Immagina Lei

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Il suo corpo si ripresentava ogni notte alla tua mente; chiedeva di essere accolto, di potersi manifestare nella sua completa bellezza.

Ma più esso avanzava, maggiore era la tua ostinazione nello scacciare quell'insulsa fantasia.

Ogni tua resistenza cedeva però coll'incombenza dei sogni e l'addormentarsi della ragione: il tuo es diventava Signore dei tuoi pensieri, e lasciava libero sfogo alle passioni tanto soppresse.

Evitarla non bastava più, perché la tua mente ti spingeva a cercarla, a rincorrerla, a trovarla e osservarle gli occhi, i seni, la vita stretta, le gambe magre.

E guardarla non bastava più: sentivi il bisogno di sapere tutto ciò che la riguardasse, di oltrepassare le apparenze e avvicinarti al suo mondo.

Seguivi la scia che i suoi capelli lasciavano lungo i corridoi affollati, quel profumo inconfondibile che risaltava su tutti gli altri.

Un giorno, dopo l'ennesimo sogno, la raggiungesti in un luogo appartato, chiedendole di parlare.

Una strana sensazione appesantiva il tuo cuore, forse ansia, senso di colpa o stupore: eri rimasta, infatti, stupita dalla sua completa disponibilità, pronta a parlare con te anche nei momenti meno opportuni.

Camminava poco più velocemente di te, ma abbastanza affinché tu le rimanessi dietro, a contemplare le sue forme e i suoi glutei che si alternavano ad ogni passo.

Il rumore dei suoi tacchi cessò di scandire l'insolita passeggiata e tu prendesti fiato per parlare.

Prima di aprir bocca, però, fissasti i tuoi occhi nelle sue splendide e profonde pupille, come se i vostri sguardi potessero comunicare quello che la tua lingua non riusciva ad esprimere.

Contemplasti il tanto agognato corpo, interamente oggetto delle tue fantasie.

<<Io... Ecco, penso di...>> le tue labbra si schiusero appena e non si serrarono, permettendo al profumo della sua pelle di inebriare completamente la tua bocca.

La tua mano scivolò verso le sue spalle, sfuggita al controllo della ragione, e il contatto immobilizzò il tuo corpo e i tuoi sensi.

<<Non ti sarai mica innamorata di me?>> disse lei prendendoti delicatamente per il polso; le sue dita si stringevano attorno alle tue ossa sottili quasi impercettibilmente, in un tocco estremamente lieve.

La sua consapevolezza di ciò che stava accadendo, maggiore della tua, ti spiazzò e i tuoi occhi vennero coperti da un velo di timore.

Lei se ne accorse e portò la sua mano sul tuo viso, caldo per l'imbarazzo.

Sorrise.

<<Sono stata anch'io giovane come te,>> ti fece una carezza e poi posizionò la mano al centro del petto, accanto al tuo cuore, <<e ho amato anch'io. L'ho capito dai tuoi gesti e dai sorrisi che ogni tuo sguardo mi rivolgeva. Non temere, rimarrà un segreto, ma ti imploro: cessa di amarmi, perché non posso essere tua.>>. Furono le uniche parole che ti rivolse.

Rimase a guardarti a lungo, senza curarsi di eventuali occhi indiscreti, pensando solo a risolvere il turbamento che ti assillava da mesi ormai.

Non appena tolse la mano dal tuo corpo volgendosi dalla parte opposta, pronta ad abbandonarti, gliel'afferrasti, con gentilezza e repentinamente, e la portasti alle tue labbra, lasciandovi un debole bacio, timido ma al contempo denso di significato.

<<Grazie.>> sussurrasti, ma molto più probabilmente le parole non giunsero mai sulla tua lingua.

Poi le vostre mani si sciolsero l'una dall'altra e lei tornò sui suoi passi.

Continuasti a tracciare il suo profilo con gli occhi, mentre lei si allontanava al ritmo dei tacchi come era solita fare.

Quella confessione velata placò il tuo animo e spense ogni turbamento, e quelli che un tempo erano stati sogni strazianti divennero solo i ricordi di un amore mai vissuto.

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