Immagina Manuel Neuer

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Il viaggio in pullman durava da oltre sette ore.
Era il prezzo da pagare per arrivare a Monaco.
La gita scolastica era iniziata male, con la pioggia, il fango sulla strada, e quel paesino sperduto nell'Alto Adige; ma la prospettiva di visitare la Germania era tanto allettante da alzare alle stelle i vostri livelli di sopportazione.
L'autobus bianco si fermò nei pressi di uno spazioso parcheggio, per permettere agli autisti di riposarsi con un caffè al bar e a voi ragazzi di scattare foto e gironzolare per le strade di Monaco.
Scendesti dal mezzo e ti accodasti al un gruppo accompagnato dal tuo professore preferito.
Superaste il pullman e uno spettacolo si parò davanti a vostri occhi.
L'Allianz Arena si ergeva in tutto il suo immacolato splendore, illuminato dalle prime luci rosse del tramonto.
Tu e due ragazzi chiedeste al prof. di portarvi all'interno per dare un'occhiata e lui, appassionato di ccio fino al midollo, non se lo fece ripetere due volte.
A passo svelto raggiungeste il corridoio d'entrata e mai vi sareste aspettati di trovarli lì.
L'intero Bayern al completo vi dava le spalle mentre raggiungeva gli spogliatoi.
-È Neuer!- urlasti in preda alla gioia.
-Chi diavolo è?- uno degli scolari in gita osò farti questa domanda e tu gli sbraitasti contro che era il portiere più forte del mondo, con la destrezza e il coraggio di un leone e l'agilità e l'eleganza di un cervo, riempiendo ogni frase con tanti di quei complimenti assurdi da generare l'iralità di alcuni dei presenti.
-Sehr gut! Io potere un po' di Italienish...mh...How can I say "verstehen"in Italian? It means understand...-
Lui ti aveva rivolto la parola.
E ti sorrideva.
Non riuscivi a smettere di ricambiare sorridendo come un'ebete davanti a quel volto pallido e perfetto.
-Capire...- sussurrasti.
-Oh, grazie Schatz!- Si avvicinò a te e ti tese la mano.
Ti aveva chiamato tesoro.
Afferrasti la sua mano, senza stringere troppo e gli dicesti il tuo nome senza bisogno che lui te lo chiedesse.
-Du hast eine wunderbare Namen!- ora eri davvero pietrificata e riuscivi a malapena a respirare.
-Posso...- quei lontani ricordi del tedesco studiato alle medie di certo non ti aiutavano -Kann ich...- fin qui ci eri arrivata, ora non ti mancava altro da fare se non completamente la richiesta con "avere la tua maglia".
O dovevi dargli del lei?
Troppo pensieri affolavvano la tua mente, e l'unica cosa di cui eri certa era che Manuel Neuer ti stava tenendo per mano.
-Ja!- ti lasciò le dita e portò le mani al bordo della sua maglia.
Come se ti avesse letto nel pensiero, se la sfilò e la poggiò sul tuo braccio ancora teso verso il suo corpo dai muscoli scolpiti.
Vedendoti rimanere lì, immobile, ti scompigliò i capelli per rassicurarti e ti sorrise ancora una volta, prima di raggiungere i suoi compagni.
Quando riuscisti a riprendere c'erano tutti i tuoi amici che ti guardavano con invidia.
Il professore suggerì di andare a vedere gli allenamenti dagli spalti.
In porta c'era lui, intento a parare o tiri di Müller, con solo i pantaloncini verdi addosso, mentre tu stringevi trionfate fra le mani il capo che avrebbe completato la sua divisa.

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