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Cris POV
Part II


Mi tremano le gambe e a fatica riesco a reggermi in piedi.
Nel momento esatto in cui entro in chiesa, gli occhi di tutti i trecento invitati si fissano su di me.
Giornalisti, uomini d'affari, primi ministri. Sembra non mancare davvero nessuno.
Un tappeto color porpora corre lungo l'intera navata, addobbata per l'occasione con centinaia di rose bianche.
Deglutisco a fatica, avanzando frettolosamente sotto lo sguardo interessato dei presenti.
Ad aspettarmi sull'altare, c'è quello che scopro essere il reverendo Stone. Lui mi stringe la mano con calore, porgendomi i suoi più sinceri auguri.
Due fotografi decidono di immortalare il momento.
-"Suppongo che lei debba essere lo sposo, giovanotto."- esclama con aria gioviale.
Il mio cuore manca un battito.
-"Sì, sono io."- mi costringo a dire, seppur controvoglia.
I suoi occhi mi scrutano a fondo, mentre prova ad analizzare i miei lineamenti.
-"Non mi sembra però di averla vista molto spesso, da queste parti."-
Mi stringo nelle spalle, ignorando il suo tono di rimprovero.
-"Vedo che lei è un uomo a cui difficilmente sfugge qualcosa."- borbotto, provando a tenere a bada la mia irritazione crescente.
-"Ne sono consapevole."- dice, vagamente divertito.
Gli lancio un'occhiata contrariata.
-"Se le dicessi che ultimamente ho avuto molti impegni di lavoro, lei mi crederebbe?"-
-"No. Ma suppongo di dovermi accontentare, quindi..."- allarga le braccia, in segno di resa.
Poi il suo sguardo si addolcisce.
-"Vedo che si sente molto nervoso."- i suoi occhi si posano sulle mie mani tremanti, così le nascondo nelle tasche dei miei pantaloni. -"Si sente davvero pronto per un passo così importante come il matrimonio?"- la sua domanda improvvisa mi coglie impreparato.
Distolgo lo sguardo, incapace di reggere la tensione.
Penso a mio padre e al fatto che in questo momento potrebbe essere nei paraggi, così cerco di essere il più convincente possibile per evitare eventuali sospetti.
Mento.
Probabilmente una delle bugie più grandi della mia vita. Ma non ho scelta.
-"Sposare la mia preziosa Jenny, per me è il coronamento di un sogno, reverendo Stone."- faccio una breve pausa.
"Non posso credere a quello che sto per dire."
-"Io la amo molto."-
"Bugiardo!"
L'urlo straziante del mio cuore, quasi mi toglie il fiato.
-"Ah questa è musica per le mie orecchie."- mormora l'uomo di fronte a me. -"Ti consiglio allora di non allontanarti troppo dall'altare. La tua futura sposa, farà il suo ingresso a momenti."-
"Cristo."
L'ansia, il nervosismo e la paura di star facendo un grosso errore, mi fanno girare la testa.
Serro gli occhi, esalando un lungo respiro.
"Dannazione."
Il panico mi attanaglia lo stomaco.
"E se non ce la facessi?"
-"Ian!"-
Richard - primogenito della famiglia Wild - si materializza dalla navata laterale dell'altare, fra il mucchio di invitati in abiti eleganti. Mi viene incontro, salutandomi con una poderosa pacca sulla spalla.
-"Mio dio, finalmente ti rivedo!"- Ha gli stessi occhi di sua madre Odette e lo stesso carisma di suo padre John. Mi guarda con affetto sincero, mentre sua moglie Julia - una delle damigelle - mi saluta da lontano, dirigendosi verso il vestibolo.
-"Allora"- esordisce, facendosi ancora più vicino -"È vera questa faccenda?"- il suo tono circospetto, fa oscillare la mia sicurezza.
"Oh mio dio. L'ha scoperto?"
Sudo freddo.
-"A quale faccenda ti stai riferendo?"- sussurro, pallido come un cencio.
Alza gli occhi al cielo.
-"Ma che domande sono? Parlo del matrimonio, no?"- sorride divertito. -"Dimmi un po', sei sicuro di avere tutte le rotelle apposto?"-
All'improvviso tutto mi diventa chiaro.
Tiro un sospiro di sollievo, sorridendogli di rimando.
-"Richard ti ringrazio per l'interessamento, ma no. Io non sono pazzo."-
-"Ne sei davvero sicuro?"-
-"Assolutamente sì."-
Mi guarda per qualche secondo, arrivando infine alle sue conclusioni.
-"Beh in tal caso allora, spero che tu ti sia almeno scolato il miglior bourbon di tutta Los Angeles. Per sposare quella rompiscatole di mia sorella, ci vuole un gran bel coraggio, amico mio."-
Lancio una rapida occhiata verso Bob Donovan, anche lui accorso per il grande giorno.
Tiene gli occhi puntati su di me, guardandomi con astio e rancore.
-"Beh, qualcuno doveva pur farlo."- esclamo, vedendo l'amante della mia futura moglie impallidire.
"Di certo non se l'aspettava."
Richard ride di gusto, ignaro del nostro piccolo scambio di occhiate.
-"Oh Ian, non potrei essere più d'accordo."-
La mia battuta sagace però sembra non sfuggire nemmeno a mio padre, seduto in prima fila accanto a sua moglie Caren.
Mi viene incontro con aria fiera, fulminandomi con il suo sguardo glaciale.
"Porca miseria e adesso cosa diavolo gli starà passando per la testa?"
Saluta Richard con una vigorosa stretta di mano, per poi concentrare tutta la sua attenzione su di me.
-"Perdonami figliolo, ma proprio non ho potuto fare a meno di ascoltare le parole irrispettose che hai riservato alla tua futura moglie."- mormora sprezzante. -" Dì un po', ti ha dato di volta il cervello? Ti prego di smetterla di comportarti come un ragazzino e provare a mostrare un minimo di riconoscenza, nei confronti della ragazza straordinaria che ha accettato di sposare un tipo insulso come te."- il suo sguardo tagliente prova ad intimidirmi. -"Proprio non ci arrivi? Gli occhi di tutti i presenti sono puntati su di te, per non parlare dei giornalisti a caccia di scoop. Non vorrai mica che questo matrimonio cominci con uno scandalo! Forza, spalle dritte e petto in fuori. Tu in questo momento stai rappresentando la nostra famiglia. Cerca di essere degno del cognome che porti, una volta tanto."-
Resto ad ascoltare in assoluto silenzio le sue parole velenose, che di certo non sfuggono al povero Richard.
-"Suvvia George, non sia così severo. Sono stato io a cominciare, Ian non ha detto nulla di sconveniente. L'ho fatto semplicemente per alleviare la tensione che gli si legge in volto, tutto qui. Un matrimonio organizzato da mia sorella, con più di trecento invitati, oltre a stampa, fotografi ed esponenti del mondo della moda, può essere un vero incubo. Gli dia un attimo di respiro, è pur sempre un pover'uomo che sta rinunciando per sempre alla sua libertà."-
Mio padre lo guarda fiero.
-"Apprezzo il tuo consiglio Richard e non immagini il mio rammarico, all'idea che tu abbia dovuto assistere ad una scena così penosa. Forse hai ragione tu, sono stato davvero troppo duro con Ian."-
Scuoto il capo, incredulo.
"Che ipocrita."
-"Ora però se permetti..."- continua poi, recitando la parte del padre premuroso. -"Mi piacerebbe scambiare due chiacchiere in privato con mio figlio."-
La sua cortesia forzata mi mette i brividi.
Gli occhi di Richard si fanno guardinghi.
-"Ma certo.-" mormora, lanciandomi uno sguardo preoccupato.
"È evidente che mio padre non rientra affatto, fra le sue simpatie."
-"Vi consiglio però di fare in fretta: Jennifer sarà qui a momenti."- dice infine, sparendo fra la folla.
Mi irrigidisco.
"Cristo. Di già?"
Incrocio gli occhi freddi e spietati di mio padre, fissandoli con rancore.
-"Che cosa vuoi?"- sbotto, in preda alla frustrazione.
Sorride beffardo.
-"Qualcuno qui sembra essere un tantino nervoso."-
-"Va a farti fottere!"-
Mi poggia una mano sulla spalla, scuotendo il capo, divertito.
-"Suvvia Ian, non essere sempre sulla difensiva."-
Chiudo gli occhi provando a placare la mia rabbia, poi li riapro.
-"Sei ridicolo. Sappi che, la parte del padre comprensivo non ti si addice per niente."-
Ride di gusto.
-"Oh figliolo, così però mi ferisci."-
-"Per l'ultima volta: Cosa. Diavolo. Vuoi?"-
Lui si guarda intorno e dopo essersi accertato che nessuno stia ascoltando la nostra conversazione, si decide a parlare.
-"Desideravo semplicemente complimentarmi con te."- esordisce, tronfio di soddisfazione. -"Credevo che passare tutto quel tempo in compagnia di quella sempliciotta di Grace Miller ti avrebbe rammollito, ma mi sbagliavo. Il nostro piano sta finalmente cominciando a dare i suoi frutti."-
Sbatto le palpebre, letteralmente basito.
"Non ci posso credere!"
-"Nostro? Oh no, non azzardarti nemmeno ad attribuirmi il merito di tutta questa storia, perché sei stato tu. Tu hai architettato tutto quanto, per arricchire ancora di più il tuo conto in banca!"- mi lancia un'occhiataccia intimandomi di fermarmi, ma ormai sono al limite. Troppo dolore, troppa rabbia, troppo disgusto.
-"Hai giocato con la vita di tutti, distruggendo per sempre la mia. Stai per rovinare quel brav'uomo di John, perché ammettere apertamente che lui è migliore di te farebbe impazzire il tuo orgoglio. Ma tu lo sai. Tu sai perfettamente che è così. Lui è in gamba, brillante, ha carisma da vendere e tu... Beh tu sei solo uno sporco assassino, che merita di bruciare fra le fiamme dell'inferno."-
La sua mano afferra con forza il mio braccio, nel disperato tentativo di mettermi a tacere.
-"Adesso basta!"- esclama, letteralmente fuori di sé.
I suoi occhi si riducono a due fessure mentre a stento, riesce a controllarsi.
-"Non ti conviene tirare troppo la corda, Ian. Tu non mi conosci davvero, non hai la minima idea di quello che potrei diventare."-
Reggo il suo sguardo furente, senza esitazione.
-"Frottole."- sussurro con la voce carica si disprezzo.
La sua presa sul mio braccio, si fa più salda.
-"Smettila di provocarmi!"-
Sorrido sprezzante.
-"Cos'è? La verità ti fa male, caro paparino?"-
Lo sguardo minaccioso che mi rivolge, vale più di mille parole.
-"Ti consiglio di chiudere la tua dannata boccaccia e abbassare la cresta, figliolo. Dio non voglia che alla povera Grace venga fatto del male. O l'hai dimenticato? Il mio uomo in questo momento, è proprio con lei. Quanto tempo credi che possa servirgli, per uccidere quella sudicia piantagrane?"-
Lo fulmino con lo sguardo.
-"Stai bleffando."-
-"Oh io non credo proprio."-
Serro la mascella, dandomi una rapida occhiata in giro.
Poi mi scrollo la sua mano di dosso, dandogli uno spintone violento. -"Fottiti George Smith! Sto per sposare Jennifer e il patrimonio degli Wild presto sarà tuo, non hai nessun motivo per farle del male."-
Sorride.
-"Oh cielo, sei davvero un ingenuo."- le sue parole mi tolgono il fiato.
Impallidisco.
-"Che cosa significa?"-
"Qualcosa mi dice che questo incubo non finirà mai."
Si avvicina al mio orecchio, come un infido serpente.
-"Non avresti dovuto fidarti, Ian. Non sono mai stato un tipo che mantiene le sue promesse."-
Il mio cuore si ferma.
"No. Non è possibile."
Abbasso lo sguardo, in preda alla disperazione.
-"Mi avevi dato la tua parola."- sussurro, allibito.
-"E tu ovviamente, mi hai creduto."- esclama, trasudando arroganza da tutti i pori.
Le mie pupille si dilatano in preda allo sconcerto.
Ride di gusto.
-"Ah Ian, mi fai pena. Fai credere a tutti di essere un duro, ma in realtà sei solo uno stupido sempliciotto. Anche tua madre era come te. Gli dissi che ti avrei lasciato alle sue cure e che non le sarebbe accaduto mai nulla di male."- fa una breve pausa. -"Immagina poi il suo stupore, quando si è vista legare una pietra al collo."-
Dentro di me, tutto il mio mondo implode in un caotico e disastroso big bang, mentre lo vedo tornare al suo posto come se nulla fosse.
Respiro veloce.
"Che tu sia maledetto George Smith!"
Poi stringo i pugni, mentre tutto il mio corpo trema in preda alla rabbia.
Penso a mia madre e poi a Grace. "Io non voglio perdere anche lei."
Il reverendo Stone mi viene incontro, schiarendosi la voce imbarazzato.
-"Ian, la sua sposa sta per entrare."-
Una piccola orchestra comincia a suonare una delicata melodia.
La mia vista si appanna.
Mi sento perso, disperato, in trappola.
Come se stessi precipitando nel vuoto e non avessi uno straccio di paracadute.
Mi guardo intorno, provando a scongiurare il mio crescente senso di nausea.
Tra il brusio generale e i flash dei fotografi, le prime a comparire sulla porta sono le decine di damigelle scelte da Jennifer, per l'occasione. Marciano con un ridicolo bouquet fra le mani, ancheggiando a destra e a manca per attirare l'attenzione della stampa. Poi è il turno di Richard, sua moglie Julia e Odette. Esibiscono tutti e tre un sorriso raggiante, mentre percorrono la navata circondati dallo sguardo adorante dei presenti.
Io alzo gli occhi sul Bambin Gesù alla mia destra, formulando una breve preghiera per Grace.
"Ti prego. Fa che stia bene."
Poi torno a guardare davanti a me. Le prime note della marcia nuziale si diffondono attraverso un maestoso organo. Tutti gli ospiti si alzano girandosi verso la porta d'ingresso, ancora chiusa.
Mi inumidisco le labbra, deglutendo a fatica.
Poi le maestose ante si aprono e una lacrima scivola silenziosa sul mio viso.
Trattengo il fiato.
Jennifer compare sulla soglia, avvolta da un attillato abito bianco con una profonda scollatura sul décolleté.
La testa è coperta da un prezioso velo in organza e fra i capelli completamente raccolti, mi sembra di scorgere delle perle con dei lustrini.
La osservo con attenzione, mentre si guarda intorno nella chiesa affollata. È nervosa, inquieta. Poi i suoi occhi si posano su Bob Donovan e sembrano addolcirsi.
"Non l'avevo mai vista così vulnerabile."
Percorre la navata accanto a suo padre John, insolitamente serio e preoccupato. Quando arrivano entrambi davanti a me, l'aria che aleggia su di noi è carica di tensione.
Jennifer mi viene incontro, sistemandosi al mio fianco.
-"Ciao Ian."- sussurra con voce tremante.
-"Ciao Jenny."-
Scosto il velo dal suo viso e subito noto qualcosa di insolito. Ha gli occhi lucidi e gonfi.
Sta piangendo e qualcosa mi dice che non è di certo perché si sente felice.
"Mi chiedo se sia proprio a causa di Bob Donovan. E se alla fine si fosse innamorata di lui? Sarebbe un qualcosa di insolito, ma non di certo impossibile."
Dopo qualche secondo, padre Stone fa accomodare tutti gli ospiti.
-"Possiamo cominciare?"- ci chiede, catturando all'istante l'attenzione si entrambi.
Jennifer annuisce porgendo il suo bouquet di rose bianche a Julia. Poi il suo sguardo si posa su di me, così come quello di Stone.
Entrambi stanno aspettando una mia risposta.
Chiudo gli occhi, inspirando a fondo.
"Sembra che io non abbia più scelta ormai."
-"Proceda."- lo dico tutto d'un fiato, abbassando lo sguardo sulle mie mani giunte in preghiera.
"Dio solo sa però, quanto mi costa pronunciare queste parole."

Perché Sei Tu [Vol.2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora