Parte 3. Capitolo 1.- La Guerra

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Antony avrebbe dovuto essere preparato, sapeva a cosa andavano incontro. Ma quando la porta si spalancò, la porta che per secoli aveva protetto la Casa, lasciando penetrare i Demoni nell'atrio, la sua prima reazione fu di gettare le Katane e inchinarsi, lasciare che lo uccidessero, arrendersi come il miserabile codardo che era. Li guardò, la massa ripugnante di corpi neri e snelli, che invadevano la Casa, le armi alzate, le ali dispiegate; guardò Nadine e Lilo gettarsi con violenza nella mischia, mulinando le spade, guardò Alex scoccare frecce urlando, vide le punte conficcarsi nella massa molle senza fare danno o quasi. Alexia volteggiava con grazia, lanciando le sue asce, ma i Reietti erano troppo forti per loro. Era un suicidio.

Lui era immobile, lo sguardo perso e vitreo. Vide con la coda dell'occhio Alexia che veniva sollevata da terra da un Demone e sentì il suo urlo, come da una profonda distanza. Scorse lo scintillio delle ali di Cecily mentre si lanciava contro il Reietto per salvare l'Armata e si domandò dove avesse spedito Matthew, quel piccolo dolcissimo cuore che non meritava la morte. Si chiese se sarebbbe rimasto semplicemente lì, ad aspettare la fine, a guardare gli altri che cadevano come marionette, per poi seguirli. Un Demone si staccò dalla massa. Aveva occhi rossi ardenti, persi in un viso lungo e affilato, le ali spalancate, e una spada affilata in mano. Antony pensò che la morte non era una punizione. Non davvero. Sarebbe semplicemente scomparso. La morte era solo un nuovo capitolo. Chiuse gli occhi. Rivide sua madre e sua padre che gli regalavano la prima spada di legno. Suo fratello minore che lo batteva nella lotta, tanti anni prima, nella Casa Veneziana. Vide i suoi genitori in lacrime mentre lo lasciavano alla Casa. Vide il viso di Marie, i capelli crespi e gli occhi neri come la notte. Qualcosa dentro di lui si ricosse. Marie. La loro bambina. Non poteva arrendersi così, lasciare che i demoni consumassero il loro mondo. Estrasse la katana con un urlo e spalancò gli occhi. Il Demone incombeva su di lui, riusciva a vedere il vuoto dietro gli occhi rossi, l'assenza di qualcosa. Di un'anima. Come al rallentatore si diede la spinta e saltò, conficcando la lama nel palato molle ed indifeso della creatura , che barcollò indietro. Antony estrasse la lama e infierì sul corpo per assicurarsi che fosse morto, poi si guardò attorno.

Gli altri si stavano battendo come leoni, sporchi di sangue già dopo pochi minuti. Alex e Lilo, schiena contro schiena, Nadine sulle spalle di un Reietto, intenta a segargli il collo e Cecily che lanciava incantesimi contro ogni cosa si muovesse. Ma erano in minoranza. Alzò lo sguardo e vide il cielo azzurro oltre la porta, la neve candida, il mondo che non sapeva di essere sull orlo dell'abisso. Poi l'orizzonte parve tremare. Lo skyline si contorse sempre più fino a che l'aria stessa non parve lacerarsi, lasciando intravedere uno squarcio oscuro. L'Armato scorse un nero vorticante di ombre, poi...Poi una massa di cavalli comparve dal nulla, cavalli che saltarono agilmente oltre il cancello e atterrarono nel giardino, continuando la loro marcia versa la porta.

Le Fate erano arrivate. Lancio un urlo, gettandosi contro un Reietto.



Cecily non aveva mai lottato ontro un Demone e non aveva mai volato prima. Ma quando arrivata sul pianerottolo e aveva visto Alexia tra le grinfie di un Caduto alto oltre tre metri tutto era scomparso. A sentire Helemia ogni Fata sapeva volare sin dall prima volta in cui usava le ali. Cecily aveva sempre creduto fosse uno dei suoi detti poco realistici, ma si scoprì che aveva ragione: la ragazza volò attraverso la calca e atterrò il Demone con una manciata di fiocchi di cristallo puro che aveva creato per magia. E non era certa avrebbe saputo rifarlo.

Atterrò con grazia accanto ad Alexia, che stava recuperando le sue armi. Il Demone si agitava, accecato, al loro fianco. Mentre aiutava l'Armata ad alzarsi, avvertì un bizzarro formicolio partire dalla punta delle ali e propagarsi in tutto il corpo, come se centinaia di campanelli le facessero tremare le ali. Quel mormorio che aveva sentito per tutta la giornata divenne più intenso e riconobbe delle parole. Si guardò attorno, spaventata.

-Cecy stai bene?- chiese Alexia ansimando, fissandola pallida. Aveva gli occhi dorati guardinghi, i capelli intrisi di sangue.

La Fata annuì, poi si voltò di scatto.- Credo di sì.

L'Armata sbatté le palpebre, mentre scartava con eleganza un getto di un liquido denso e probabilmente corrosivo, che colpì il pavimento, aprendo uno squarcio notevole nel marmo. Cecily si rialzò in volo, ancora con quella bizzarra sensazione... Iniziava a sentire voci, pensieri non suoi, dispersi in un angolino della mente.

"Stai usando le ali!" la donna sussultò. Era una voce melodiosa che non udiva da anni, eppure la riconobbe, come un figlio riconosce la voce della madre a distanza di decenni. "Come...Come..."pensò mentre agitava le mani casualmente, faceno piovere miteriose polveri sui demoni, che parevano non gradire e permettevano agli Armati di aggirare la loro guardia. "Helemia!"

"È il tuo Filo Mentale" ribatté la voce di Helemia. Non era l'unica a parlare, ma la sua era la voce più forte." Noi Fate possiamo comunicare telepaticamente. Ti ci vorrà un po' per abituarti, può essere seccante. Lo controllerai prima o poi e chiuderai noi tutte fuori."

Cecily roteò su se stessa. "Come mai sento così bene la tua voce?"

"Perché io voglio parlarti. È una cosa complicata, la magia che unisce noi fate quando decidiamo di usare i nostri Poteri"

-Cecy!- la Fata si voltò di scatto e crollò a terra, colpita dall'ala di uno dei caduti, che stava agitando la spada contro Alex. Si rialzò dolorante, con Alexia che la scrutava ansiosa.

-Sto bene- disse. "Helemia. Stiamo perdendo"

Helemia non rispose. Cecily sospirò, raddrizzandosi, pronta allo scontro.

Sapeva che la magia delle Fate era qualcosa di troppo antico da tenere a bada e cercò solo di ignorare le decine di voci che si affannavano nella sua testa. Alexia continuava a fissarla e la donna fece per dire che Helemia le stava parlando, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Fuori, nel prato innevato, si era aperto uno squarcio nero che oscurava la vista della città. E una marea di cavalli si stava riversando dalle tenebre, con una figura esile in testa. La guardò bene.

Helemia, la Fata che aveva sempre fatto il possibile per mantenere la pace, brandiva una spada e la agitava in direzione della Casa, seguita da un vero esercito.


ANGOLO DELL'AUTORE.

Le Fate sono arrivate! Questo significa che esiste ancora una speranza di vincere? Vedremo cosa decideranno Helemia ed Antony. Scusate per il ritardo, ma ho avuto un impegno scolastico molto matematico.


EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora