poi, una volta risolta la faccenda legata a te, decisi di soffocarla in piena notte con un cuscino e gettare il suo corpo senza vita, da qualche parte in mezzo all'oceano."-
Sorride.
-"Tutti credettero che era scappata via preferendo i soldi a te, ed io finalmente riuscii a sposare Caren e ad ereditare tutto il denaro della sua famiglia."-
Il mondo inizia a crollarmi addosso, implodendo dentro e intorno a me, mentre il panico mi afferra la gola.
"Mio dio..."
Mi chino in avanti, prendendomi il volto fra le mani.
"Quando oggi sono entrato in questa stanza, sapevo che non sarebbe stato affatto facile uscirne indenne. Mio padre è sempre stato un uomo senza scrupoli ma mai... mai mi sarei mai aspettato tutto questo. Un assassino."
Scuoto la testa, in preda agli spasmi.
"Mio padre è un assassino e mia madre, l'unica che fra i due teneva davvero a me, è stata brutalmente assassinata dallo stesso uomo, il cui sangue scorre nelle mie vene."
Anche se riluttante, torno a guardarlo non riuscendo a provare altro che terrore e odio per questo lurido vigliacco, che è stato capace di uccidere e togliere ogni forma di dignità, ad una povera donna innocente.
-" L'hai gettata nell'oceano."- sussurro, mentre sento le lacrime scendere silenziose sul mio viso.
-" Tu hai ucciso mia madre e poi hai gettato il suo corpo nell'oceano."- 
Sento il mio gemito strozzato, fare eco nell'intera stanza.
Non c'è la faccio. Questa volta il dolore è troppo forte, troppo straziante. Lo sento afferrarmi il cuore, per poi stritolarlo fino a togliermi il fiato.
-"Come hai potuto fare una cosa tanto ignobile e poi continuare a vivere la tua vita, come se niente fosse? Lei non aveva alcuna colpa!"-
Balbetto, tremo. Arrivato a questo punto, faccio anche fatica a mettere a fuoco qualsiasi cosa, ad un palmo dal mio naso.
Sono distrutto, semplice.
-" Tu non la conoscevi, Ian. Quella donna avrebbe continuato a darmi filo da torcere fino alla fine dei miei giorni, se non mi fossi sbarazzato di lei. Era scaltra, abile. È stata anche capace di cambiare il tuo nome a mia insaputa, pur di farmi un dispetto. Voleva che tu avessi qualcosa di suo, perché infondo sapeva che non gli avrei mai permesso di tenerti con sé. Il destino di quella sgualdrina era già scritto e lei ne era pienamente consapevole, quindi tira su le spalle e sii uomo. Smettila di frignare, sei ridicolo."-
Chiudo gli occhi, sentendo un conato di vomito salirmi su per la gola.
"Respira Smith. Respira."
-" Che cosa stai dicendo?"- sussurro. -" Credevo che fossi stato tu a decidere di chiamarmi Ian."-
-" Già, ma non Cris. Quella è stata opera sua."-
Le lacrime continuano a scorrermi lungo le guance, mentre un accenno di cipiglio compare sul suo volto.
-" Voleva che io non mi dimenticassi mai di lei e di quello che le avevo fatto. Così ti dette quel nome insulso."- fa una breve pausa, indeciso se continuare oppure no.
-" Cris, come Cristine. Era questo il suo nome."-
"Cristine."
Sorrido fra le lacrime.
"Ora capisco perché ho sempre preferito Cris, a Ian: era il nome che mia madre aveva scelto per me. Lei mi voleva bene, lei non voleva lasciarmi."
Mi sento debole, annientato.
"Ora più che mai, ho bisogno di uscire di qui."
Gli occhi di mio padre mi osservano con attenzione, seguendo ogni mio movimento.
-"Tu sei un mostro."- dico a denti stretti, tirandomi su a fatica.
-" Ho fatto semplicemente quello che c'era da fare."-
Mi avvio verso la porta, sentendo il petto andarmi in fiamme.
" Ora più che mai, sono convinto che mio padre meriti di pagare uno ad uno i suoi peccati e marcire in una prigione federale."
Scuoto il capo, incredulo.
-" Quello che c'era da fare? E una volta che avrai raggiunto tutti i tuoi obiettivi anche con me e ti sarai intascato tutti i soldi del povero John Wild, cosa farai? Mi ucciderai e getterai il mio corpo chissà dove, come hai fatto con mia madre?"- la mia domanda sagace sembra divertirlo.
-"Sai Ian, ora che mi ci fai pensare non sarebbe affatto una cattiva idea. Ci sono tanti modi in cui potrei occultare il tuo cadavere. Magari potrei gettarti nello stesso punto in cui anni fa, nascosi il corpo senza vita di tua madre, così finalmente potreste tornare a stare insieme."-
Non so perché, ma in qualche modo le sue parole intrinse di odio e disprezzo, non mi stupiscono affatto.
-"Buona idea papà, d'ora in avanti però ti consiglio di stare molto attento: si dice che la mela non cada mai troppo lontano dall'albero. E la tua arroganza e supponenza, potrebbero facilmente trasformarsi in un arma a doppio taglio. Sono ventisette anni che mi soffochi con il tuo veleno, qualcosa devo averla pur imparata."-

Perché Sei Tu [Vol.2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora