Immagina Mario Götze

422 25 2
                                    

Uno scampanellio allegro ti attirò verso l'infermeria del campo.
Prima di entrare ti togliesti gli scarpini sporchi di terra e di erbetta e li poggiasti accanto ad un paio bianco lasciato lì in precedenza.
Erano quelli di Mario.
-Come stai?- gli domandasti quando eri ancora all'entrata, intenta a sistemarti le scarpe disinfettate.
-L'infermiera ha blaterato qualcosa sul non toccare la ferita o oggetti sporchi per evitare di infettare la ferita!-
-E tu sei lì a toccare un coniglio di cioccolato.- gli facesti notare sorridendo, -fammi vedere cosa ti hanno combinato!- sollevasti quelle sottospecie di lenzuola e scopristi la sua gamba, tutt'avvolta da bende rosse di sangue.
Ad alcune tue esclamazioni di sorpresa seguirono le sue risate.
Fece tintinnare di nuovo il campanello e ti puntò il dito contro -Vieni!- ti ordinò dolcemente.
Non riuscisti a resistere al suo richiamo e ti accomodasti al suo fianco.
Ti godesti i suoi mugolii mentre gli accarezzavi la rasatura fatta da poco.
-Quanto dura lo stop?-
Sospirò prima di risponderti:
-Beh, secondo la biondina, se solo la ferita fosse stata più profonda, avrei potuto dire addio ai miei legamenti e al pallone. Sono fortunato!-
Lo guardarsi di traverso per il nomignolo affibbiato all'infermiera della squadra e prendesti in mano il coniglietto.
-Sai...-cominciò lui -...sai perché sono fortunato?- i suoi occhi si scioglievano dalla dolcezza, erano languidi e sembravano caldi, come quelli di un micio assonnato.
Gli rispondesti scuotendo la testa, con le mani impegnate a rompere la cioccolata.
-Perché ho te!- disse lui.
Sollevasti un sopracciglio, contrariata dai suoi modi bambineschi, ma allo stesso tempo felice di quelle parole.
-Sì Mario, anch'io ti amo, ma adesso smettila e mangia questo! Mi sono preoccupata a morte a sentire le tue urla di dolore- gli sussurrasti porgendogli il pezzo di dolce.
Rimanesti lì a guardarlo mentre si rilassava. Poi prendesti il nastrino a cui era incollato il campanellino e glielo legasti delicatamente al polso, mentre lui sorrideva beato ancora stordito dal calmante.
-Ora riposa, amore mio.- gli lasciasti un bacio sulla fronte.
Stavi per uscire dall'infermeria quando la sua voce ancora da ragazzino ti fece voltare.
-Se ho bisogno di qualcosa muovo il polso!- fece tintinnare il campanellino dorato scoppiando a ridere, coprendosi le sue bellissime guance rosee con le mani, così come aveva fatto la prima volta che vi incontraste al campo, entrambi in divisa, accomunati dalla passione per il calcio.

ImmaginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora