Immagina Mario Gomez

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Su richiesta di @manicomiodegliangeli

"Caro Mario,
avrai già capito, ricevendo questa mia lettera, che non ti hanno accettato nella squadra. Sarebbero bastati pochi punti in più per averti qui.
Conserverò alcuni dei filmati che hai inviato al club, so che non me li chiederai, perché tu non chiedi mai niente, non è vero? Sei sempre stato così, con me e con tutti gli altri. Non ti importerà nemmeno di aver perso questo concorso, tanto li disprezzi tutti; tanto la vita per te non è una sfida, ma un dolce sentire, un bearsi del respiro, un godersi ogni attimo
Oh Mario, come vorrei vivere anch'io a modo tuo, senza preoccupazioni, con addosso sempre la stessa maglia bianca della tua adorata squadra del cuore, col pallone fra i piedi e il vento del tuo paesino fra i capelli, impegnato ogni momento in pensieri differenti.
Pur di continuare a respirare la tua semplicità, hai preferito non seguirmi, e persino quando ero pronta ad abbandonare tutto per te, tu hai continuato a sorridermi con innocenza, dicendomi che quello era il tuo mondo, la porta era aperta. Peccato che io non abbia mai visto quella porta, o mi ci sarei tuffata ad occhi chiusi.
Ho scritto molto, non mi va di aggiungere parole... tanto non me ne chiederesti altre, ti faresti bastare ciò che hai, e ciò che hai avuto.
Sii felice Mario.

Sempre Tua"

Erano passati anni, decenni. Avevi inviato quella lettera a colui che era stato il primo uomo a regalarti la felicità, a colorare le tue giornate. Avevi sperato, scioccamente, che lui potesse risponderti, o almeno che ti dimostrasse quanto tenesse a te. Ma aveva taciuto per troppi anni, e nel frattempo avevi approfittato dei suoi silenzi per rifarti una vita, relegando nell'angolo più buio della tua mente la sua voce. Quell'esperienza ti aveva cambiata, ma hai preferito seguire le mode del tempo, cucendoti addosso una vita troppo stretta per il tuo cuore in espansione. Avevi sofferto. Ed ora lui te la faceva recapitare indietro, da un indirizzo diverso, addirittura un paese diverso -si era trasferito, chissà perché, chissà con chi- in una busta che conteneva l'unica foto che vi ritraeva assieme, quella per cui lui aveva passato un'intera settimana a pregarti di metterti in posa. Sul retro poche righe, scritte da una mano più matura, che aveva calibrato ogni parola, ogni segno sul foglio lucido.

"Rileggo spesso la tua lettera, e mi commuove ogni volta vedere quanto di me tu sia riuscita a vedere. Era una lettera d'addio, senza dubbio, per questo non ti ho mai risposto, almeno fino ad ora. Perché adesso ho capito che agli addii si risponde, lo si fa quando tutto si annebbia, e non ne rimane che il ricordo, di un profumo, di un gesto, di un sorriso. Non ti racconterò di me, mi conosci abbastanza, sei forse l'unica, né chiederò di te, perché mi piace ricordarti così come ti conoscevo. Se vuoi, non rispondere: sentivo solo il bisogno di farti sapere che vivo ancora, e che penso ancora a te.

Saluti da un passato lontano."

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