Immagina un venerdì

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Ringrazio shadowripper01 per parte del testo e per aver inscenato l'immagina con me sotto casa fingendo che stesse accadendo davvero e facendomi prendere un colpo ♥

Ti era sempre piaciuto uscire con gli amici a divertirti.
Almeno fino a quel fatidico venerdì: quel venerdì in cui vedesti cose che mai avresti voluto vedere e in cui dovesti fare i conti con il tuo lato più vulnerabile.
Quella che sembrava una tranquilla e monotona uscita con gli amici si trasformò presto in un'esperienza che cambiò per sempre il tuo modo di affrontare le tue paure, sempre che evadere da ogni pericolo possa ritenersi "affrontare".
Era quasi ora di tornare a casa per il coprifuoco delle 22.
Il pomeriggio era trascorso tranquillamente fra le lunghe passeggiate in periferia e le poche risate che riempivano l'aria ad ogni riferimento ai vostri professori o al vostro amico trans.

Eravate fermi davanti al portone d'ingresso di casa della tua amica: il vostro luogo di ritrovo, dove andavate a chiacchierare e a scrivere storie seduti sulle scalinate.
Ad un certo punto la discussione si concentra sul tema dell' horror, il tuo genere preferito com'era risaputo tra i tuoi amici.
Iniziaste a raccontarvi creepypasta a vicenda e a scambiarvi idee per i vostri racconti. Improvvisamente la luce si spense tra i vostri discorsi, silenziosi per non svegliare gli inquilini che dormivano.
Non era certo una novità.
Non volesti alzarti per accenderla, ostentando tutta la tua estrema pigrizia.
Fu allora che la tua amica accennò scherzosamente alla surreale ipotesi che potesse esserci un maniaco omicida nascosto al piano di sopra. Scoppiasti a ridere e pensasti fosse solo un'enorme cazzata.
Quasi per sfida, come per voler stare al gioco alzasti il capo verso la lunga e tetra scalinata che conduceva ai piani alti del palazzo.
-Signor assassino, io non ti vedo! Per vederti devo fare così- e prendesti a muoverti freneticamente -che sono un tergicristallo?- esclamasti a gran voce e trascinando le vocali, imitando chiaramente la tua stramba insegnante di filosofia.
I tuoi amici scoppiarono ridere, ma ad un certo punto, una voce malevola ed inquietante interruppe la vostra euforia.
"Io invece ti vedo"- disse lo sconosciuto.
Vi guardaste tutti negli occhi, in preda al terrore, sperando fosse un brutto scherzo.
Ma la voce proveniva indubbiamente dal piano di sopra.
"Ch.. Chi c'è? C'è qualcuno?"- provasti a dire quasi balbettando.
La risposta che ricevetti ti raggelò il sangue...
-Ora sei nella mia storia, una storia scritta col sangue e se fossi in te inizierei a scappare-.
Subito dopo una grossa lama affilata luccicò nella penombra, picchiettando contro la ringhiera.
Rimanesti paralizzato dal terrore.
Provavi a muoverti, ma non riuscivi a spostare un solo muscolo, né ad emettere il minimo suono, nonostante se avessi la forte tentazione di urlare con tutto il fiato che avevi in gola.
L'assassino scendeva lentamente le scale, facendoti fremere le vene.
Cominciasti a singhiozzare, come se ti riuscisse solo quello, pensando al tuo orribile destino, ma ben presto realizzasti che sarebbe servito a poco, così trovasti il coraggio di voltarti, notando che tutti i tuoi amici erano spariti; se l'erano data a gambe dalla paura.
Solo la tua migliore amica era rimasta lì insieme a te e si era rifugiata in un angolo, spaventata a morte per gli eventi che stavano accadendo così rapidamente.
Fu proprio lei, dopo essersi fatta coraggio, a cercare di tirarti via di lì prendendoti per un braccio.
Ma tu sembravi ghiaccio e non riuscivi a distogliere lo sguardo da quella oscura figura che stava venendo ad ucciderti, sul cui volto si dipingeva pian piano un ghigno malefico.
Ormai era a pochi passi da voi.
Si preparò a compiere il suo piano di morte con una potente coltellata al tuo stomaco, quando la tua amica, ti strattonò togliendoti dalla traiettoria del coltello e facendo cadere a terra l'uomo.
La vedesti correre e finalmente riuscisti a sbloccarti, fuggendo verso l'uscita. Improvvisamente qualcosa ti afferrò la caviglia, facendoti cadere rovinosamente a terra.
Ma continuasti a scappare.
Apristi il portone e corresti all'impazzata per tre isolati, senza fermarti mai, fino a quasi cadere per la stanchezza.
All'improvviso ti voltasti di scatto.
Te ne rendevi conto solo ora: la tua amica era scomparsa!
-Sara! Dove sei?- urlasti a vuoto per circa mezz'ora, ma della ragazza non c'era traccia.
Sara Mayer fu ritrovata in una copiosa pozza di sangue a mezzanotte di quella stessa sera, riversa sugli scalini. La causa della morte erano le numerose ferite da coltello e le sevizie inferte con crudeltà, ma dell'assassino non c'era traccia.
Erano passati due anni dagli eventi di quella notte e ogni giorno incubi spaventosi dominavano le tue nottate.
Lì all'ospedale psichiatrico la vita non era affatto semplice.
Ti avevano rinchiuso lì due giorni dopo il delitto, ti avevano accusato di essere un omicida e di avere dei problemi mentali.
Al processo quelli che erano stati i tuoi amici, coloro che erano presenti quella sera, avevano testimoniato contro di te, sostenendo che il tuo fanatismo per l'horror ti aveva fatto impazzire.
Avevano detto che avevi improvvisamente tirato fuori un coltello da cucina e avevi iniziato a delirare. I giornali ti avevano etichettato come un mostro.
Ma forse non avevano poi così torto.
Solo che sbagliavano nel definirti "matto".Non lo eri mai stato, forse eri solo diventato più creativo ed avevi solamente trovato un nuovo modo per esprimere le tue passioni, i tuoi sogni di vivere l'horror in prima persona.
Perché, a modo nostro, dobbiamo sempre cercare di realizzazione i nostri sogni, no?

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