Immagina Parmenide e Zenone

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Ascoltò il suo maestro stregare il vasto uditorio per quelle che sembrarono essere due ore, non avrebbe saputo dire esattamente quanto, poiché le sue impressioni non potevano essere che irreali.
Quando smise di parlare, i saggi lì radunati cominciarono improvvisamente a interrogarsi fra loro, scatenando un brusio confuso al quale il maestro non diede particolare conto.
Scese con tranquillità quei pochi scalini che lo separavano dalla folla e raggiunse il suo allievo più caro.
-Parmenide!- esplose lui con forse troppa foga, o troppo entusiasmo, rispetto alla calma a cui lo aveva istruito.
-Zenone, Zenone caro...- lo rassicurò lui colpendo la spalla del giovane con qualche colpo leggero -Ed anche oggi abbiamo stupito tutti!- disse imitando il ragazzo, incamminandosi poi lungo la strada principale della polis, tenendosi dei sottili rotoli stretti fra le braccia.
-Tu lo hai fatto maestro! Non hai eguali in tutta la Grecia!- rispose Zenone radiante. -Pensi di averli convinti, finalmente?-
-Oh Zenone!- sospirò -Tu sei guidato dall'amore e non dalla ragione!- nascose il piacere che aveva provato per il complimento dell'allievo. -No, non li abbiamo convinti. Perché non è questo il compito di noi sapienti! Non è facile accettare che al mondo sia vero solo ciò che la ragione ci dice, specie se questa verità è al di fuori della nostra portata. Ma tu, Zenone mio, mi difenderai un giorno, quando mi attaccheranno. Tu lo farai, vero?-
-Certo maestro!- rispose senza esitazioni e Parmenide lo guardò benigno.
Camminarono per pochi altri metri prima che il più anziano chiedesse alcuni minuti di riposo.
Chiese perdono per il suo essere ormai troppo vecchio, ma il giovane alto e bello gli sorrise e ne approfittò per ridefinire gli appunti presi poco prima.
Si riavviarono quando il sole prese a scendere dietro le colline, l'uno accanto all'altro, per le strade quasi deserte.
-Parmenide? Maestro?- richiamò l'attenzione dell'uomo prendendo coraggio.
Lui rispose con un sospiro e poi voltò il capo verso il giovane.
-Mi dai la mano?- chiese con la voce da bambino.
Parmenide sorrise, guardò in avanti e si ricompose; poi allungò la mano al ragazzo, che la sfiorò delicatamente prima di stringerla con forza.
-Parmenide, forse quello che dici è vero. Forse davvero il sentimento che provo nei tuoi confronti è puro doxa, pura opinione. Sarà anche finto, ma mi fa star bene. Ed è questo che conta per me!- concluse un po' incerto e guardò gli occhi del suo maestro in cerca di approvazione.
-Avvicinati- gli disse Parmenide facendo segno col dito.
Zenone, cercando di non mostrarsi spaventano, si fece sempre più vicino al suo maestro e fu sorpreso dal trovare le morbide labbra di lui sulle proprie.
-Par- il suo maestro lo zittì col dito e gli diede un secondo bacio, lento e morbido.
-Ti amo anch'io, mio dolce allievo!-

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