Immagina Ruo

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Su richiesta di @ehjreus 

<<Siiiign!>> urlasti sollevandoti per istinto dal tuo divano. Eri rientrato in casa da appena cinque minuti e di eri già piazziato comodo al centro della sala da pranzo, con gli occhi incollati al televisore.

Ti eri arreso all'idea di un'Inter perdente, come al solito, che non avrebbe mai vinto contro la Juventus, squadra senza rivali in Coppa Italia. Nonostante tutte le scuse che trovavi con i tuoi conoscenti e con i liceali, sapevi benissimo che non ci sarebbero state speranze.

E, invece, la tua squadra ti stupiva, passaggio dopo passaggio, dribbling dopo dribbling, tanto da farti rientrare in fretta e furia nella tua calda casa subito dopo aver saputo dell'enorme successo riscosso.

Perišić aveva appena spiazzato il portiere bianconero e Zaza aveva già pensato a come vendicarsi; ma non servì nemmeno l'intervento del giovane Carrizo perché la palla centrò il palo, facendoti urlare per il sollievo.

Stringevi in una mano la lattina di birra che avevi strappato dalle mani del tuo compagno appena entrato, senza nemmeno salutarlo, e ad ogni minuto del secondo tempo che trascorreva senza goal la stritolavi maggiormente, fino a sentire il liquido frizzante scorrere lungo le tue dita e bagnare il parquet.

Su quello stesso pavimento in legno era disteso tuo figlio, adagiato su una morbida pelliccia nordica a giocare con le sue macchinine prima di collassare nel mondo dei sogni.

L'adrenalina era tanta e il tempo passava. L'entrata di Palacio portò una ventata di novità e poco dopo Brozović fu autore di una splendida doppietta.

Non urlavi così da stagioni calcistiche ormai troppo lontane; la gola ti bruciava per lo sforzo eppure, da bravo tifoso, non potevi fare a meno di esultare per quei tre splendidi goal che lasciavano la capolista a bocca asciutta.

Mentre ti risistemavi sul morbido divano, avvolgendo meglio la sciarpa neroazzurra al tuo collo, sentisti un dolce zampettare farsi strada sul divano e abbandonare il pavimento.

<<Papà, per favore, se l'Inter fa il quarto goal non urlare, sennò mi spavento!>>, i suoi occhi, così simili ai tuoi, sembravano implorarti e non potesti negare un abbraccio al tuo piccolissimo bimbo. Non urlavi così nemmeno quando lo sgridavi, e lui ne era ovviamente turbato.

Ti rendesti conto anche del pessimo modo in cui avevi trattato il tuo fidanzato e, lasciando la partita nei piedi dei giocatori, lo raggiungesti per chiedergli scusa. Lui ti sorrise, abituato a quel tuo modo di comportarti ad ogni partita dell'Inter, perché anche lui agiva allo stesso modo ad ogni match del Milan.

Ti spedì di nuovo sul divano ad assistere agli ultimi passaggi dei supplementari, ma questa volta eri più interessato alla tua famiglia che ad una mera partita di pallone.

Tenevi tuo figlio al tuo fianco, disteso, con la testa sulle tue gambe e il corpo raccolto sotto il tuo braccio.

Non urlasti nemmeno una volta, né quando Éder sbagliò tiro, né quando foste costretti a giocare i rigori; nonostante tutta la voglia di gridare, sussurrasti appena il tuo disappunto per quel rigore parato, che segnava senza alcun dubbio la vostra sconfitta; tutto pur di non svegliare e, soprattutto, di non spaventare il tuo dolce Matteo.

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