Immagina Ferragosto

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Erano le 22 esatte e tu eri lì a dondolarti sulle gambe aspettando che il resto del gruppo arrivasse.
Non conoscevi molti di loro, ma ti eri adeguata alle amicizie che i tuoi amici avevano stretto in poco con tutti gli altri turisti accanto al vostro ombrellone.
Dopo appena dieci minuti quella ventina di teste maschili ti raggiunge, tutti carichi di buste della spesa con panini, bibite, alcol, schifezze di ogni genere, dalla cioccolata agli orsetti gommosi.
-Raga vi ho preso le cartine!- la voce femminile di fece sobbalzare: erano arrivate anche le altre dieci ragazze del gruppo, munite di tutto l'occorrente per una serata da sballo.
Vi incamminaste per il lungomare chiacchierando fra voi e arrivaste allo spiazzo di sabbia deserto, dove sareste rimasti indisturbati per tutta la notte.
Venti minuti e i teli erano distesi attorno al grande falò, le buste svuotate e i due maschi-cuochi alle prese con griglia e salsicce.
-Vuoi?- un biondino dal viso smunto e pallido ti passò una sigaretta appena fatta sotto al naso e tu accettasti sorridendogli.
Subito si rimise all'opera rollando quello che sembrava più di semplice tabacco.
Poi passò la sua lingua sulla cartina per sigillare il tutto.
A lavoro compiuto, era una canna perfetta.
-Azzo! Ci sai fare!- scherzasti con lo straniero.
-Eh, da noi devi saperlo fare o sei fuori!- aveva una voce calda e melodica.
-Di dove sei?-
-Chissà perché mi fanno tutti la stessa domanda dopo questa frase.- si mise a ridere chinando la testa e tu sentisti di aver fallito, ma poi lui ti guardò di nuovo e tutte le tue speranze rinacquero. -Fa' un tiro!-.
Lasciasti la sigaretta alla ragazza che avevi di fianco e avvicinasti le labbra alla carta giallastra fra le dita ossute del biondino.
Inspirastì il necessario per tossire un po' e una fitta ai polmoni ti colpì.
Lo guardasti tirare su e fumare a sua volta.
Il pensiero di poggiare ancora le labbra dove erano rimaste tanto a lungo le sue ti fece chiedere un'altro tiro.
Condivideste interamente quella canna ed altre due vi aspettavano, appena preparate dal biondo.
-Ehi io non ti ho ancora chiesto come ti chiami!- per metà stordita gli parlasti e lui abbozzò un nome che non capisti bene.
Fingendo di aver sentito riprendesti a fumare e senza rendertene conto arrivasti ad avere fra le mani la terza canna della serata.
Ti passarono un bicchiere colmo, forse di quella vodka ai frutti di bosco che adoravi, o forse di vodka liscia, ma te ne accorgesti troppo tardi, quando il liquido già bruciava nella gola.
Provando ad alleviare tirasti ancora un po' d'erba, ma la testa girava troppo forte.
C'era qualcosa nel bicchiere, ma ti lasciasti guidare dai tuoi amici verso una lastra di legno su cui strisce bianche non aspettavano altro che essere inspirate.
Sentisti la voce del biondino chiamarti e le sue mani scuoterti lentamente, senza preoccupazione.
Ti sentivi a pezzi, il tuo intero corpo scottava, non riuscivi a muovere le dita, il respiro era sempre più caldo e faticoso.
Urlasti, aprendo più volte la voce, ma ne uscì solo un sottile sibilo.
Ma qualcuno sembrò finalmente accorgersi di te e dei tuoi spasmi.
Urla confuse, mentre il fuoco divampava, troppo lontanto da te per riscaldarti dalla folata di gelo che ghiacciava i tuoi muscoli.
Riuscisti appena a sentire la sirena rossa e blu infrangere l'aria e poi perdesti i sensi, consapevole che sarebbe stato per sempre.
Il tuo caso venne presentato nei maggiori tg di cronaca: la tua morte per overdose fece scalpore per i primi tre giorni; poi tutti si dimenticarono di te, morta invano e senza gloria.

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