Capitolo 26- Il dono della vita (parte 1)

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L'alba di Natale si annunciò gelida e nevosa. Cecily si alzò presto e rimase appollaiata sul davanzale fino a che il cielo color grigio ferro non divenne luminoso e le nuvole si fecero accecanti mentre i fiocchi iniziavano a scivolare in basso. Era una bella atmosfera. Posò la tazza di te che si stava raffreddando lentamente e prese il regalo per Alexia. Ci aveva messo parecchio ad impacchettarlo e ora doveva metterlo sotto l'albero del Salotto insieme agli altri. Mentre scivolava lungo il corridoio -dove Chase aveva appeso una serie di decorazione fatte con polvere di fata, forse per fare un tributo proprio alla Guaritrice- si trovò a pensare involontariamente agli ultimi tre giorni. Beth era parsa magra e sempre più emaciata, mentre Marie appariva tesa e gonfia.

C'era qualcosa che non andava in entrambe, ma se la Tutrice aveva accolto la notizia di qual era il suo male con sconcerto misto a sollievo, Beth pareva proprio una malata terminale. Cecily era sempre più allarmata e turbata dalla pelle pallida incolore, sotto cui poteva vedere le vene bluastre, dall'insonnia e anche dall'inappetenza. Lilo non si lamentava della debolezza della sua allieva, forse perché Beth era comunque molto fragile, ma Cecily aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di grave. E non sapeva spiegarsi cosa. C'era quella sensazione di dejavù persistente che la coglieva ogni qual volta scorgeva il Marchio nero sul suo cuore, ma non riusciva a capire cosa la mettesse tanto in allerta. Quel Marchio, poi, era sembrato più scuro, più profondo di quando era arrivata. Qualcosa la consumava. Ma cosa?

Attraversò l'atrio con la vaga idea di obbligare la Guardiana a bere un Decotto di Pronta Guarigione quella sera...e si bloccò a metà strada. La luce del Salotto era accesa. Aggrottò le ciglia. Chi poteva già essere sveglio quella mattina? Si avvicinò con passi leggeri, stringendo il pacchetto fatto con foglie e tralicci intrecciati, aspettandosi Matthew che era intento a rimirare i regali...Ma non era lui.

La stanza era illuminata e il caminetto già acceso-Chase probabilmente non dormiva mai- e sotto l'albero erano ammucchiati molti regali incartati con cura amorevole. Sulla poltrona più vicina al fuoco sedeva Jamie. Cecily lo aveva osservato spesso in quell'ultimo periodo e lo aveva visto sempre freddo e distaccato, con ombre scure sotto gli occhi come unico segno della sua caccia a Justin. Ma in quel momento lui non stava fingendo. Non stava recitando la parte dell'Armato perfetto, del bello senza anima. Cecily aveva sentito un milione di definizioni per quello strano ragazzo: odioso, arrogante, meraviglioso, tenero, un amante da urlo, un' anima poetica, un abile Armato, un mostro, sexy, l'amore della vita...

Ma in quel momento, mentre lo guardava di nascosto, l'unica cosa che le venne da pensare fu che era...distrutto. C'era nel suo viso immobile, tutta la bellezza di un angelo spezzato, caduto, abbandonato.

Sedeva davanti alle fiamme scoppiettanti, chino in avanti, la testa bionda stretta tra le mani, i gomiti sulle ginocchia. Non lo vedeva in viso, ma avrebbe potuto giurare che Jamie stesse...piangendo. Ed era un fatto abbastanza scioccante da farla rimanere paralizzata. Jamie non aveva mai pianto che lei avesse memoria. Poi lui alzò il capo. Non stava piangendo, ma la sua espressione la fece indietreggiare. Il ragazzo fissava un punto imprecisato delle fiamme, gli occhi asciutti, le labbra tremanti, con l'aria di chi ha perso un parente molto amato e non riesce ad accettare quella perdita. Sembrava sull'orlo di un abisso, in procinto di tuffarsi nel dolce oblio.

Cecily deglutì. Stava evidentemente invadendo la sfera intima del ragazzo e si sarebbe defilata volentieri, ma c'era qualcosa che la raggelava sulla soglia. Di solito Jamie si rifugiava in biblioteca, se proprio voleva dare sfogo al suo dolore. Lo aveva sentito suonare attraverso le pareti della stanza di Alexia a volte. Ma in quel momento non era in grado neppure di fare quello e si vedeva. Era come se il suo viso fosse scolpito nel marmo.

-Perché mi hai fatto questo-sussurrò al nulla, facendo sobbalzare la Guaritrice.-Perché mi hai fatto questo? Come hai potuto fare questo a tuo figlio? Come hai potuto?

Lanciò un oggetto che teneva in mano contro il muro, mandandolo in mille pezzi. Alcuni caddero nel fuoco, insieme ad un foglio di carta che prese fuoco all'istante. Si passò le mani tra i capelli chiari e si voltò di scatto verso la soglia. Cecily si ritrasse nell'ombra e il volto del ragazzo si rilassò. Poi fu come se l'Armato si fosse reso conto di dove si trovava e di cosa stava facendo. Scattò in piedi. Cecily indietreggiò fino a che l'albero dell'atrio non la nascose e seguì con lo sguardo Jamie salire le scale lentamente.

Dopo un po', sentì le note del pianoforte diffondersi nell'aria. Si mosse con cautela ed entrò nel Salotto. Posò delicatamente il suo regalo sulla pila e si voltò a guardare i cocci infranti dell'oggetto che Jamie aveva scagliato. Chase sarebbe arrivato a pulire in meno di un minuto, ne era sicura. Eppure... Si inginocchiò a terra e soppesò uno dei frammenti di vetro. E si rese conto di due cose.

Jamie stava parlando di sua madre e quello che la Guaritrice teneva tra le dita era il frammento di una cornice.

-Oh, Jem-sussurrò desolata. Doveva aver distrutto l'unico ritratto che aveva della donna, che conservava gelosamente nella sua stanza. Cosa gli stava succedendo?


ANGOLO DELL'AUTORE.

Buonsalve pinguini, visto che tra poco la prima parte sarà completa, pensavo di mettere un piccolo interludio nel mezzo prima di passare alla parte successiva...Se avete qualsiasi curiosità, qualche episodio che vorreste sapere dal passato dai protagonisti siete liberi di farmelo sapere nei commenti....in caso contrario farò di testa mia come sempre. Muahahahah.

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora