Capitolo 5- Una vita di sangue

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Beth si adattò in fretta ai ritmi della vita degli Armati. Poiché era ancora debole e non era certo che sarebbe rimasta lì a lungo -questo dipendeva unicamente dalla sua scelta, continuavano a ripeterle tutti- era bloccata in Infermeria e l'immobilità forzata iniziava a renderla nervosa.

Aveva letto abbastanza della vita nella Casa per essere smaniosa di visitare la Palestra e la Sala delle Armi, ma per ora aveva visto solo l'Infermeria, col suo lucido pavimento di legno e le tende candide, i lettini ordinati e l'efficiente Cecily che le trotterellava accanto, assicurandosi che non le mancasse niente.

Beth non era abituata ad essere trattata con tutta quella gentilezza. Lehezenius e Ethos non si preoccupavano certo della sua salute, dal momento che se stava male era quasi esclusivamente a causa loro. Ed Epoh...ad Epoh bastava che riuscisse ad evocare quello che lui voleva. Di solito, demoni minori da altri Inferni che si trovavano in dimensioni lontane. Cercava di non pensarci troppo, perché la paura le stringeva lo stomaco se immaginava di tornare laggiù, ad Edom, tra la cenere e le fruste, costretta a fare quello che il demone le ordinava.

Cecily era la Guaritrice ufficiale della Casa. Lei era la persona cui era affidata la gestione dell'Infermeria e dell'Erboristeria, colei che curava tutti e che preparava ogni pozione; sembrava avere una ventina d'anni, ma qualcosa nel modo in cui si muoveva fece sorgere in Beth il dubbio che potesse essere più antica, in qualche modo che non le era chiaro. Era affascinata dagli aromi grevi che portava con sé, il vago sentore delle spezie, la cannella e le erbe amare. Trovava Cecily meravigliosa, il tipo di bellezza dato non tanto dal corpo snello e slanciaot e dai capelli rossi, quanto dall'intelligenza vivace, dalla lingua svelta e dalla saggezza nascosta in quei morbidi occhi da gatta.

-Mi stavo chiedendo-disse Beth il secondo giorno, la vigilia della sua scelta. -Tu non sei un'Armata. Vero?

La ragazza stava spolverando un davanzale. Si bloccò, il piumino in mano e si voltò. I suoi occhi verde smeraldo le lanciarono uno sguardo ammonitore, chiarendo che quell'argomento era un tabù. Ma Beth non aveva mai imparato a restare zitta.

-Era solo per....per sapere.

-Non lo sono.- disse seccamente la donna.

-Quindi sei...Ho letto il termine per definire chi vive nella Casa e non appartiene all'Ordine...-Beth si zittì, imbarazzata. Non voleva vedere quella luce addolorata che guizzava negli occhi di Cecily. La Guaritrice posò il piumino e si sedette sul davanzale, apparentemente turbata.

-Non...Non importa...-balbettò nervosa.

-Rifugiate-disse piano. -Il termine per quelle come me e te è Rifugiate. 

Beth chinò il capo e ascoltò il silenzio dilagare, senza sapere come impedirlo. Non c'era niente da dire.

Dopo quell'episodio Cecily diventò molto più ritrosa e restia a restare sola con Beth. Grazie al cielo gli altri Armati erano espansivi e curiosi di conoscerla, forse perché era la prima Guardiana  che conoscevano, o forse perchè aveva tenuto testa a Jamie.

Fu così che le furono presentati in rapida sequenza Alex ed Alexia, i due gemelli dai capelli corvini e gli occhi d'oro sciolto; Nadine, la  ragazza bionda con uno strano accento che le fu indicato come russo e  occhi neri, ma dolci; Lilo, la cui pelle era segnata da scure linee di inchiostro. Antony e Marie la andavano a trovare tre volte al giorno e le loro occhiaie erano ormai una sicurezza per Beth. Perfino Matthew, il più piccolo Armato della casa le andò a fare visita di straforo e fu scoperto mentre cercava di vedere il famoso Marchio sul cuore della ragazza, che però si limitò a dire che era bello vedere qualcuno di curioso e non disgustato.

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora