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Cris POV
Part II

Lo studio del dottor Foreman si trova a Brentwood, un quartiere ricco ed elegante, ai piedi delle alture delle Santa Monica Mountains.
Mi guardo intorno, ancora incerto sull'entrare o battere in ritirata.
"Probabilmente questo dottor Foreman è solo un ciarlatano succhia soldi. "
Poi però penso al volto di Grace e alla conversazione avuta oggi in ufficio e mi convinco a fare almeno un tentativo.
Vengo accolto da Janine, una anziana receptionist bionda e con una gentilezza quasi stucchevole.
-" Lei è il signor Smith, suppongo."- mi dice guardandomi dall'alto in basso, con occhi fin troppo interessati.
-" Emh sì, sono io."-
-" Prego mi segua, il dottore la sta aspettando."-
Sbatto le palpebre confuso.
-"Di già?"- mormoro, mentre la seguo diligentemente.
-" Insomma credevo di dover aspettare qualche minuto prima di essere ricevuto. Non ci sono altri pazienti? Perché in tal caso, io potrei aspettare o tornare un'altro giorno."-
Mi sorride, mentre mi guarda con compassione.
"Fantastico, sono diventato anche un caso umano, adesso."
-" No signore, lei in questo momento è l'unico paziente in questo studio."-
-" Ah."- mi passo una mano fra i capelli, rimpiangendo il fatto di non essere scappato via, quando ne avevo la possibilità.
-"E così sono l'unico, eh?"-
"Cristo che ansia."
La donna davanti a me mi sorride con gentilezza.
"Ma sì certo, suppongo che per lei tutto questo sia normale e l'unico nel bel mezzo di una crisi, sia io.. Sicuramente deve averne visti parecchi di casi clinici, non sono né il primo né l'ultimo."
-" Comprendo il suo nervosismo signor Smith, ma mi creda quando le dico che non c'è nulla di cui avere timore. Il dottor Foreman è uno dei migliori professionisti nel settore e come tale, si assicura sempre che ai suoi pazienti venga data la giusta privacy ed attenzione. Si rilassi, vedrà che andrà tutto bene."-
Ingoio a fatica.
"Confortante, detto da una che sembra non avere mai visto un uomo in vita sua."
Vengo accompagnato nell'ufficio del dottor Foreman e letteralmente abbandonato sull'uscio della porta.
" E adesso?"
Faccio un passo in avanti, notando subito un uomo seduto a una scrivania, posta nel lato opposto della stanza.
"Che sia lui?"
-" Emh è permesso?"-
Appena i suoi occhi si posano su di me, si alza all'istante con un sorriso gioviale, venendomi incontro.
"È piuttosto informale per essere un medico."
Indossa un paio di pantaloni scuri, accompagnati da una camicia bianca e un paio di bretelle.
Niente giacca e cravatta.
Mi tende la mano con sguardo amichevole, ma qualcosa mi dice che è un tipo a cui difficilmente sfugge qualcosa.
-" Benvenuto signor Smith."-
-" La ringrazio dottor Foreman."- mormoro, mentre gli stringo la mano con decisione.
-" Oh la prego mi chiami semplicemente Steve."-
Mi invita a sedere ed io, da bravo design d'interni quale sono, proprio non posso fare a meno di guardarmi intorno, con interesse.
Due enormi divani in pelle, sono posti attorno ad un tavolino in legno di ciliegio, che richiama l'arredamento sobrio ed elegante dell'intero ambiente.
Non ci sono molti soprammobili, se non qualche cornice di famiglia, sparsa qua e là e un'enorme scatola di fazzoletti a portata di mano, per ogni evenienza.
"Beh sicuramente è meglio di quanto mi aspettassi."
Provo a rilassare le spalle mentre il dottor Foreman, si accomoda sul divano di fronte al mio.
Mi sorride, ma con i suoi occhi scuri, è evidente che sta prendendo nota di tutte le mie mosse.
-" Allora signor Smith, mi dica in che modo posso aiutarla."- esordisce con voce vellutata.
-" Beh."- borbotto con tono sommesso. -" Qualche settimana fa sono stato in ospedale e ho scoperto di soffrire di attacchi di panico. È stato il dottor Stewart a parlarmi di lei."-
"Ma come? Credevo che lui fosse già a conoscenza di tutto. E allora per quale diavolo di motivo me lo domanda? Come se per me, non fosse già abbastanza imbarazzante."
-" Oh sì ora ricordo."-
Vedo le sue labbra incurvarsi.
-" Se non sbaglio è stata la sua ragazza a chiamarmi per fissare un appuntamento."-
Sbatto le palpebre perplesso.
-" Davvero? Credevo che fosse stato il dottor Stewart a farlo."-
Sorride.
-" Mi dispiace deluderla allora. Che ne direbbe se iniziassimo ad utilizzare un tono, un po' meno formale?"-
Aggrotto la fronte.
-" S-sì, certo. Va bene."-
Provo a mantenere un'espressione seria, ma l'idea che lui abbia pensato che Grace fosse la mia ragazza, in qualche modo mi mette di buonumore.
Lo vedo recuperare una cartella dalla sua scrivania, per poi tornare a sedersi.
-" Cris Ian Smith, molto bene ragazzo mio, vedo che hai ben due nomi. Potresti dirmi quale utilizzano usualmente i tuoi cari?"-
Alzo un sopracciglio, non capendo l'utilità della sua domanda.
-" Ian, mi chiamano tutti Ian."-
-" Molto bene e cosa mi dici invece della tua ragazza? Anche lei ti chiama in questo modo?"-
"Suppongo che si sia riferendo a Grace."
-" No lei..."-
Abbasso lo sguardo, accavallando le gambe.
-"Lei preferisce chiamarmi Cris. Comunque non è la mia ragazza."- dico a denti stretti.
-"Davvero?"-
-" Già, noi siamo stati insieme molti anni fa ma ora..."- faccio una breve pausa.
-" Ora non più."-
Il dottor Foreman mi ascolta con attenzione.
-" Una vecchia fiamma dunque, eppure non mi sembra di scorgere alcun tipo di risentimento nella tua voce."- Faccio un sorriso forzato, sistemandomi meglio sulla poltrona.
-" Beh non ne avrei motivo."-
Lui appunta qualcosa sul suo taccuino, poi torna a posare i suoi occhi su di me.
-" Ha mai pensato di tornare con lei?"-
-" No."- la mia risposta secca, stupisce anche me.
-" Perché no?"-
"Ok, questa storia adesso mi sta stancando."
Faccio un respiro profondo, passandomi nervosamente una mano fra i capelli.
-" Potremmo non parlare di lei, per favore?"-
Lancio un'occhiata nervosa verso di lui, che nel frattempo non sembra fare una piega.
-" Ma certo Ian. O preferisci che ti chiami Cris?"-
-" Ian andrà benissimo."- mi affretto a rispondere.
-" Lo preferisci rispetto a Cris?"-
Faccio un respiro profondo.
-" Solo Grace mi chiama in quel modo."-
Mi guarda scaltro.
-" Grace? E così che si chiama la tua ex ragazza?"-
" Cavolo mi ha fregato. Sapevo che alla fine, il suo nome mi sarebbe sfuggito."
-" Sì ma gliel'ho già detto, non voglio parlare di lei. Non sono qui per questo."- mormoro, provando a non far trasparire il mio disagio.
-" Vedremo. Ad ogni modo, tu sei qui per risolvere il tuo problema con gli attacchi di panico, ed io sono pronto ad aiutarti a patto però, che tu sia il primo a volerlo davvero."-
Vedo i suoi occhi, scrutarmi con attenzione alla ricerca di una risposta.
" A patto che io lo voglia davvero, eh?"
Ripenso al volto preoccupato di Grace e alla sua determinazione, nel voler fissare a tutti i costi un appuntamento con il dottor Foreman, per aiutarmi a guarire.
"Le parole dell'uomo davanti a me, di certo sono pertinenti. Io voglio risolvere il mio problema?"
Sorrido.
"Sì e non solo perché questo potrebbe aiutarmi a stare meglio, ma anche perché lo devo alla ragazza testarda grazie alla quale questa sera, sono qui."
-" Io voglio solo poter risolvere questa faccenda dottore."- dico con determinazione, mentre un sorriso soddisfatto compare sul suo volto.
-" Molto bene Ian, allora io direi di cominciare da quello che sappiamo con certezza. Ovvero dal fatto che un attacco di panico, è caratterizzato dall'insorgere improvviso di episodi di angoscia intensa, che sopravvengono senza alcuna prevedibilità e senza la possibilità di essere bloccati. Generalmente, così come nel tuo caso, essi sono accompagnati da forti manifestazioni neurovegetative, quali palpitazioni, tachicardia, vertigine, tremori corporei e soprattutto, sensazione di soffocamento.
Ovviamente la mia opinione, è che la tua crisi di panico abbia un'origine squisitamente psichica, ed è proprio su questo che dobbiamo lavorare, perché più andrai avanti, più i tuoi attacchi potrebbero peggiorare."-
Sbatto le palpebre, assimilando piano le sue parole.
-" Peggiorare? In che modo?"- chiedo esitante.
-" Beh diciamo che potresti avere letteralmente, la sensazione di morire."-
"Oh mio dio, ditemi che sta scherzando."
Lo guardo a bocca aperta, impallidendo.
-" Ma come è possibile?"-
Si stringe nelle spalle, guardandomi con comprensione.
-" Beh diciamo che succede perché durante un attacco di panico, è il corpo a parlare della propria morte, o meglio, della propria agonia. Anche nel tuo caso, non ne abbiamo ancora parlato nel dettaglio, ma sono sicuro che tu ti senta come se lentamente tutte le tue paure prendessero il sopravvento su di te, facendoti perdere il controllo sulla tua razionalità."-
"Porca miseria ha ragione."
-"Diciamo che quando le tue crisi diventeranno più intense, tu saprai con esattezza che non starai per morire, ma nello stesso tempo, perderai la capacità di arginare la tua paura e questo ti porterà a credere di essere a un passo dalla morte, anche se si tratterà solo di una condizione apparente."-
Sbatto le palpebre, cercando di assimilare con razionalità le sue informazioni.
" Dio santo, questo è peggio di quanto immaginassi. Insomma, io credevo che si trattasse semplicemente di imparare a controllare le mie emozioni, ma mi sbagliavo."
-" Entro quanto tempo la mia situazione potrebbe peggiorare?"-
-" Non saprei, ma un ruolo fondamentale potrebbe giocare la tua immaginazione e di conseguenza, la tua risposta emotiva.
Ad ogni modo, la cosa più importante in questo momento e sulla quale dobbiamo lavorare, è il fattore scatenante delle tue crisi. La cosa o la persona che ha scaturito in te questa reazione.
Ci sono volte in cui gli attacchi di panico compaiono nel corso di una crisi di identità, in momenti di trasformazione oppure, a causa di bruschi abbandoni o cambiamenti dove la separazione dal partner, viene sentita come un crollo del sè e delle proprie sicurezze."-
Abbasso lo sguardo, nascondendo il volto fra le mani.
" Sono l'uomo più fottuto sulla faccia della terra."
-" Sarò onesto con te, molte persone ed anche molti dei miei colleghi, ricorrono anche a degli psicofarmaci per far fronte a questi attacchi, ma francamente non credo che portino a nulla di buono, se il problema di fondo rimane."-
-" Quindi?"- gli domando ormai sull'orlo della disperazione.
-" Quindi da oggi in avanti, io devo diventare il tuo unico e solo punto di riferimento. Se hai un problema, se senti l'insorgere di un nuovo attacco, chiamami. Io ci sarò sempre per te. Sensazioni, emozioni, io voglio sapere tutto quello che ti passa per la testa.
Niente segreti, niente bugie.
Io voglio semplicemente la verità, nuda e cruda.
Fidati di me Ian ed io ti prometto che insieme potremo risolvere presto, le cose.
Hai la mia parola."-

Perché Sei Tu [Vol.2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora