Capitolo 25.- Accettare il passato

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Antony non potè fare altro che lanciare una pioggia di frecce e lance contro i Reietti che si stavano riversando su per il Giardino. Erano grotteschi, scintillanti alla luce del sole che stava lentamente calando ora che il mezzogiorno era passato. Ebbe un fremito: quanto erano potenti quegli esseri nelle tenebre? Se anche con la Luce, loro nemica, sapevano essere indistruttibili...

-Merda merda merda-ripeteva Lilo come un disco rotto. Sudava abbondantemente e prendeva la mira tremante, le mani coperte da tatuaggi che sembravano vibrare.- Tutta questa merda. Perchè ho superato la prova, dannato sia io e dannato sia lui....

La neve si era tinta di sangue nerastro che colava dai corpi dei Demoni, ma loro non si fermavano, come se nessuna ferita potesse ucciderli e agitavano le ali di cenere, minacciosi, avvicinandosi al portone. Antony aveva spedito Alexia e Nadine con Chase a Alex al piano inferiore, pronti a rinforzare le difese se i Demoni fossero riusciti a arrivare alla porta. Se anche le difese interne fossero cadute, sarebbe stata la fine e ne era penosamente consapevole: un attacco frontale avrebbe significato morire. Lilo non aveva rivolto neppure un'occhiata al ragazzo dagli occhi dorati mentre lui usciva dalla stanza a capo chino; Antony lo capiva, ma avrebbe voluto dirgli che era meglio parlare, sempre, piuttosto che morire arrabbiati.

Matthew sedeva sul divano immobile, con la boccetta colma della pozione stretta tra le mani. Aveva il viso esangue e Cecily gli accarezzava i capelli, con aria intontita. Antony li guardò mentre riprendeva fiato. La Fata alzò lo sguardo e sorrise triste.-Marie sarebbe fiera di quello che stai facendo.

L'uomo sorrise, roteando la katana.-Grazie. Sono felice di poter sentire qualche stronzata prima di morire.

La Guaritrice chinò il capo con un sorriso vago appena accennato. Poi si sentì un rumore violento al primo piano. Antony sbircciò dalla finestra. Numerosi Reietti stavano ancora risalendo il Giardino, le armi alzate, ma un paio avevano raggiunto l'entrata e la stavano abbattendo, colpendola con le loro misteriose spade angeliche.

-Credo che sia la fine.-disse Lilo abbassando l'arco, pallido sotto i tatuaggi. Scocò uno sguardo ad Antony, che per la prima volta notò una piccola rosa tatuata all'angolo dell'occhio, con i boccioli dischiusi.- Sono quasi dentro.

L'uomo annuì e posò l'arco a sua volta, estraendo di nuovo la sua amata Katana, il dono antico di un amico. Ne accarezzò la fine lama damascata, stringendo l'elsa di osso.- Cecily, resta qui con Matthew.

La Fata lo guardò come se volesse protestare, come se volesse anche lei farsi uccidere dai Reietti. Poi i suoi occhi si addolcirono, posandosi sul suo viso, mentre capiva il perchè di quella richiesta, l'assurdo desiderio che animava il Tutore, la voglia di salvare almeno lui, almeno il piccolo Matthew dalla distruzione.- Grazie per tutto quello che hai fatto per me in questi anni, Antony. Sembra che tu ti vergogni, che creda di non essere all'altezza di Marie, ma ricorda.- si sfiorò il petto, in corrispondenza del cuore.- Se lotterai con l'anima, lei sarà orgogliosa di te.Addio.- guardò un istante Lilo e gli sorrise.- E addio anche a te...

-Thay.- sussurrò l'Armato estraendo delle asce e facendole roteare tra le dita, coperte da quelle sottili lingue di inchiostro.- Chiamami Thay, Cecily, è giusto prima di morire accettare la verità. La mia vera natura.- si voltò di scatto.- Ed è giusto che anche lui sappia. Siamo in Guerra. Stiamo per morire.


Jamie sfoderò le spade, guardando la strada caotica attorno a sè. Non era mai stato ad Edom in vita sua, come la maggior parte degli Armati e ne aveva solo una conoscenza teorica molto vaga; non era mai stato troppo attento a lezione. Ma quello che vide lo lasciò senza fiato, cogliendo impreparato. Il cielo era rosso, di un colore simile al sangue di una gola recisa di fresco, con dense nubi nere all'orizzonte, attraversate da lampi violacei. Pareva la parodia macabra di una città, con dei palazzi strorti e delle baracche di legno assiepate tutto attorno ad una strada dritta, polverosa. Alle sue spalle si ergeva un palazzo nero, di un materiale che riconobbe con un brivido come ossa carbonizzate; accanto a esso c'era il Convento, di pietra bianca, una macchia candida in un mondo oscuro. Faceva caldo, molto caldo e la strada era in subbuglio.

C'era sangue nero ovunque, sembrava di camminare su un tappeto. Beth si era issata accanto a lui e fissava sconvolta la scena, gli occhi sgranati e le pupille dilatate. Erano capitati nel bel mezzo di una Guerra vera e propria: Fate in scintillanti corazze si scagliavano senza sosta contro Demoni irsuti dalle lunghe corna che digrignavano i denti. Un Mastino infernale stava squartando un Fata che strillava e si dimenava sempre più debolmente. Mentre la guardavano, un altro essere Fatato si lanciò contro il Demone, una spada in mano.

-Che diamine significa tutto ciò? –chiese Beth senza fiato, guardando il ragazzo con il terrore impresso nei lineamenti.

-Beth, le Fate hanno deciso di appoggiare noi Armati e di coalizzarsi contro i Demoni. Sono loro che hanno attaccato il Palazzo di Epoh.-La Guardiana sbattè le palpebre come se stentasse a credere alle sue orecchie.- Quale è il tuo piano?

Il ragazzo fece per rispondere quando un grido lo distrasse. Si voltò di scatto verso l'entrata del palazzo di Epoh e rimase a corto di fiato: un Demone senza viso, con una fredda maschera di cera dai lineamenti distorti, alto oltre cinque metri, con tentacoli di ossa contorte, deformate, macchiate di strane sostanze, che spuntavano dalla schiena e si muovevano, stava dirigendosi verso di loro, incurante del caos che lo attorniava. Una stretta corona di ebano, con delle irte spine gli cingeva quella che avrebbe dovuto essere la fronte. Spostava ogni cosa che ostacolasse il suo cammino, che fosse un suo simile o una Fata, scagliandolo lontano con i tentacoli. Le braccia pendevano lungo i fianchi, le mani che penzolavano inerti, bianche e dalle dita grottesche, lunghe e arcuate. Quando fu a meno di sei metri il viso perfettamente liscio si aprì a metà, rivelando una serie di denti affilati come rasoi, sporchi di sangue. Una lingua nera serpeggio tra di essi, come se si stesse leccando le labbra.

-Cosa è quella cosa?- sibilò l'Armato e rischiò di far cadere la spada quando vide gli occhi del Demone, sempre che di occhi si potesse parlare: erano incastrati in quel viso grottesco, laterali, piccoli, senza pupilla o sclera. Macchie di un orribile color venale che lo fissavano.

-Lui-disse Beth tremante. Jamie si voltò a guardarla: fissava la creatura pallida, come se guardasse la sua paura più grande diventare realtà.- Lui è...Epoh. Il re di Edom.




ANGOLO DELL'AUTORE:

Allora pinguini piccini, cosa pensate di Epoh? Vi piace? Siete felici che Thay voglia accettare il suo passato? Credete che questa Guerra disperata sarà vinta? Fatemi sapere cosa ne pensate!


EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora