Capitolo 11- Non ti lascerò andare

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Cecily guardò la mano di Jamie con gli occhi socchiusi per il sospetto. Il ragazzo era solito farsi lividi inspiegabili e lei si era ripromessa di non fare domande da quando aveva dovuto medicare dei graffi sulla sua schiena che avevano tutta l'aria di essere stati inferti da una ragazza. Eppure non riuscì a trattenersi.

-Che diamine hai fatto?-chiese per la decima volta, mentre puliva il sangue e prendeva le bende. Il ragazzo si mosse a disagio. -Te l'ho detto. Ho sbattuto contro un muro.

La Guaritrice alzò gli occhi al cielo.-Certo. Come ti pare.

-Lo sapevo che non sarei dovuto venire qui-commentò amaramente Jamie.-Fai sempre troppe domande.

Cecily gli rivolse uno sguardo di vago rimprovero.-Allora perché sei qui?

-Perché non posso andare in giro per settimane con una mano fuori uso!-sbottò l'Armato.-Non riuscirei a lottare.

-Bhe, con l'unguento domani mattina starai di nuovo benissimo-disse stizzita.- Ma la prossima volta ti lascerò guarire come un Umano, chiaro?

Si alzò e raccolse le sue cose mentre Jamie esaminava la benda che gli copriva la mano con aria critica.

-Ho visto Beth prima-buttò lì la ragazza, riordinando le garze bianche.- Non sembrava messa troppo male, però.

- Ha avuto un brutto corpo a corpo con Justin.

Cecily si immobilizzò.-Allora è così che se li è fatta, tutti quei lividi. Non me lo ha voluto dire. E Alex sembrava troppo agitato per spiegare coerentemente. Ti cercava, credo...diceva qualcosa riguardo a Marie...non ho ben capito.

-Lo andrò a trovare-rispose Jamie stancamente. Esitò.- Quindi, non stava male?

-Lo so che vuoi chiedere come erano le sue ferite-mormorò Cecily con dolcezza, senza guardarlo.-Lo si capisce.

-Non mi interessa-scattò subito lui. Ma poi si zittì.

-Strane -disse piano Cecily.-Strane per essere...insomma, era solo un allenamento, il primo per Beth. Perché tutta quella violenza? Non capisco proprio.

Sentì un rumore. Jamie si era alzato, passandosi la mano tra i capelli chiarissimi.-Già. Quell' idiota tronfio. Bhe, grazie di tutto.

La ragazza lo guardò avviarsi verso la porta. Non riuscì a trattenersi dal parlare, ben sapendo che era inutile.

-Jamie...Credo che lei abbia bisogno di te. Non può andare avanti così. Justin finirà per farle male davvero. Tu invece....

-E di chi credi che sia la colpa?-commentò Jamie amaramente, gli occhi ardenti.

La porta sbattè alle sue spalle. Cecily sospirò, affranta.



Alex aveva i capelli arruffati e gli occhi gonfi di sonno. Soffocò uno sbadiglio e si stropicciò la guancia.

-Proprio ora devi tornare a bussare alla mia porta? Sono le undici passate e io ho bisogno di sonno, dopo questa giornata.

Si appoggiò allo stipite, le braccia incrociate. Sbadigliò e lanciò un'occhiata all'amico, che sospirò, cercando di nascondere la tristezza.

-Scusa. Ma Justin mi ha scombussolato-brontolò, fissando un punto imprecisato sopra la sua spalla.

-Capisco-la voce del giovane si addolcì abbastanza da far trasparire una certa apprensione.-Jamie dovresti chiedere di essere tu ad addestrarla. O almeno che sia un altro. Justin sta facendo di tutto per ferirla...e lei non capisce la sottile differenza tra addestramento e aggressione.- si passò le dita tra i capelli.- Non la può capire, nessuno l'ha mai trattata con dolcezza. Per lei il dolore è logico, normale.

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora