Capitolo 22- La due sorelle(parte 2)

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La stanza di Beth si rivelò straordinariamente fredda. Regnava un'atmosfera da far invidia alla sala più gelida del palazzo più gelido del Cocito. Una volta Beth ci era andata, insieme ad Epoh, per assistere ad una riunione degli Inferi, ed era rimasta così sconvolta da quello che si decideva in quelle sale che aveva promesso a se stessa di non mettere mai più piede in quella dimensione demoniaca in particolare. Annette sedeva composta sul bordo del letto-che definì "assolutamente troppo comodo"-mentre Beth, con un vago senso di nausea, le stava davanti, appollaiata sul davanzale, che era stato eletto da tempo a sedia prediletta.

Fuori la luce pomeridiana stava diminuendo, segno evidente che la sera stava calando rapidamente. Ma, nonostante la fretta che pareva provare, lei non si decideva a parlare, a dire cosa voleva o anche solo a dare segni di vita. Stava seduta con la schiena rigida, gli occhi che vagavano per la stanza, memorizzando forse la disposizione della polvere, visto che non c'era nulla da vedere.

-Allora-disse Beth quando il silenzio iniziò a gravarle sulle spalle con un peso fisico.-C'è qualcosa che posso fare per te?

La donna non la guardò.-Quanto ricordi di Londra?

Beth sbattè le palpebre e iniziò a guardare i grattacieli fuori dalla finestra. Non si era aspettata quella domanda.-Poco-ammise.-So che mamma dipingeva. Che papà suonava. Che tu eri la figlia perfetta e io la piccola peste che evocava demoni in spiaggia alla luce del sole.

-Non è esattamente un Demone, la cosa che evocasti quel giorno. Era più un Semidemone minore...

-Annette. Per favore. Ho passato abbastanza tempo tra i Demoni per sapere il nome di quella creatura. Che è Heremia, fra parentesi. Un pessimo giocatore di scacchi. Perdeva e divorava il vincitore.-disse annoiata.Sulla strada alcuni Umani stavano lanciandosi palle di neve e sembravano godere un mondo di quel piccolo divertimento. Si rincorrevano, le braccia alzate per difendersi dai colpi dei nemici. Cigolio di molle.-Ricordi i loro visi?

Beth provò una stretta al cuore. Anche se ricordava la sorella e alcuni dettagli della sua casa, del suo passato i volti dei genitori, tanto amati e tanto odiati allo stesso tempo, erano solo fantasmi sfocati, leggeri cicatrici perlacee perse nel tempo. Scosse il capo bruscamente.-Tu sì?

-Li ho visti per molto più tempo di te, Ellie.-sussurrò Annette e nel suo tono era apparsa una note di dolore, lieve e appena percettibile, ma comunque scandalizzante per una Guardiana dell'Eremo.-Molti anni. Li ho visti invecchiare e curvarsi su loro stessi, divorati dal rimorso. Per quello che hanno fatto a te, per quello che hanno fatto a me.

-Il che non mi fa certo piacere-sbottò la ragazza. Si voltò tremante. La sorella la fissava con i luminosi occhi di cristallo, che una volta erano grigi come il cielo oltre i vetri. Come quelli di loro padre. Si era alzata e la osservava con aria quasi umana.-Non volevo te ne facesse. Ma sappi che sono morti lo scorso inverno, di dolore, credo, per ciò che hanno fatto a te...E a me. Non mi hanno venduto alle Fate, ma mi hanno lo stesso trattata come un mostro.- abbassò appena il capo.- E ti ringrazio per quello che hai fatto, sorella mia. Mi hai salvato la vita.

Lei distolse lo sguardo con un nodo al petto. Non si aspettava che Annette l'avrebbe ringraziata per...

-Non ricordo quasi che faccia avessero. Ero troppo piccola.- mormorò Beth in un soffio. Sapeva che Annette voleva dire qualcos'altro riguardo alla decisione di inviarla all'Eremo, ma lei non voleva che lo dicesse ad alta voce. Le faceva troppo male. Troppo male sapere che loro due una volta erano state sorelle, inseparabili, si erano amate. Ed ora erano due mostri, una accecata dalla luce, una resa cieca dalle tenebre.  Fruscii. Beth si voltò appena e vide che la sorella teneva qualcosa tra le mani e la faceva girare tra le lunghe dita fredde, senza guardare la giovane ragazza.

-Sono qui per chiederti di venire con me all'Eremo. Non come Madre, o come Guardiana. Come sorella.

La ragazza piegò le gambe e rimase in silenzio. Sorella. Era un concetto molto astratto, troppo, per due persone che si erano separate dieci anni prima. Sorella. Cosa era, una sorella? C'era solo un legame di sangue tra loro, ma cosa avevano da spartire una ragazza cresciuta dai Demoni con una perfetta Guardiana dell'Eremo? La poteva aver detto grazie, ma loro due non erano altro che estranee e la cosa la faceva soffrire. 

-I nostri genitori-continuò con un dolce mormorio Annette.-Erano solo Umani. Umani che hanno scoperto di aver avuto un pesante fardello di cui occuparsi. Due figlie con poteri che andavano oltre la loro comprensione. Loro hanno fatto molti sbagli, Ellie e ne hanno anche pagato caro il prezzo. Sono morti soli, divorati dai rimorsi e disperati. E ora sono anche loro all'Inferno, sorellina. Ma hanno anche fatto tanto di bene. Li ricordi? Ricordi le canzoni che ci suonava mamma? I quadri? I giochi che si inventava papà? Ricordi quanto eravamo felici noi quattro insieme?

Beth chiuse gli occhi. Ricordava eccome. Ricordava tutto. Solo echi sfocati che parlavano di amore e dedizione, ma c'era qualche sentimento forte che li legava. Anche se non riusciva a capire cosa fosse esattamente.

-Loro non avrebbero voluto questo per te.-incalzò ancora Annette, gli occhi ardenti, ma la voce sempre atona.-Loro vorrebbero saperti al sicuro. Lontano dai Demoni. In un luogo in cui puoi meditare e trovare col tempo la forza di perdonare. L'Eremo, Ellie, ti insegnerà questo. A controllare il tuo dolore. Non ti piacerebbe? Non doverti più preoccupare di altro che della pace.

Era allettante. Niente più dolore. Niente più rimpianti. Niente ricordi. Solo un vuoto nebuloso da riempire con i vaghi fantasmi della sua infanzia più dolce. Ma non sarebbe scomparso solo il dolore. Le Guardiane dell'Eremo non dovevano esternare nessuna emozione e si sperava che arrivassero a non provarne. Non provare più rabbia o delusione o paura. Non provare più affetto o divertimento o amore. Essere solo dei gusci vuoti. Secondo alcuni libri, le Guardiane più anziane arrivavano a non ricordare cosa volessero dire determinati stati d'animo, dopo anni che non li provavano. Era una vita così vuota e solitaria. Beth ripensò alla risata leggera di Matthew e alla gioia che aveva provato quando Jamie l'aveva sollevata, sul ghiaccio sottile del lago...non voleva rinunciare a quella vita che stava cercando faticosamente di costruire su cenere e macerie.

-No-disse con voce tremante.-Annie, tu mi chiedi di rinunciare alla mia esistenza.

-Nel nome del bene-ribatté Annette con una cenno brusco.-Nel nome di tutto ciò che di giusto c'è al mondo. La tua presenza in questa Casa mette in pericolo gli Armati stessi Ellie.- Lei rimase in silenzio.- Voglio solo darti quello che tu hai dato a me quando hai fatto quello che hai fatto, sorellina.- pausa.- La pace.

Beth rimase zitta, persa nei suoi pensieri. Non provare altro che pace. Non poteva essere così male.

-Ora devo andare-annunciò con voce piatta la donna.-Fammi sapere quale sarà la tua decisione.

Uscì dalla stanza senza un suono e Beth rimase immobile a lungo, svuotata, pensando solo ai visi sfumati dei genitori, alla risata di sua madre. Solo qualche ora dopo si rese conto che Annette le aveva lasciato qualcosa. L'oggetto che aveva spiegazzato nervosamente tra le dita era posato sul letto immacolato, e la attirava con la forza di una calamita. Era tutto quello che restava della sua famiglia.

ANGOLO DELL'AUTORE

Cosa avrà fatto Beth per Annette? Quale è l'oggetto che la Madre le ha lasciato? Beth sceglierà di restare tra gli Armati, oppure andrà all'Eremo? Non ve lo dico pinguini. u.u

EPOH- Tu sei miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora