Capitolo 36

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Al contrario di sua sorella, Pamela era scura di capelli e carnagione.
Non amava giocare e divertirsi come gli altri bambini, ma preferiva trascorrere il suo tempo libero nello studio e nella lettura di libri, enciclopedie e almanacchi vari.
Diligente e giudiziosa nonostante l'età, per la sua intelligenza superiore alla media era considerata una bambina prodigio.
Vantandosi delle sue capacità senza dubbio ammirevoli, trattava me e sua sorella Marinella come esseri noiosi, fastidiosi e naturalmente inferiori a lei.
Proprio per i nostri caratteri assai differenti, durante tutto il periodo trascorso in colonia non c'eravamo mai rivolte parola.
Fatta eccezione di un episodio che per me fu alquanto spiacevole.
Era un fine settimana e come di consueto era consentito a tutti i parenti di far visita alle coloniali.
Vennero così a trovarci mio padre e i genitori delle mie cugine.
Zia Milena, mamma dolcissima e sempre presente, aveva comperato regali e fumetti da distribuire a me e alle sue figliolette.
La giornata si presentò allegra e serena fino al tardar della sera, cioè fin quando, ripartiti tutti i parenti, restammo un'altra volta sole.
Fu proprio allora che Pamela, volgendosi a me con aria del tutto spavalda, acidamente mi disse:
"Ridammi subito tutto quello che ti ha dato mia madre. Non sono tuoi, non li ha comperati per te. Tua madre, se ci fosse stata, li avrebbe presi per te. Quindi adesso, senza fare tante storie, mi consegni tutto!"
Finalmente, dopo tanto tempo, Pamela mi rivolse "ironicamente" parola.
Ma mi ferì così nel profondo che se da quel momento non m'avesse mai più parlato la cosa non m'avrebbe turbato più di tanto, anzi ne sarei stata certamente felice.
Storie come queste e come altre vissute, mi avevano ormai reso consapevole di quante sofferenze avrei patito per la mancanza di mia mamma.
Purtroppo sì sa, il male é sempre in agguato e pronto a colpire.
E di nuovo colpì, direttamente al mio cuore, l'estate successiva.

L'Illusione di un padreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora