Immagina Julian Draxler

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Il solito falò di ferragosto era troppo lontano per scaldarti, ma per tua fortuna due amici conosciuti per l'occasione ti facevano compagnia, poggiati accanto a te sul tuo telo.
L'unico che volevi accanto a te, però, era troppo indaffarato a tracannare superalcolici, e solo ogni tanto veniva a farvi un breve saluto.
Si stava avvicinando l'alba quando  decidesti di alzarti per fare due passi sulla battigia accarezzata dalle onde, da sola, senza l'ingombrante presenza dei due adulatori.
Senza dare spiegazioni ti allontanasti.
Poco dopo sentisti dei passi alle tue spalle e la luna, che stava ormai tramontando, proiettava un'ombra maschile fin sulla riva.
<<Su, andiamo.>> Era Julian, che con la voce resa stridula dall'alcol ti faceva segno di seguirlo lungo la spiaggia.
<<Hai passato tutta la serata con quei due!>> il vostro passo era svelto, ed in poco tempo arrivaste alla fine del lungomare.
<<Potevi venire anche tu>>  Lui salì su una roccia, facendo spazio anche per te. <<Julian sta' attento, sei ubriaco: non ti reggi in piedi!>>.
<<E tu stai zitta. Vieni qui...>>  il suo viso era diventato torvo, ma ti voleva con sè su quei massi bianchi rischiarati dalle prime ombre del mattino. Allungò la mano verso la tua, convinto di poterti aiutare a salire, ma per poco non rischiò di ritrovarsi di faccia sulla sabbia. Ti poggiasti sulla sua coscia, un po' per mantenerlo seduto e un po' perché lo avevi sognato fin troppe volte: tu sulle sue gambe.
<<Allora, perché non sei stata con me?>> inutile spiegargli che desideravi lui al posto di qualsiasi altro, cocciuto e ubriaco sapeva solo fissarti imbronciato.
<<Julian, io->>
<<Zitta, fa' parlare me!>> rispondeva così ad ogni tuo accenno, persino quando era lui a chiederti spiegazioni.
Mentre le stelle scomparivano alle vostre spalle, sull'orizzonte si alternavano gli strati di bruni sempre più chiari lungo il bordo del mare, e tu stavi lì ad ascoltarlo lamentarsi e rimproverarti.
Poi d'improvviso sembrò recuperare qualche briciola di senno dicendo: <<Hai ragione tu, sono ubriaco, e so anche che domattina mi pentirò di non essermi goduto la nottata con te. Guardami.>> poggiasti una mano sul suo volto facendogli alzare la testa verso il tuo viso <<ecco i tuoi occhi, al buio non li vedo, ma quante volte li ho sognati, belli, saprei descriverli anche adesso.>> i primi raggi del fuoco che sorgeva sull'acqua colpivano le tue guance diventate rosse per quella sua inaspettata e dolce confessione.
Gli accarezzasti il petto. <<Non essere mai geloso, non potrei preferire nessun altro a te: ormai i miei occhi sono tuoi.>> una patina umida ti sembrò rivestire le sue iridi; "per l'alcool" ti suggeriva la mente, ma speravi fosse per l'emozione.
<<Mi perdoni?>> ti chiese innocente, e tu non potesti negargli il tuo "sì".
<<Ed ora posso avere un bacio?>> fu la seconda richiesta. Lo osservasti per un po', mentre si contorceva per il mal di testa della sbronza. Gli stampasti un bacio pieno e morbido sulla fronte.
<<Quando starai meglio te lo meriterai!>> con un fare un po' bambinesco lui acconsentì stringendoti sul suo addome, e insieme vi godeste insieme quel che restava dell'alba.

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