Capitolo 15.-Helemia

669 41 1
                                    

Fu come essere immersi in un lago gelato. Da bambino una volta era caduto per errore nella fontana davanti alla scalinata dell'orfanotrofio a Parigi e aveva sentito il gelo dell'acqua penetrargli fin dentro le ossa. Quella sensazione era molto simile, ma mille volte più vivida. A Jamie si mozzò il respiro: era un'esperienza tutt'altro che piacevole ed iniziava a capire perché pochi Armati usassero quel metodo per muoversi, anche se non era vietato. Sentiva i polmoni compressi, gli pareva di stare per soffocare, non riusciva a muoversi...E poi si trovò carponi su un pavimento di pietra lavica, scuro e liscio. Ansimò nel tentativo di riprendere fiato e chiuse gli occhi, appoggiando la fronte a terra. Ripensò  allo sguardo di sorpresa negli occhi verdi di Cecily quando aveva visto la sua anima. Doveva essere uno spettacolo disgustoso, un ombra nera e piena di squarci purpurei.

-Chi sei?- chiese una voce decisa e perentoria.

Il ragazzo alzò lo sguardo di scatto e sfoderò la spada così velocemente che il suo interlocutore riuscì solo a fare un passo indietro. Era una donna, una Fata, con un velo che le copriva il capo e lunghi capelli che parevano azzurri a circondare un viso ovale, raffinato, bello ed elegante. Le sue ali tremule avevano il medesimo colore intenso di un cielo terso durante novembre e sbattevano agitate. Lo stava fissando come se vedesse un fantasma, gli occhi grigio verdi fissi su qualcosa che solo lei pareva scorgere, sulla sua anima. Alle sue spalle si erano ammassate altre decine di figure che sbattevano nervosamente le ali di ogni colore, alcune sottili come garze, altre spesse e sgraziate. Alcune lo indicavano con aria sorpresa e un mormorio come un vento leggero percuoteva la sala.

-Sono un Armato-disse seccamente Jamie. Odiava che le Fate stessero guardando la sua anima in quel modo morboso: si sentiva sporco.- Devo parlare con Helemia.

Il mormorio si spense. La donna che aveva parlato strinse gli occhi. Aveva lo sguardo affilato, ma c'era una certa gentilezza nella sua voce quando parlò, fissandolo in viso. Era molto alta e molto snella, con mani magre e una quantità di sottili braccialetti ai polsi, che tintinnavano.

-La nostra Signora non ama essere importunata. Come sei arrivato in questa sala? Hai usato un Legame? Ci hai interrotte in un momento di studio.

Il ragazzo scorse una serie di panche e di tavoli ammassati dall'altro lato della sala e dedusse che doveva essere finito in biblioteca. Rinfoderò la spada, a disagio e cercò di ricomporsi: le Fate erano essenziali per la riuscita del loro piano e tutto dipendeva da lui, da come sarebbe riuscito a convincerle.

-Chiedo scusa. Ho usato un Legame per arrivare qui, come avete intuito. È successo un...disastro.

La donna inclinò il capo.- La tua anima mi incuriosisce, ragazzo.

Jamie si sentì gelare.- Non voglio essere giudicato per la mia anima, così come voi non volete essere giudicate per le vostre ali.

La donna sorrise. Alle sue spalle altre Fate la imitarono con scarso entusiasmo.

-Capisco. Chi era tuo padre?

-Questi non sono affari tuoi!- disse lui seccamente, odiandola.

La donna aprì la bocca per ribattere, stizzita.

-Basta così Natasha- disse una voce melodiosa. Le Fate si scostarono, aprendosi come il mar Rosso: una figura stava risalendo lentamente la stanza, le ali di un candore assoluto che tintinnavano dolcemente, percorse da venature rosa e perla.- Lascia stare il ragazzo.

-Ma Signora...-cercò di protestare la Fata dai capelli azzurri, avvampando.- Lui è un...

-Non desidera parlare della sua condizione.-disse in tono definitivo la donna. Jamie la guardò ancora stordito per il brusco risveglio. Era bella e senza tempo come le Fate sapevano essere, ma c'era qualcosa di diverso in lei, una profonda tristezza che gli ricordò i quadri di alcuni pittori italiani. Portava un abito candido, sistemato con abilità in mille panneggi sopra le spalle strette ed aveva i piedi scalzi. I capelli erano della stessa tonalità chiara delle foglie in autunno, ricci come quelli di Marie e si muovevano anche se nella stanza non c'era un filo d'aria. I suoi enormi occhi viola scuro si posarono sul viso di Jamie con una sorta di riconoscimento. Sorrise fugace.

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora