Capitolo 38

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Risiedevano tutti in notevoli ville.
Esse erano sistematicamente schierate una di fianco o di fronte all'altra.
Tutte insieme raccolte realizzavano armonicamente un ristretto villaggio stimolante.
Una limitata oasi di goduto piacere.
Ciascuna di esse era caratterizzata da distinte peculiarità, tali da renderle esclusivamente più straordinarie e impareggiabili di altre.
Statue solenni, emblema di un potere assoluto, erano ben collocate ai lati di imponenti cancellate.
Vivaci arboscelli e virgulti, alternati da fiorenti piantine, foggiavano in incantevoli spazi di giardini fioriti, ravvivati ancora di più da sfarzi gazebi.
Party, cocktail e ricevimenti vari, organizzati di frequente dai festosi proprietari, rallegravano le serate di famiglie aristocratiche: taluni snob, stravaganti, bizzarri, esuberanti, divertenti; altri pedanti, presuntuosi, irritanti, invadenti.
Nonostante l' ebbrezza e la grande gazzarra, che era solita crearsi come consuetudine durante quelle feste, io da tutto ciò mi estraniavo completamente.
Causa di un carattere perennemente timido e condizionato dalla persistente convinzione di non essere mai all'altezza di determinate situazioni.
In quelle occasioni, mi sentivo come un fragile passero sperduto e spaesato che lontano dal suo nido è vittima ambita di piccoli e grandi predatori.
Astuti e pericolosi, sono sempre pronti e predisposti ad aggredirti in qualsiasi momento.
Ed era proprio così che mi sentivo continuamente: una vittima ambita di dispetti e malignità.
In particolare da parte di mia cugina Marcella e di una cerchia fidata di alcuni suoi amici, residenti, come lei, in quel meraviglioso villaggio.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora