Capitolo 6.- Il passato di Cecily

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Sulle prime cercò di non pensare alla lettera mentre Helemia si allontanava per parlare con Antony. Cecily la guardava, guardava la busta sottile, le parole vergate in una grafia che non conosceva assolutamente.

"Cecily". Fissò di nuovo la spada con inciso il suo nome, soppesandola. Non aveva mai avuto un'arma...Non ne aveva avuto mai bisogno. Si guardò intorno alla ricerca di Alexia, per parlarle, per raccontarle. Era in un angolo, insieme al gemello e parlottavano fitto, le tese corvine vicine. Forse parlavano di Lilo, che sembrava sul punto di uccidere Nadine che cercava di calmarlo. Thay. Allora anche quel viso coperto da simboli sconosciuti nascondeva un segreto.

La Guaritrice li fissò per diversi minuti, poi fissò la spada alla cintura delle armi, sentendosi, per la prima volta dopo anni, una vera Armata. In divisa, con una spada, l'aria pericolosa...Scosse il capo. Nella mente continuava a sentire voci distanti, echi di pensieri che non riusciva ad afferrare. Forse era meglio così: non le sarebbe andato che una Fata potesse sentire quello che pensava. Eppure percepiva la paura, la decisione, la forza come se le sue simili sapessero che stavano per essere massacrate e cercassero di non pensare alla morte. Ebbe un brivido e si voltò appena, guardando la balconata. Jamie e Beth stavano erano seduti vicini, senza sfiorarsi. La lettera bruciava come se fosse in fiamme.

Entro pochi minuti o qualche ora, sarebbero probabilmente morti tutti. Cosa le importava? Si allontanò lentamente, indietreggiando verso l'Infermeria, lasciandosi l'atrio alle spalle. Aveva bisogno di stare sola. Di pensare. Di non sentire addosso lo sguardo di Helemia.

L'Infermeria era vuota e silenziosa, stranamente estranea dopo tutti gli anni che aveva passato lì dentro. Avrebbe potuto andare in erboristeria, anche se sapeva che le Fate avevano già preso tutte le piante utili, oppure sarebbe potuta andare in camera sua....ma non ne aveva il tempo. Epoh sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro ed allora qull'ultimo momento di pace dorata sarebbe sfumato per sempre. Si appoggiò al davanzale più vicino e guardò il vialone di accesso, i cavalli schierati come gli scacchi che Matt amava tanto...Matt. Il suo cuore raddoppiò i battiti. Quanto doveva essere spaventato. Quanto doveva sentirsi inutile...quanto doveva essere solo...Strappò la busta con un gesto deciso e prese in mano la lettera, leggendola alla luce del tramonto, in fretta.

"Cecily,

quando leggerai questa lettera io sarò morto. O almeno questo è quello che sento.

Tua madre ti porterà al sicuro, ti porterà da Helemia. Ti porterà via da questo orrore senza fine che è il mondo umano.

Voglio solo che tu sappia, figlia mia, che ti ho amato moltissimo, ho amato ogni secondo che ho passato con te. E ho amato tua madre. L'ho amata così tanto che anche dopo la morte l'amerò ancora ed ancora ed ancora.

Le ho detto di raccontarti, ora che il pericolo si avvicina, che io non ero altro che un Umano. Ho detto che devi essere tenuta all'oscuro della verità, che nessuno deve sapere cosa sono. Nessuno. Quando sarai abbastanza adulta ti consegnerà questa lettera e solo allora saprai la verità.

Io un tempo ero un Armato. Quando mi innamorai di tua madre, sapevo che mi avrebbero espulso dall'Ordine. Sarei diventato un semplice mortale senza più ricordo della Casa, di lei. Avevo un migliore amico a quel tempo, un uomo leale e gentile, di buon cuore. Mi disse che non avrebbe permesso che mi privassero dei miei ricordi, perché avrei dimenticato anche le Fate e la donna che amavo. Eravamo cresciuti insieme e ci eravamo allenati insieme, eravamo amici, migliori amici, fratelli di sangue. Quando Elias, il giovane Tutore della Casa, scoprì che uno di noi Armati era stato in contatto con una Fata, il mio amico si prese la colpa e fu espulso dall'ordine. Dimenticò tutto. Perse per sempre ogni ricordo. Rinunciò a sè, per salvare me. Porto ancora il peso del suo sguardo mentre porgeva il medaglione a Elias affinchè lo distruggesse. Il suo sguardo senza rimprovero, sereno e tranquillo.Mi sentii in colpa più allora he non quando simulai la mia morte e mi nascosi tra gli umani con tua madre.

Sapevo che le Fate la cercavano. Cercammo di nasconderci al meglio, ma non mi dimenticai mai di lui. Avevo la sua spada, che lascio a te bambina. La spada con inciso il tuo nome, Cecily, è l'unico ricordo che ho di lui. Cecily era il nome di sua moglie. La moglie che dimenticò di avere, che dovette lasciare per sempre, sola, senza figli. L'ho cercato tra gli Umani, ed ho scoperto che ha due bambini. Dovresti quanto sono belli, figlia mia, proprio come te. Armati che non saranno mai tali, come tu non lo sarai mai. Voglio che tu, che ora sarai certamente una Fata potente, li protegga per quanto possibile.

Alexia ed Alex.... Hanno gli occhi dorati, proprio come loro padre. Sono felici, lo saranno sempre, se tu li aiuterai, con il permesso di Helemia. Voglio che loro siano felici, per ripagare il sacrificio di loro padre.

Sii coraggiosa quanto tua madre, Cecily. "

Spiccò la corsa e si arrestò col fiato mozzo nell'Atrio, cercando Alexia con lo sguardo e cercando Beth. Il suo piano era la loro unica possibilità, l'unico modo di tenere fede alla promessa di suo padre, di salvare la figlia del suo migliore amico, la donna che amava. L'Armata era immobile, gli occhi sgranati, accanto al gemello. Alex teneva Lilo per mano, gli occhi fissi su qualcosa che Cecily non poteva vedere. La Fata si fece avanti spingendo le Fate sparpagliate nell'Atrio, che mormoravano, i visi tesi. Salì le scale due per volta, avvicinandosi a Beth e Jamie, avvinti in un abbraccio che aveva il sapore amaro di un addio. Li guardò senza fiato, le loro anime troppo luminose che la accecarono.

-Beth!- urlò e vide Jamie raddrizzarsi, lasciare la ragazza. Quando i loro occhi si fissarono su di lei, indicò il cielo.




ANGOLO DELL'AUTORE.

La battaglia finale sta per iniziare. Chi morirà? Chi sopravvivrà? In alto le spade e pronti alla lotta pinguini!

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora