Tortura

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Su richiesta di @9Ninth

Lei è lì, ferma, soggiogata dal tuo volere.
La tua mano danza sulla sua pelle come guidata dalle sue urla soffocate, straziate e strazianti nel loro rumoroso silenzio.
Una lama fra le tue dita la fa contorcere in spasmi e le sue dita schizzano in convulse grida.
Vorresti arrivare all'intestino, allo stomaco, all'utero scarno e privo d'amore.
Immagini la tua mano affondarle nella carne, squarciarle le membra e trapassarle le costole.
Ma l'unico gesto compiuto è il lieve ondeggiare del braccio, tanto quanto basta ad incidere nella sua pallida pelle delle rosse parole di morte.
Non merita una fine effimera. Lei deve cogliere ogni attimo della tortura che ti accingi ad impartirle, della punizione che ogni sua azione merita.
La scaraventi sul muro con dolcezza, lasciando che sul tuo volto si dipinga il ghigno del male e sul suo il lamento della paura.
<<Oh, cara cara Flor...>> il tuo sussurro le attraversa l'esile corpo in un brivido e la percuote violentemente nell'animo.
<<Per-Perché mi fai questo?>>
<<Non parlarmi, essere immondo!>> interrompi i suoi insulsi singhiozzi e le ricordi quanto sia vano tentare di fermarti.
A causa della rabbia che la sua voce scatena in te, prendi a scagliarle contro gli oggetti più svariati finché non ti capita fra le mani un lungo coltello.
Lo agiti davanti ai suoi occhi impotenti e ti prendi gioco della sua mente, fingendo di usarlo per strapparle la pelle.
Lei piange, singhiozza, sospira.
La catarsi della vendetta ti libera e ti rende tanto leggera da far danzare il tuo corpo in ogni suo movimento.
Mentre sparisci nell'ombra solo la luce riflessa sul coltello rivela la tua posizione, e quando sei lontana abbastanza da non sentire più la sua flebile voce scagli il coltello, rigandole con precisione la guancia scarna.
Urla, si lamenta, sa fare solo quello.
La sua inutilità ti urta.
Ti precipiti su di lei, ti nutri della sua paura.
Estrai il coltello incastrato nel muro e lo lasci scorrere sulla sua gola tremante.
Respiri a fatica e le emozioni ti assorbono, ti guidano in ogmi tua azione.
Perdi il controllo delle tue mani, e non puoi impedire loro di conficcare la lama nel suo stomaco, avvertento un insano godimento nel sentire ogni tessuto del suo corpo cedere, ogni fibra lacerarsi.
Non senti più la sua voce.
Tutto il fastidio risulta silenzio; la confusione sprigiona l'oblio e ad ogni coltellata inferta vieni assolta dalla tua anima, giudice senza cuore.
Non conti più quante volte tu abbia trafitto il suo corpo informe, ripiegato su se stesso, schiacciato dal peso della morte eterna.
Puoi solo vedere le tue dita impastate dal suo sangue vecchio, dal sapore di ruggine, sentire la soddisfazione sprigionarsi nel tuo petto.
Lei giace al suolo senza più peccato, tu ti ergi vittoriosa e corrotta.
Chi ha avuto la meglio?

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