L'Illusione di un padre

Capitolo 3

Ricordo a malapena di quel periodo trascorso.
Potrà sembrare ingiusta tale affermazione, ma i giorni prima del suo ricovero furono senz'altro i più belli per me.
Per la prima volta nella mia vita mia madre era finalmente tutta per me.
Non pensava al lavoro, alla casa, alle spese, alle pulizie domestiche; non pensava a niente e a nessuno.
Pensava solo a noi, alle sue adorate figlie e a quella malattia che lentamente, giorno dopo giorno, la stava distruggendo.
Brevi momenti felici, non più ripetibili.
Distesa sul letto ed io sopra di lei, inconsapevole delle sue sofferenze, giocavamo di tutti quei giochi infantili che di solito una mamma e un figlio normalmente fanno.
Ma poiché lei tornava sempre tardi dal lavoro, non aveva mai il tempo per dedicarsi a noi, per divertirsi con noi.
Quando era a casa aveva altre cose da sbrigare e occuparsi.
Soffriva di questa mancanza, della quale ne era consapevole, e piangeva.
Piangeva perché percepiva la mia freddezza nei suoi confronti.
Da parte mia mai un bacio, una carezza o un abbraccio.
Aveva in un certo senso capito, e con dolore e rassegnazione accettato, tale situazione.
Il suo ruolo di madre era stato completamente sostituito dalla figura imponente di nonna Lucia.
Era lei che amavo veramente.
Infatti quando mia madre veniva a prendermi a scuola, e questo capitava molto di rado, notava che la maggior parte dei bambini andavano incontro alle loro mamme con grande entusiasmo, impazienti di poter raccontare ogni momento trascorso in classe, tra libri, maestri e compagni.
Invece io me ne restavo lì, solitaria, tranquilla e senza nulla da dire.
A causa di questo atteggiamento inconsueto di comportarmi, mia madre era quindi quasi certa che la persona più importante per me non era lei, ma era per l'appunto sua madre, la mia dolce e cara nonna Lucia.