Immagina loro

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Su richiesta di ehjreus

Mancavano poco più di due settimane all'importante esame che tu e i tuoi compagni di corso avreste dovuto sostenere, e ti ritrovasti a passare quasi tutti i pomeriggi fra i banchi grigi della tua scuola.
Ma fu verso il terzo pomeriggio, in concomitanza con i consigli di classe, che quelle pareti ti sembrarono improvvisamente meno grigie.
Essendo arrivata in ritardo, terminasti la simulazione alcuni minuti dopo il termine di consegna, ma questo non fu un problema: il vostro professore vi aveva lasciato soli per presiedere i consigli del corso B dell'istituto.
Ti attardasti ancora per sistemare i libri nel tuo zaino e poi uscisti dall'aula, quando ormai tutti i tuoi compagni erano in cortile.
Per evitare di passare proprio davanti ai professori, prendesti le scale laterali. Due porte ti separavano da esse. La prima era spalancata e mostrava la classe, naturalmente vuota. Ma fu la seconda ad attirare la tua attenzione: la porta era socchiusa, mossa appena da un soffio di vento (segno che la finestra doveva essere aperta). Ti incuriosisti e facesti qualche passo avanti.
Probabilmente il bidello aveva voluto dimostrare ancora una volta la propria incompetenza lasciando finestre aperte e banchi sporchi.
Poggiata in un angolo, però, c'era una borsa che conoscevi fin troppo bene, dopo tutte le mattinate passate ad osservarla. Pensasti allora che il tuo docente si fosse sistemato lì in attesa del suo turno, ma fu proprio quando le tue dita sfiorarono la porta che l'atmosfera si tinse improvvisamente di rosa. O forse sarebbe meglio dire di rosso, rosso passione: il tuo professore di storia era a petto nudo e aveva i pantaloni sbottonati e aggrovigliati a metà coscia, mentre dai suoi boxer neri ancora incollati ai glutei sodi si rizzava il suo grande membro, duro e gonfio. Potevi vederlo solo a metà, perché la restante parte era stretta dalle pareti lubrificate di un sedere maschile, magro e sfilato, appartenente al tuo docente di filosofia. Lui, poggiato con i gomiti arrossati alla cattedra e piegato quanto bastava per aumentare il piacere, gemeva sotto voce, con le labbra serrate dalla forte mano del suo dominatore.
Non si accorsero dei tuoi occhi sbarrati, nascosti fra la porta e la parete, e continuarono senza inibizioni il loro sfrenato gioco di sesso. E mentre il filosofo accoglieva l'erezione che si impossessava più volte del suo corpo nudo, tu cominciasti a lasciar scivolare sul tuo sesso il piacere di quello spettacolo.
L'uomo che vi insegnava storia, dall'aspetto di un ragazzo galiardo, era stata la causa di molte delle tue fantastie erotiche, ed ora provavi quasi gelosia nel vederlo regalare il suo corpo ad un altro, oltre a pura eccitazione.
La mano del professore passò dalle labbra alla radice dei suoi capelli, ormai radi sulla testa del filosofo, e tirò il suo capo a sé.
<<Ora saprai cos'è la felicità!>> disse filosoficamente al dominato. Poi afferrò il suo membro, schiacciato sulla cattedra e bloccato nella sua erezione. L'altro si lasciò sfuggire dei gemiti che sembravano più strida di dolore che di piacere. Il docente si piegò sulla sua schiena e cominciò a muovere con forza il braccio e, allo stesso tempo il bacino, facendo bagnare ben due sessi in una sola volta: il tuo era, infatti, ormai fradicio, eppure non osavi sfogare il tuo piacere con le tue stesse mani.
Mentre i due raggiungevano l'apice della soddisfazione, l'uno incastrando i suoi denti perfetti nella schiena dell'altro per non urlare e l'altro schizzando il proprio seme sulla cattedra, tu giuravi, nella tua mente, che avresti ottenuto le stesse attenzioni da quell'avvenente professore di storia.
Scappasti tirandoti la porta alle spalle, e il rumore fece destare i due amanti dal loro peccato; ma tu eri ormai troppo lontana per essere notata.

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