Ti ritrovasti nel bel mezzo di quella conversazione chiassosa e confusa, con un paio di registri in mano da consegnare al professore, ora troppo impegnato a discutere per ringraziarti.
La classe era divisa fra il "fanno schifo" e il "quelli a fare schifo siete voi" e non ti servì molto tempo per capire su quale punto verteva quella stramba orgia di voci alle nove del mattino.
Ed improvvise furono anche le lacrime che cominciarono a farsi sentire, appensantite dal giudizio negativo dei tuoi compagni riguardo quella forma d'amore che avevi fatto tua da molto tempo.
<<Prfssò?>> sbottasti nel tuo dialetto privo di vocali, tenendo la testa bassa, <<posso andare al bagno?>> il tuo tono era confidenziale e deciso, quasi spavaldo.
L'ovvia risposta sarebbe stata un secco no dato l'orario, ma il docente non fece in tempo ad aprir bocca che tu avevi già raggiunto la porta dell'aula, diretto non verso il bagno, ma dritto contro il suo ufficio, l'unico luogo che ritenevi sicuro a quel tempo.
Ormai lasciava la porta di quella stanza sempre aperta per assicurarti un posto tranquillo, tutto per te, convinto che nessuno avrebbe dubitato del solito doppio scatto della vecchia serratura.
Ti accasciasti su una delle colonne portanti dell'intero plesso scolastico, che si trovava proprio in quella piccola sala rettangolare.
Probabilmente metà dei tuoi compagni stavano ancora discutendo su quanto fosse anormale essere omosessuali, senza pensare che proprio fra i banchi c'era chi viveva quel travaglio interiore da ormai quasi un anno.
<<Adriano!>> smettesti di tormentarti il ciuffo sempre meno biondo e girasti impercettibilmente il capo verso la porta: il tuo amante era lì, col viso sbiancato e il colletto della camicia sbottonato per bisogno d'ossigeno, la solita mano sul fianco e l'altra appoggiata allo stipite.
Entrò e si richiuse quel rettangolo verniciato di grigio alle spalle.
<<Scusa, forse non dovevo.>> il pensiero di aver creato sospetti ti infastidiva, ma non era nulla a confronto con la rabbia provocata da quel discorso insensato.
<<Sì, avresti fatto meglio a tapparti le orecchie.>> ti prese il mento a punta, appena coperto da una lieve barbetta e ti sollevò senza fatica, prestandoti un suo braccio per tenerti su.
<<Dopotutto, se sei così non puoi farci nient->> non gli lasciasti il tempo di terminare la frase perché avevi già sulla punta della lingua quella domanda che ti aveva tormentato per giorni e giorni.
<<Io non so se sono davvero così. Non so più se è giusto ciò che c'è fra noi. Non so se sono normale o malato, non so se voglio un uomo o una donna. Non so chi sono, non so qual è la mia strada!>> lui stava zitto, guardando un punto fisso sulla tua fronte, come se aspettasse ulteriori spiegazioni e tu, nonostante il fiatone e le nuove lacrime che cominciavano a sgorgare dai tuoi occhi mediterranei, continuasti. <<E non è questo il momento per scegliere. Almeno questo lo so. So di non essere all'altezza di tale scelta, non ora, forse mai.>> detto questo non avevi più il coraggio di guardare negli occhi il tuo amato docente.
Ma lui, dolce e premuroso come solo lui sapeva essere, comprensivo come solo un uomo che ha qualcosa di importante da insegnare ad un ragazzetto inesperto, ti prese entrambe le braccia con le sue dita lunghe e forti.
<<Ed io non ti chiedo di scegliere adesso, non ce n'è bisogno. Adriano, io ti starò sempre accanto, non importa se in futuro tu ricambierai o meno questo mio amore. Io ti assicuro che seguirò il tuo volo senza interferire mai, sarà sempre come se io non esistessi, perché l'essenziale è che esista la tua felicità, il tuo sorriso. Eppure io so cos'è nascosto in fondo al tuo cuore, al mio cuore, e non abbiamo bisogno di spiegarlo al resto del mondo, perché tanto il mio mondo sei tu.>> era una delle poche volte in cui parlava senza cadere negli intercalari dialettali. Ma la sua dichiarazione , lunga e rassicurante, non era finita. <<E adesso vieni qui!>> non ebbe bisogno di tirarti sul suo petto perché lo facesti da solo, come se non aspettassi altro che quel comando <<Chiudi gli occhi e vedrai che la tristezza passerà. Io so cosa provi. Ti prometto che ci sarò sempre per te, anche nei momenti più bui, pronto a sollevarti sempre... Proprio come ho fatto prima.>> un lieve sorriso spuntò sul volto di entrambi.
Il petto del tuo professore non era mai stato più comodo.
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Immagina
FanfictionRaccolta di IMMAGINA personali e su richiesta, qualsiasi genere, stile, personaggio e situazione. Copertina di @aliss19