Capitolo 23.- La storia dell'Angelo

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La direttrice dell'Orfanotrofio lo fissò, con le labbra che tremavano, l'aria spaventata. La Tutrice di Parigi, una donna alta con i capelli candidi mosse un passo avanti.

-L'ho fatta chiamare io.- spiegò con un cenno scortese alla donna.- Volevo capire come è stato possibile scambiare un Angelo con un Demone.

-Non fu il padre a portarmi il bambino!- protestò la donna con voce esile. Era diversa da come Jamie la ricordava: molto meno inquietante, più distrutta e addolorata. Poteva ancora sentire quella stessa tremula voce mentre gli diceva che era un Demone, che doveva stare lontano da tutti, che era incapace di amare...era colpa sua, pensò con una punta di amarezza, se aveva perso così tanto tempo, se si era affannato ad allontanare Beth. Se l'aveva quasi persa per sempre.

-E cosa accadde?- chiese Natasha in tono gentile, che tradiva solo una leggera curiosità.- Vedo il pentimento nella tua anima, donna. Vedo il dolore. Vedo quanto stai male. Cosa ti fa soffrire?

Lei scoppiò in lacrime, singhiozzando in modo convulso. Era solo una vecchia rattrappita da una vita di dolore, si disse l'Armato; l'unico vero colpevole della sua infelicità, era egli stesso. Jamie cercò di rilassarsi e sentì la tensione scivolare via dalle spalle. Benedette era solo una donna come tante, che aveva fatto una scelta sbagliata.

-Mi dispiace così tanto.- disse finalmente.- Davvero. Ma non credevo che Jamie fosse un Angelo. Credevo davvero che fosse figlio di un Demone.- tirò su col naso.- Mi dispiace così tanto per la vita a cui l'ho costretto. L'ho obbligato sempre ad isolarsi, gli ho fatto credere che non potesse amare...mi dispiace!

-Non importa.- disse Jamie con l'amaro in bocca.- Dimmi la verità, per favore. Ho bisogno di sapere.

Antony fece un cenno secco a Natasha che scrollò le ali. Una sedia si alzò in volo e atterrò davanti a Benedette, che vi si lasciò cadere esausta, il viso arrossato. Si asciugò la fronte con un fazzoletto e prese un profondo respiro.

-Era un giorno molto freddo di fine febbraio.- cominciò guardando i Tutori che la circondavano con espressione spaventata, come se non fosse abituata al contatto diretto con Armati così importanti.- Arrivò una donna. Non era la prima e non fu l'ultima che portava da me un bambino nato con dei... doni. Il figlio era sereno, dormiva, era bellissimo. Ma lei era a pezzi. Piangeva. Mi disse che il padre del bambino era un Altro. A quei tempi, quella parola indicava Angeli e Demoni, ma non c'erano Angeli caduti da secoli, da anni...e io pensai ad un Demone. Oh, Jem...-sospirò, asciugandosi le lacrime.- Tua madre disse solo queste parole. "Suo padre era un Altro, è morto, lui è mio figlio, Jamie, prendetevene cura." Morì sul portone, debilitata e assiderata.Ti avrei dovuto uccidere...eri un Contaminato... Lo sapevo, conoscevo il mio dovere. Conoscevo la legge e tu eri figlio di un Demone. Ma non lo feci.- lo guardò con espressione triste.- Quei tuoi occhi...erano così luminosi. Così belli. Quando mi guardasti sentii una pace mai provata prima e quell'accecante luce che sembrava brillare in te... Nessun demone ha occhi simili, pensai. E così feci seppellire tua madre, non indagai oltre su tuo padre. Ti diedi una falsa identità, per proteggerti, registrandoti come il figlio di un Armato e di un'Umana, Charlotte...feci finta che tutto fosse normale.

Jamie chiuse gli occhi.-E poi?

-Poi crescesti. Eri sempre tra i bambini, io non sapevo nulla di tuo padre. E se ti fossi rivelato violento? Non potevo fare nulla. Così ti dissi la verità, o almeno, quella che credevo essere la verità, ti parlai di tuo padre e del fatto che tu eri un Contaminato, un mezzo demone, che non...saresti mai stato come gli altri .Quando quell'Armato arrivò all'Orfanotrofio e ti riconobbe per quello che eri...credetti che volesse ucciderti e fui sollevata.- allungò una mano, cercando di sfiorare quella del ragazzo, ma lui si ritrasse.- Eppure lui mi disse che voleva solo portarti via, in una Casa. Che era certo saresti stato un grande Armato. Aveva ragione, Jamie. Sono felice che non ti abbia ucciso.

Jamei buttò indietro il capo e lasciò che le ali si spiegassero, sbattendole dolcemente e piegandole attorno alle spalle -Anche io lo sono, ora.

Natasha posò la mano sulla spalla di Benedette.-Dici che Ariel, sua madre, raccontò che il marito morì. Non ti disse come?

-Non lo chiesi.- spiegò disperata la donna, accecata dalla luce di Jamie, combattuta tra il desiderio di guardare il ragazzo a cui aveva rovinato la vita e dimenticarlo per sempre .- Morto perché ucciso, morto in uno scontro con Dio o con il Diavolo, tornato da dove era venuto...Che differenza faceva?

-Per me sarebbe stato diverso.- sussurrò Jamie, ma nessuno lo sentì.

Natasha sospirò.- La storia dice che Dio lo uccise perchè era felice durante l'esilio. Forse è vero, forse lui odia anche chi ama, questo non ci è dato saperlo.- si raddrizzò.-Ora però dobbiamo decidere.- si alzò e passò uno sguardo altero attorno.- Ebbene? Cosa intendete fare? Lascerete che questa anima decida oppure la obbligherete a fare ciò che volete?


ANGOLO DELL'AUTORE.

Cosa pensate di Benedette? Ha rovinato la vita a Jamie, ma lo ha protetto...cosa mi dite della storia di questo ragazzo? Credete che gli sarà permesso restare?


EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora