Capitolo 18.- Regina di Edom

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Jamie si appiattì contro il muro, restando in ascolto. Pareva che tutte le guardie fossero accorse verso la causa del rumore in strada, che il ragazzo immaginava fosse da imputare alle Fate. Nel corridoio regnava il silenzio e le tenebre erano rischiarate da luci blu debolissime, forse volte ad aiutare la vista degli Schiavi Umani. Si sentiva strano, elettrico, come se il suo corpo sentisse la vicinanza di Beth e reagisse di conseguenza. Mosse con cautela qualche passo verso l'angolo, sfoderando entrambe le spade. Sbirciò da oltre il bordo del muro ed imprecò. Il corridoio proseguiva verso destra e terminava con un bivio. Due Khose alti e scheletrici erano immobili alla biforcazione, con degli Herase tra le mani. Jamie si ritrasse e tornò indietro, deciso a trovare le scale che gli erano state indicate. Passò davanti ad una stanza completamente vuota, dove immaginò fossero riunite le guardie fino a poco prima.

Il corridoio da quella parte terminava bruscamente con una porta di legno, davanti cui era ferma, impassibile, una guardia. Era un demone Neko che si stava grattando pigramente le orecchie appuntite con una zampa artigliata. Jamie procedette con cautela, trattenendo il fiato, restando nell'ombra e nascondendosi nelle nicchie del corridoio; all'ultimo fece uno scatto e spiccò un balzo, trapassando il cuore del Neko con un movimento rapido e preciso. Lui si accasciò a terra e l'Armato lo spinse con cautela di lato, le spade pronte in mano, aggirando il corpo riverso in un lago di sangue nerastro. Si trovò in un luogo buio, gelido. Non si era accorto di quanto caldo fosse il palazzo, ma ora che era in quel luogo freddo si rese conto che era coperto di sudore. E non solo: mentre nel corridoio c'erano alcune lampade bluastre che lo aiutavano, qui era avvolto dall'oscurità. Non poteva muoversi in quelle condizioni. Sentiva il sudore gelarglisi addosso. Mosse un passo cauto. Il pavimento cigolò sotto il suo peso: non aveva nessuna torcia con sé. Tornò nel corridoio, ancora vuoto, e staccò una delle lampade blu dal sostegno. Pensò a Beth da bambina, avvolta da quelle tenebre innaturali e represse un brivido di terrore. Si addentrò di nuovo nell'oscurità.

Era su un pianerottolo di legno dall'aria instabile non in una stanza come aveva pensato. E davanti a lui c'erano delle scale; si affacciò cautamente e vide un pozzo nero, senza nessuna fonte luminosa che indicasse una fine, senza barriere ad impedire di cadere. Un passo falso e sarebbe andato incontro a morte certa. Poteva benissimo essere la discesa verso l'Inferno, quella. Iniziò a scendere con cautela le scale di pietra, le orecchie tese ad ascoltare ogni suono che non fosse il suo respiro concitato. Proseguì lentamente per rampe infinite, che si avvolgevano in ampi cerchi. Ad ogni gradino faceva più freddo e Jamie iniziò a rabbrividire sempre più di frequente, chiedendosi come potesse un essere umano, anche uno forte quanto la sua Beth sopravvivere là sotto. Alla fine approdò in un corridoio di pietra levigata. Non c'erano lampade, solo lisce pareti grigie che emanavo un gelo insostenibile. Avanzò, il fiato che si condensava in nuvolette bianche, rabbrividendo. Sul muro comparve una porta di ferro. Col cuore in gola la spinse. Chiusa. Posò l'orecchio ed ascoltò. Niente. Sbirciò attraverso una finestrella e scorse la luce di una candela e un letto...Forse era la camera del guardiano di Beth. Ripensò ai due Demoni che l'avevano attaccata fuori dalla Casa mesi prima e si guardò attorno, teso.

Proseguì. Si chiese quanto fosse in profondità, quando sotto Edom potesse sorgere quella prigione. Poi incontrò un'altra porta. La spinse e questa cigolò e si aprì. Mosse un passo, illuminando l'interno con la lampada. Era stranamente piccola, tonda, quasi accogliente rispetto al resto del Palazzo. Le pareti erano coperte da specchi e in un angolo c'era un tavolino coperto da stoffe e fili, forbici e metri a nastro abbandonati, insieme a quella che sembrava seta. Jamie entrò, tenendo la lampada davanti a sé. La luce illuminò un manichino, del tipo che avrebbe potuto usare una sarta, completo di testa, posto esattamente al centro della saletta, in modo che fosse riflesso ovunque, da ogni possibile angolazione. Vi era appeso un abito nero, di una stoffa lucida, liscia, compatta e leggera. Era lungo, con una specie di strascico ornato da strane gemme blu e una sottile catena di ferro lungo i bordi. Jamie lo sfiorò, provando un brivido per il contatto con quella stoffa fredda e fissò la corona di argento a cui era stato applicato un lungo velo di pizzo nero, posato sulla testa del manichino, i cui occhi senza viti lo guardavano. Si guardò intorno. Gli specchi gli rimandarono sue infinite copie, tutte pallide e tirate, fermo davanti a quel manichino. Quello era un abito da sposa. L'abito da sposa di Beth, completo di velo e corona per colei che sarebbe stata obbligata a diventare Regina di Edom al fianco di Epoh, distruggendo il mondo con lui.

L'Armato indietreggiò e si chiuse la porta alle spalle.






ANGOLO DELL'AUTORE.

Beth è davvero destinata a sposarsi con Epoh e diventare regina dell'inferno del demone? Jamie la salverà in tempo? La troverà? Secondo voi, staranno mai insieme? Possono due anime spezzate trovarsi e volersi...ma mai tenersi?

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora