Capitolo 31- L'amore non perdona.

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Cecily si addormentò in Erboristeria, tra gli effluvi delle sue pozioni e dei suoi decotti, mezza sdraita sul bancone di legno. Dopo ore ad agitarsi nel suo letto, tormentata dal ricordo del viso di Alexia, dalla sua rabbia, aveva deciso di estrarre un po di miele da propinare a Marie e Beth, ma si era addormentata dopo pochi minuti, vinta dalla stanchezza e dall'oblio. Stava sbavando sulle sue preziose carte e sui suoi appunti da qualche ora ormai, quando si sentì scuotere per la spalla.

Si riscosse bruscamente da un sogno confuso su Helemia e sua madre e si voltò di scatto, scivolando a terra dallo sgabello. La botta contro la pietra la svegliò del tutto e alzò gli occhi con una smorfia. Alexia era in piedi davanti a lei, avvolta nella divisa nera, gli occhi brillanti come schegge di ambra, colmi di incertezza. I colori scuri esaltavano il suo pallore naturale, la sua bellezza classica e statuaria. Cecily osservò ancora ammantata dal sonno la vita esile stretta dal tessuto soffice e resistente, la cintura con le armi appese e la treccia nera che scivolava sotto la curva del seno.

-Cecy non guardarmi così. Mi metti a disagio.

La Guaritrice si alzò lentamente, stringendosi nella camicia da notte sottile.- Cosa c'è? Stai male?

La ragazza aveva gli occhi che vagavano inquieti posandosi ovunque ma non su di lei.-No....Io....Volevo chiederti scusa.

Questa era una sorpresa.

-Scusa?-ripetè la Fata sconcertata.

-Sì. Non avrei dovuto scattare per il Legame, è solo un...un segreto come tanti. Ce ne sono di peggiori...

La Guaritrice emise una risatina sommessa.-Dio, Lexia. Sono io a doverti dire che mi dispiace. Avrei dovuto parlarti tempo fa di quel Legame. Ma...Insomma, mi pareva sempre il momento sbagliato per dire che potrei tornare ad Edom se volessi. Ma voglio che tu sappia.- abbassò la voce di un tono.- Che non lo desidero.

L'Armata posò gli occhi dorati sul viso di Cecily e si addolcì. Era bellissima quando sorrideva o quando la tensione scivolava dolcemente via, lontana. Fece un passo esitante e allungò una mano ad accarezare il viso della ragazza, che posò le dita afffusolate sulle sue.

-Ti amo lo sai?

Ceciy smise di respirare e sentì il cuore mancare abbastanza battiti da coprire i suoi sospiri. Ti amo. Non lo aveva mai detto prima di quel momento. Sorrise.

-Ti amo anche io.



Beth giaceva insonne, gli occhi fissi sul soffitto. Era mattina ormai e il sole iniziava a filtrare tra le tende. L'ennesima notte in bianco, pensò mentre sbatteva lentamente le palpebre. L'ennesima. Iniziava ad essere veramente sfinita.

Si tirò a sedere e la testa prese a girarle, accompagnata da una nausea che la costrinse a precipitarsi barcollando in bagno dove prevedibilmente vomitò. In realtà aveva lo stomaco vuoto e riuscì solo a sputare bile amara. Si appoggiò al muro tremante. Portò le mani al viso e le osservò bene per la prima volta dopo tempo. La pelle era più diafana, le dita più magre...e riusciva quasi a scorgere sotto pelle le vene bluastre. Deglutì. Non si era resa conto di quanto stesse dimagrendo e di quanto si sentisse debole. Decise di parlare con Cecily. Subito. Era il momento di esprimere i suoi sospetti.

Ma scoprì che la Guaritrice aveva di meglio da fare. La porta dell'Infermeria era aperta e Beth per un attimo pensò che avrebbe risolto tutto in qualche minuto. Ma Cecily non si aggirava tra i letti vuoti come era solita fare. E la sua stanza risultò sbarrata. Beth fece per bussare, ma poi ritirò la mano. Qualunque cosa la fata stesse facendo, indubbiamente non voleva essere disturbata. Non si doveva preoccupare della sua stanchezza. Dopotutto non necessariamente era qualcosa di grave e non se la sentiva di disturbare. Non se la sentiva di allarmare nessuno per la sua debolezza. Magari avrebbe solo dovuto allenarsi di meno...

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora