Interludio.- Rivoluzione

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Russia, prigione

Nadine aveva paura. Non ricordava di essere mai stato tanto terrorizzata prima, nonostante tutte le dure punizioni che il Tutore le aveva inflitto in quegli anni, e quella sensazione che le serrava lo stomaco non le piaceva per nulla. Erano tutti insiemi, loro, i ribelli, i traditori, coloro che avevano osato sognare di cambiare la Casa Russa, rovesciare il Tutore, diventare meno severi, più simili agli Armati di oltreoceano, di Roma, Parigi,, Londra. Non usare più la tortura, non usare Umani come servi...A Nadine non sembrava di aver fatto nulla di male. Lei era solo una ragazzina magra e curva, che aveva creduto nei propositi di Nicolaj e sua moglie, nel sogno di un mondo giusto. Ed ora stava per essere uccisa: la rivoluzione era fallita e tutti quegli Armati, compresi molti più piccoli di lei, stavano per essere giudicati dal misterioso Tutore, lo stesso che avevano tentato di avvelenare. Non c'era possibilità di salvezza, e lei lo sapeva bene. Alzò la testa e fissò la piccola cella, contando quanti sarebbero morti di lì a poche ore. Erano venti. Venti Armati, quasi tutti adulti, ma c'erano anche alcuni ragazzini, come lei, dopotutto. Aveva dodici anni, aveva ottenuto da poco il medaglione...ed ora sarebbe morta in Russia, senza poter vedere altro che quell'angolo di cielo nero oltre la finestra piccola come una feritoia.

Nicolaj sedeva in un angolo, la testa china, un libro consunto in mano e leggeva. I suoi occhi erano stanchi, preoccupati, di un blu scuro; la mente di tutto, il sognatore...era strano vederlo abbandonato, senza nessuno che lo ascoltasse, senza gli scacchi tra le mani. Sua moglie gli sedette accanto, accarezzandosi la pancia tesa. Era incinta di nove mesi, aveva calcolato Nadine, di certo loro figlio stava per nascere...avrebbero ucciso anche lui? Sospirò. Questo succedeva quanto si sperava troppo, quando si voleva o credeva in qualcosa. Si finiva ammazzati dal potere, il potere non lasciava via libera.

-Nadine.- sussurrò Gida alzando gli occhi scuri.- Vieni qui.

Lei obbedì, risentita verso quei due, verso il loro amore e la loro pazzia.- Cosa?

-Devi...aiutarmi.- la pregò la donna. Era pallida, e aveva il viso coperto di sudore.- Il bambino sta arrivando.

Nadine ebbe un violento brivido.- Ora?

Nicolaj chiuse il libro.- Non vuole morire con noi, vuole almeno vedere la luce prima.

Gida sorrise, poi si appoggiò al muro, gemendo.- fa male.- il marito le sostenne il capo.- Nadine, controlla che si veda la testa.

Non era la prima volta che lo faceva: era normale per lei aiutare qualcuno a partorire, era la prima di dieci fratelli, anche se loro erano tutti morti. Nessuno era stato forte abbastanza da resistere...tranne lei, la guerriera dal cuore freddo. Sollevò la gonna dell'abito di Gida e nessuno degli altri prigionieri si mosse: odiavano quella donna, suo marito, le loro idee...l'avrebbero lasciata morire volentieri, molto volentieri. La testa di un bambino stava già spuntando e la ragazza tese le mani appena in tempo, mentre Gida dava una spinta, gemendo, tendendosi contro il marito. Un bambino cadde in braccio a Nadine, che lo sollevò, fissandolo. Era minuscolo, coperto di sangue e così viscido che ebbe paura potesse scivolare. Il cordone pulsava e lei soffiò sulle piccole narici; il neonato emise un suono soffocato e iniziò a piangere, reclamando la madre. La ragazza lo passò delicatamente alla donna, che lo avvolse nell'abito, attaccandolo al seno, mentre Nicolaj tagliava il cordone ombelicale. Nadine contemplò quel piccolo miracolo, nato a poche ore dalla morte.

Era bello. Aprì gli occhi, occhi azzurri e sereni, pieni di vita, curiosi e sorrise sdentato. Era bellissimo.

La porta si aprì di scatto ed entrò una delle Guardie, che si fermò, guardandoli, soddisfatto nel vedere i traditoi tremare come topi in trappola. Alzò la spada.-Chi chiamo venga con me.- iniziò a dire una serie di nomi, una lenta litania. Dieci dei presenti si alzarono, traballando e uscirono. La porta si chiuse. Il bambino stava ancora piangendo piano, felice di essere vivo forse.

-Nadine.- sussurrò Nicolaj e lei sussultò, nel rendersi conto che l'uomo si era avvicinato.- Salva mio figlio.

Lei ebbe un brivido.- Sono anche io condannata, non posso fare nulla.

L'uomo sorrise.- Puoi tanto, invece.- Gida aveva gli occhi chiusi e sembrava stanca. Con un moo di orrore, nadine si rese conto che la sua veste era zuppa di sangue. Stava morendo.- Puoi uscire e portarlo con te, da Luska.

Luska...la madre di Nicolaj, che aveva avuto abbastanza buon senso da non partecipare al folle piano del figlio. Era ancora nelle grazie del Tutore? Forse. Ma lei non poteva uscire liberamente.

-Sono prigioniera.- disse irritata.- Capisci?

Lui si guardò attorno.- Io so come uscire da qui. Te lo dirò se tu porterà il bambino con te e lo darai a Luska.

La ragazza esitò.- Sarò morta comunque.

-Lei ti aiuterà, ti manderà via, ti manderà altrove.- sospirò, gli occhi socchiusi.- lei sarà il nuovo Tutore, perchè ha la fiducia di tutti...nonostante me.- sorrise ironico.- Che deprecabile pecora nera, sacrificare la mia vita per un mondo migliore. Mia madre mi detesta...ma questo bambino sarebbe stato la sua gioia.

-io non...-esitò.- Se lo faccio mi giuri che mi aiuterà?

-Ti giuro che non morirai con noi da prigioniera.- le prese le mani.- Morirai libera.

Lei esitò ancora, poi alzò il capo, lo sguardo in fiamme. La morte libera era la sua scelta.- Come si esce da qui?

Gida sorrise.- Sei coraggiosa, Nadine, molto...-poi tossì piano e il bambino pianse.-Matje...

-Si chiama così?- chiese lei esitante, prendendolo tra le braccia.

-Si chiama libero e ciò è quello che conta. Si chiamerà libero e questo è ciò che conta.- disse lei a fatica, accarezzando il capo del suo figliolo.- Ti voglio bene, sempre te ne vorrò...ascolta il tuo cuore, ascolta la tua anima, lei sa cosa è meglio per te...Matje.

Nicolaj distolse lo sguardo, le lacrime agli occhi e fece cenno a Nadine di seguirlo. Strisciarono contro la parete, verso un angolo appartatao; c'era un'apertura grande abbastanza da permettere a un uomo di passarvi, nascosta da un pezzo di legno. Nadine fissò l'Armato.- Perchè nn vai tu? Luska...

-Io non vivo senza Gida.- rispose lui dolcemente.- Io non la lascio.

-Guardala.- ribattè lei senza tatto alcuno, alzando un dito.- Parli di una morta.

-Parlo della donna che amo. Che sia viva o morta, il suo destino è anche il mio.- si chinò e baciò in fronte il figlio.- Ti voglio bene, figlio mio. Che possa la tua strada essere libera...e felice.

Nadine lo fissò tornare dalla moglie e stringerla, mentre lei sorideva. Erano morti e sorridevano. Avevano perso un figlio e sorridevano. Pazzi. Entrò nello stretto cunicolo.

Trovò Luska senza difficoltà e le consegnò il bambino. Tutto il resto divenne una macchia sfocata; Nadine non avrebbe mai ricordato di aver salvato un bambino da morte certa, di averlo consegnato alla nonna. Lei voleva per lui il meglio ed il meglio era non essere chi doveva, andarsene. Spedì Nadine in Siberia e convinse un amico a portare Matje in America, dove avrebbe iniziato una nuova vita. Pregò che non tornasse mai, che non incontrasse mai la ragazza che lo aveva salvato. Ma le sue preghiere non furono esaurite.


ANGOLO DELL'AUTORE.

Con questo interludio vi presento anche in via definitiva il mio nuovo racconto, che pubblicherò credo in estate, ancora senza un titolo preciso. Non vi dico molto, ma sarà un racconto che parlerà di ricerca, tradimento, inganno...e amore. Ditemi, avete capito chi ha salvato Nadine? Lei non lo ha mai capito...u.u

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora