Capitolo 86

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Ma di ciascun viaggio o tragitto intrapreso, in certa e dubbia è ogni supposta destinazione.
È troppo facile e fattibile imbattersi, cadere, smarrirsi tra le composite e sinuose tortuosità di percorsi imprecisati e totalmente sconosciuti.
Era proprio questo non conoscere, la mia consapevolezza di non sapere, che più di ogni altra cosa mi rendeva nervosa.
A parte Agata, naturalmente.
Era l'ignoto, l'imprevedibile, l'immenso, l'inaspettabile, l'immaginabile.
Era tutto questo che mi spaventava.
Cosa accadrà?
Cosa avverrà?
Ci sarà un dopo?
Cosa c'è oltre, al di sopra, al di là di ogni vago e smisurato confine?
Esisteva forse un fine per tutte le cose?
O sussisteva piuttosto un diverso e tutt'altro principio?
Quanti quesiti.
Quante domande.
Sinceramente non erano esattamente questi i miei problemi veri ed esistenziali.
I miei pensieri, obiettivamente, andavano ben oltre e al di là di ogni precisa logica e razionalità.
In realtà tutti i miei timori e le mie preoccupazioni si concentravano sostanzialmente in futili filosofie semplici e banali.
Utopie elementari di una bambina non ancora adolescente.
Le prime cotte, i primi amori.
I primi spasimi, sospiri e batticuori.
Emozioni strane.
Sensazioni diverse.
Sentimenti distinti.
Stati d'animo inconsueti.
Peculiarità che non avevo mai vissuto ed avvertito prima, ma che cominciai gradatamente a conoscere e a scoprire durante i momenti più belli dei miei trascorsi passati.
Momenti unici, meravigliosi, straordinari.
Situazioni insolite e speciali.
Fenomeni indissolubili di memorie senza tempo.
Frammenti di ricordi in un registro mai archiviato.
Ricordi cari.
Ricordi lieti.
Dolci ricordi.
Talvolta vaghi, persi e confusi, tuttavia sempre certi e sinceri.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora