Immagina Ruo

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<<Coniglietto?>> lo chiamasti dall'uscio, immobile, senza che il pensiero di entrare nel suo nascondiglio ti sfiorasse la mente.
Sussurrasti di nuovo quel nomignolo cercandolo nel rifugio che aveva creato.
Dietro ad un paio di grossi cuscini, piegato sotto la scrivania, c'era quel bimbetto con cui vivevi da circa quattro anni, adottato a nemmeno due anni di vita.
Le sue manine nascondevano il capo, ricoperto di soffici capelli nocciola.
Ti sembrava di rivederlo ancora fra le braccia della tua defunta moglie, morta improvvisamente di "una febbre molto alta" (così definivi la malattia che l'aveva colpita).
<<Matteo, dai, fa' il bravo!>>
<<Tu non lo fai!>> la sua veloce risposta non ti diede il tempo di pensare.
<<Perché dici questo?>> domandasti incuriosito per davvero, colpito da quella freccia di amarezza che era stata scagliata dritta sul tuo cuore, sottile e rapida quanto la lingua del bimbo.
Lui non disse alcuna parola, né tentò di giustificare la sua affermazione.
<<Vieni fuori,>> questa volta il tuo tono non ammetteva repliche, <<ora.>>. Lui sgattaiolò timidamente fuori dal morbido giaciglio che si era creato, tutto avvolto nel suo costume carnevalesco.
<<Avanti, sentiamo: cos'ho combinato?>> incrociasti le braccia col tuo solito fare ironico e perplesso insieme e lo guardasti, in attesa di risposta.
Il piccolo si sistemò meglio la tuta grigia con tanto di codino e si coprì la testolina col cappuccio felpato provvisto di orecchie lunghe.
Il tutto senza proferire parola; ma sapevi che adorava fare il vezzoso.
<<Hai litigato con Adriano!>> sputò mettendo il broncio.
Inarcasti un sopracciglio e ti voltasti verso destra, sussurando parole che il tuo figlioccio avrebbe fatto meglio a non sentire.
Lui sorrise per la tua buffa espressione e poi si avvicinò a te.
Il suo corpicino era minuscolo in confronto al tuo corpo da adulto e raggiungeva, comprese le orecchie del costume, appena il tuo torace.
<<Promettimi che fate pace! Voi due siete i miei papà, non potete fare i cattivi. Oppure dovrò prendere provvedimenti!>> ridacchiò imitando la tua voce, mettendo persino le zampette pelose l'una sull'altra, cercando di muovere le dita come uno di quei supercattivi dei fumetti che adorava.
<<I provvedimenti, in questa casa, li prendo solo io.>> lo sollevasti da terra in un baleno e il suo sgambettare servì a ben poco quando te lo stringesti al petto, portandolo verso la porta d'ingresso.
Lo poggiasti delicatamente a terra e ti caricasti in spalla il suo piccolo zainetto.
Dopo qualche raccomandazione su cosa fare e non fare durante la festicciola di prima elementare, ti lasciasti sfottere un po' da quel coniglietto grigio, tirandogli di tanto in tanto il codino bianco lungo il tragitto.
<<E per favore, non far soffrire papà Adry!>> ti sussurrò all'orecchio, in modo che nessuno ascoltasse il vostro piccolo segreto, e tu lo rassicurasti con un bacio sulla tempia e un ironico cenno d'assenso, <<Tanto l'unico che può soffrire sono sempre io, vero?>> sorridesti rassegnandoti al tuo destino e salutando da lontano quel piccolo ometto che, almeno nel carattere, ti somigliava così tanto.

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