Mancavano diverse ore all'alba quando Beth si ridestò sudata dal suo sonno agitato. Credeva che gli incubi sarebbero cessati dopo che la maledizione fosse scomparsa, ma in realtà pareva che quelli fossero indelebili, come le sue cicatrici. Si mise seduta, ansimante e guardò la stanza immersa nel silenzio e nelle tenebre, rabbrividendo al ricordo della figura di Justin in piedi in quella stessa camera, che la portava via.
Era stata una strana giornata. Antony aveva detto che Jamie aveva solo bisogno di riposare e che tutto era sistemato. Ma non aveva spiegato perché Jamie fosse sfinito, proprio lui che non era mai stanco. Gli altri erano tesi quanto lei e avevano passato la giornata a distrarsi organizzando la Festa per la Vittoria, che sanciva finalmente l'accordo tra Armati e Fate, che tornavano ad occupare il Terzo Trono dopo secoli di bando. Beth non sapeva nulla di feste, cibi, bevande, vestiti e si era ritirata in biblioteca, a rileggere per la millesima volta le leggi degli Armati che lei aveva sovvertito. Ora era sola, la notte che la avvolgeva, i ricordi che le frullavano in testa. I ricordi delle punizioni di Justin e del viso di Epoh, di Edom, della sua vecchia vita. Scostò il piumino e si alzò, inciampando nella camicia da notte di Nadine, troppo lunga per lei. Ma le ricordava la ragazza e non voleva dimenticarla, mai. Si avvicinò alla finestra e vide la luna brillare luminosa, le stelle rifulgere nel cielo nero. Era una notte serena, la prima da molto, molto tempo. Rimase in silenzio a lungo, gli occhi fissi sul cielo stellato, la mente alle parole pronunciate da Jamie l'ultima volta che lo aveva visto ormai due giorni prima.
"Resta ti prego". Posò la fronte al vetro. Perché glielo aveva detto? Cosa voleva fare ? Cosa era successo mentre lei aspettava Annette seduta su quei gradini? Ma nessuno sapeva rispondere. Tutti parevano sapere, ma non le volevano spiegare. Avrebbe voluto urlare per la frustrazione. Ma non lo fece. Aprì invece la finestra, respirando l'aria gelida della notte, il fiato che si condensava, la mente che tornava lucida. E la sentì. Una melodia struggente, dolcissima, si spandeva nel cielo. Lontano, lo skyline brillava e pareva aggiungere un numero infinito di stelle al firmamento, stelle artificiose ma belle da far male, perché per Beth significavano vita. E la musica risuonava leggera nella notte silenziosa, senza altro ascoltatore che lei, affacciata a quella finestra troppo grande. Chiuse gli occhi. Era una musica celestiale, che non aveva mai sentito, suonata con tutta l'anima. Era un pianoforte. Si sporse e guardò verso la finestra della biblioteca, poco lontana, aperta. Solo Jamie suonava a quell'ora tarda.
Alex sedeva a terra, nella vecchia stanza di Lilo. Non poteva fare nulla per riportalo in vita, per dirgli ti amo, per conoscere la sua storia. Ma poteva guardare la sua vita, guardare la sua camera e cercare delle tracce che glielo ricordassero. Lilo era ordinato in modo quasi maniacale; gli abiti erano appesi con cura nell'armadio, il letto intatto, le cortine di pizzo tirate. I suoi libri erano posati in un mucchio ordinato sulla scrivania, insieme a degli appunti su tecniche avanzate di combattimento. La lotta, era quella la sua vita. Alex si alzò, guardandosi attorno, accarezzando i libri, gli abiti, respirando il profumo di anice di Lilo, quel profumo che non avrebbe sentito più. Gli mancava da fare male.
"Ti aspetterà" diceva Beth, ma come poteva un morto aspettare un vivo? C'era un velo a separarli, per sempre. Fino a che anche lui...La musica dolce del pianoforte lo fece sussultare. Jamie. Di certo. Solo lui amava suonare, in quella Casa, così come solo Lilo aveva quei tatuaggi. Tatuaggi. Incidersi la carne, con un ago, per portare per sempre addosso un nome, una storia. Incisa nella carne, nell'anima. Alex sedette alla scrivania, accendendo la piccola lampada e frugò nei cassetti, fino a che trovò quello che cercava: tanti anni prima, Lilo gli aveva confidato che a volte aggiungeva un nuovo tassello di inchiostro alla sua storia. Alex era rimasto sorpreso da quella tradizione, che certamente doveva essergli stata tramandata. In quel momento, mentre stringeva fra le dita un ago e dell'inchiostro, si chiese se anche il suo nome fosse da qualche parte sul ricco di mosaico di linee di Lilo. Ora, non lo avrebbe potuto sapere. Chiuse gli occhi ed ascoltò la musica di Jamie, la musica del suo cuore. Intinse l'ago nell'inchiostro, poi si sfilò la camicia. Delicatamente, seguendo il ritmo della musica suonata dal suo migliore amico, che gli aveva fatto giurare di ucciderlo se mai fosse diventato pericoloso, premette l'ago sul suo petto. Lentamente, goccia dopo goccia, scrisse un nome. Uno solo, quello con cui lui avrebbe voluto essere ricordato, perchè era quello che era, non importava cosa era stato in passato chi era stato. Posò l'ago, reclinando indietro il capo. Sul suo cuore, piccoli rivoli di sangue scorrevano sul petto nudo; un tatuaggio era inciso per sempre sulla sua pelle. Un solo nome. Lilo.
ANGOLO DELL'AUTORE.
Pinguini, siamo quasi arrivati al momento della verità. Ma non pensate che sia finita...anche Antony ha decisioni importanti da prendere e un destino misterioso attende lui e il resto degli Armati...siete pronti?
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EPOH- Tu sei mia
FantasyUna vita senza amore. Sembra questo il destino di Jamie, l'Armato più abile dell'Ordine. Almeno fino a che Beth non piomba nella sua vita con la forza di un uragano, decisa a combattere contro l'oscurità che incombe, decisa ad essere libera per la...