Immagina Neymar Jr

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Ti portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lasciando che gli occhi fossero interamente rischiarati dal sole, così alto in quel pomeriggio di inizio primavera.
I raggi di luce creavano strani effetti sul tuo viso e coloravano di oro la tua pelle chiara e di bronzo i suoi lineamenti delicati.
L'erba verde di Regent's Park era ancora fresca di rugiada e rendeva umidi i vostri vestiti, ma nessuno dei due riusciva a lasciare quella posizione, come ancorati a quel terreno che vi aveva fatto incontrarre pochi anni prima.
<<Quanto tempo è passato!>> sospirò lui, cercando, almeno per una volta, di sembrare serio.
Non eri abituata a quel tono: la sua voce era sempre stata scherzosa e alta.
Lo guardasti, sollevandoti appena sul gomito, e gli rispondesti.
<<Spero non sia una domanda!>> una volta tanto toccava a te rendere ironica la conversazione.
<<No amore, non lo è.>>, si sentì in dovere di rassicurarti <<Ricordi quando, due anni fa, ti colpii col pallone?>>
<<E l'ottico per farmi aggiustare gli occhiali da sole? Un colpo di genio per prendere il mio numero!>> ti appoggiasti a lui, ora così vicino da poter sentire il suo profumo, inconfondibile, riempirti le narici.
<<Dai, sii seria!>> avresti voluto ricordargli che eri sempre stata tu la seria della coppia, e lui l'inaffidabile, ma ti limitasti a sdraiarti completamente sul prato, lasciandoti scappare uno sbuffo.
Chiudesti gli occhi, ripensando al suo volto di due anni più giovane, ai suoi occhi mortificati sorpresi dal tuo sorriso.
<<Amore?>> apristi gli occhi e lui era lì, a pochi centimetri dal tuo naso, con le labbra socchiuse e quel dolce richiamo ancora in bocca.
<<Neymar...>> lo guardasti, confondendo ancora il ricordo con la realtà.
Anziché mordergli la pelle e farti mordere a tua volta dai suoi canini perfetti, gettasti le braccia al suo collo e sprofondasti nella sua calda stretta.
Lui fu travolto e quasi rotolaste sull'erba, scrutati dagli occhi indifferenti del londinesi.
<<Cucciola, che ti prende?>> disse lui accarezzandoti i capelli, senza riuscire a liberarsi dal tuo corpo.
Il tuo petto magro era perfetto per rilassarsi.
<<È stato il regalo più bello che potessi farmi. Tornare qui, dove ci siamo conosciuti. Grazie piccolo Ney!>> strofinasti le guance sulla stoffa ruvida della sua maglietta.
<<La piccola sei solo tu!>> Si strinse, se possibile, di più al tuo busto e avvolse le sue lunghe gambe allenate attorno alle tue cosce.
<<Anche se, in questo momento, non mi dispiacerebbe tornare in albergo!>> dicesti tu, guardandolo con la malizia dipinta negli occhi.

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