Capitolo 34.- Un incubo di sangue

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-Antony.- disse Mahumut con voce forte, ma commossa.- Hai servito questo Ordine a lungo e con onore.- sollevò le due spade e l'uomo ebbe la fugace visione dei mille combattimenti che aveva superato. Con Jamie, con Marie, con Alex, con Lilo...li avrebbe dimenticati, pensò con un nodo alla bocca dello stomaco. Mahumut esitò un solo istante e le posò sul fuoco. Quando il metallo fu rovente, lo piegò fino a che non si spezzò. Il rumore fece rabbrividire Antony.-Che la spada spezzata possa essere forgiata di nuovo.

-Che lo voglia il destino.- mormorò lui.

L'uomo sollevò il medaglione. Scintillò un'ultima volta, come il ricordo cangiante di mille stagioni vissute a lottare e Antony rivide con l'occhio della mente mille immagini che si sovrappeosero: Marie che rideva, Lilo che si tatuava qualcosa sul braccio, Nadine che cercava di non ridere davanti alle decorazioni di Chase, le loro lapidi candide, Jamie che dispiegava le ali , Beth con lo sguardo sollevato verso il cielo, il sorriso di Matthew e il profumo delle tisane di Cecily.

Mahumut gettò il medaglione nel fuoco. Per un ultimo istante si chiese se affidare il potere ad un quasi sconosciuto fosse stata la scelta giusta, poi sentì un brivido lungo la colonna vertebrale. L'uomo chiuse gli occhi. Il suo cuore accelerò i battiti. All'inizio non accadde nulla. Continuò a sentire voci e a vedere spezzoni della sua vita. Un cancello lucente. Lucine colorate, staute di ghiaccio. Una risata dolce.

-Ora sei libero Antony.- sussurrò la voce melodiosa di Natasha. Capelli azzurri. Delle lunghe lame affilate. Ali candide. Frecce. Un giardino. Una Casa. Una ragazza minuscola che piangeva, ali che spuntavano dalla schiena di un ragazzo dal viso di pietra...Una biblioteca. Libri. Una strada. Un grattacielo. Occhi bianchi come la neve. Un...mostro dalle ali di cenere. Un incubo. Sangue. Tanto sangue. Cosa era? Cosa erano quelle voci estranee dentro di lui? Cosa erano quei sogni? Cosa diavolo...cosa....dove...la Casa....cosa era? Dove era? Chi era Cecily? Chi era Natasha? Cosa...era lui? Chi era?

Aprì gli occhi. Era in un parco, steso sotto un albero luccicante di rugiada e c'era qualcuno inginocchiato accanto a lui. Voltò cautamente la testa di lato. Era una donna, una donna bellissima, che stava parlando ad un cellulare con aria preoccupata.

-Sì maschio, bianco...non so chi sia... no, stavo solo passeggiando...deve essere scivolato sul ghiaccio....sì, vicino al lago...presto per favore...

I ricordi riaffiorarono lenti e dolci. Era uscito di casa per andare al lavoro, nel suo studio da architetto, ma mentre correva attraverso il parco, perché come sempre era in ritardo, era scivolato su una lastra di ghiaccio. Ed era caduto. Doveva essere rimasto a lungo privo di sensi. Si massaggiò la testa e ripensò allo strano sogno che non riusciva a ricordare,

Si raddrizzò cautamente.

-Stia giù la prego. Potrebbe avere una commozione celebrare...-disse la bella donna. Aveva un'aria familiare, come se fosse stata parte integrante della sua vita in passato, eppure non riusciva a collocarla da nessuna parte. Aveva capelli ricci e crespi, come un'aureola e occhi cangianti, di un nero cupo che pareva nascondere un mondo. Lei battè le ciglia, colta dalla medesima sensazione di riconoscimento dell'uomo. Rimasero per un po' in silenzio, mentre una strana pace si diffondeva sulle loro anime.

-Io...sto bene.- disse lui massaggiandosi la testa.- Odio questo lago in inverno, c'è talmente tanto ghiaccio...

-Ho già chiamato un'ambulanza, la prego, stia buono.-mormorò al donna, posando la mano sulla sua spalla. Il cappotto nero era teso sulla pancia...capì che era incinta, anche se non avrebbe saputo dire il perchè.

-Di quanto è?-chiese dolcemente l'uomo.

La donna sorrise.- Nasce tra qualche mese. - si accarezzò la pancia.- Scalcia, forse le piace.

-Può sembrare folle ma...- esitò.- Mi sembra di averla già vista.

-In realtà...- sorrise imbarazzata.- Anche a me pare lo stesso.

-Forse all'Università.- commentò lui sedendosi.- O magari conosco suo marito e ho visto una sua foto.

-Oh, io non sono sposata.- disse lei ridendo.-Ma forse è come dice lei, potremmo essere stati colleghi all'università.

-Potremmo anche darci del tu se per lei non è un problema.

- Certo.- alzò quegli occhi neri che l'uomo fu certo aver già visto mille volte e lo fissò.-Io sono Marie.

-Antony.- disse e tese la mano. Mentre la donna la stringeva gli parve di udire una voce distante e nebulosa, forse sentita in sogno. "Farò in modo che la incontri, è il destino." Sorrise. Che strana giornata era quella.




ANGOLO DELL'AUTORE.

Questo è un piccolo capitolo speciale per darvi uno scorcio della nuova vita che Antony sta per condurre. Si adatterà? Questo forse non è dato saperlo. Cosa pensate della storia ora che siamo alle battute conclusive?

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora